GIULIA BONGHI | Per secoli andare a teatro ha significato consumare un rito culturale e politico, attorno al quale si sono costruite classi sociali e formate intere coscienze nazionali. Oggi rimane un modello per ogni altra pratica della cultura e dello spettacolo. Il teatro nasce davanti al pubblico e il modo in cui lo accoglie cambia la circolazione di energia sociale che lo spettacolo produce. Il pubblico del Rossini Opera Festival, eterogeneo per provenienza nazionale – Francia, Germania, Regno Unito, Benelux, Svizzera – e meno per età, è tendenzialmente appassionato ed entusiasta. Dal 1980 il ROF si tiene a Pesaro, annualmente ad agosto, ed ha contribuito alla rilettura filologica delle opere di Gioachino Rossini e alla cosiddetta Rossini renaissance, che ha riportato nel repertorio opere liriche per tanto tempo poco rappresentate o persino dimenticate.

Quest’anno in cartellone abbiamo visto Eduardo e Cristina, diretta da Jader Bignamini nella prima esecuzione moderna dell’edizione critica, Adelaide di Borgogna, diretta da Francesco Lanzillotta, e il riallestimento di Aureliano in Palmira, diretta da George Petrou.

Per cantare Rossini occorre una curata tecnica belcantistica e voci particolari: il soprano deve dominare passi di grande agilità e insieme avere tensione drammatica; il contralto, spesso incaricato dei ruoli maschili ereditati dal castrato, deve anch’esso unire la tecnica acrobatica a forza, autorità e resistenza; il tenore (o baritenore) deve fronteggiare le intenzioni dell’eroe amoroso e un canto iperbolico nelle fioriture; il basso (o basso-baritono) deve spaziare in difficili e ambigue tessiture, alternando il canto spiegato a quello d’agilità e di forza. Senza dimenticare il tenore contraltino, voce acuta, brillante, agile e acrobatica, capace di animare scale, arpeggi, quartine ascendenti e discendenti, roulades.

Eduardo e Cristina, Ph Amati Bacciardi

Si distinguono nel centone Eduardo e Cristina, prima delle tre opere in scena alla Vitrifrigo Arena, Daniela Barcellona, en travesti Eduardo, e Anastasia Bartoli, protagonista femminile. Stefano Poda firma regia, scene, costumi, luci e coreografie, configurando un’immagine complessiva in linea con il proprio stile. Senza luogo e senza tempo, la scenografia ricorda assieme delle catacombe e una gipsoteca. Sui lati, delle celle ospitano i calchi della Dafne del famoso gruppo scultoreo di Gian Lorenzo Bernini e del celebre nudo bronzeo di Auguste Rodin. Il fondale presenta un’enorme parete in gesso con riproduzioni rapsodiche di statue classiche – ricorda l’ufficio di Al Pacino nel film L’avvocato del diavolo -. Nel secondo atto la scena è dominata da grandi cubi che contengono le parti di una scultura che, una volta ricomposta nel finale, presenta due individui che si abbracciano. Si ricompone così questo mondo frammentato, simboleggiando l’appianamento dei contrasti tra padre e figlia e l’unione ritrovata dei due coniugi protagonisti. Sostanziale è la presenza del gruppo di performer che hanno la funzione di amplificare le emozioni. Esplicitano la tragedia interiore dei personaggi, anche interagendo con loro e talora accerchiandoli, come fossero pensieri e stati d’animo opprimenti. Un lavoro scenico che segue battuta per battuta l’andamento ritmo-melodico, un linguaggio fisico che concretizza quello astratto della musica. Poda utilizza pochi colori, spiccano il bianco e il nero. Viene utilizzato un girevole al centro della scena, invasa ad un certo punto da una serie di cubi vuoti sovrapposti che formano una sorta di gabbia nella quale si trovano intrappolati i protagonisti e dove gioca inconsapevole il loro figlio Gustavo. Sulle ultime note quest’ultimo si sdoppia: vestito di nero si rifugia tra le braccia dei genitori; vestito di bianco tra quelle di Re Carlo – interpretato dal tenore Enea Scala -, ma sulle ultime note gli sfugge e cade come morto, mitigando così il lieto fine dell’opera.

Aureliano in Palmira, Ph Amati Bacciardi

Daniela Schiavone è il regista collaboratore di Aureliano in Palmira, ripresa dell’allestimento del 2014 con la regia di Mario Martone. La città siriana, palcoscenico della vicenda della regina Zenobia – vinta, incatenata ed esibita come trofeo durante le celebrazioni per il trionfo di Aureliano, dopo gli scontri contro Roma intorno al 272 d.C. – è restituita da Sergio Tramonti attraverso una scena unica costituita da elementi poveri. Una serie di velari mobili, che ricordano fogli di papiro, crea un’ambientazione labirintica che si svuota progressivamente durante l’opera. Il libretto di Felice Romani, che trae spunto da quello di Gaetano Sertor, Zenobia di Palmira, presenta una drammaturgia complessa e ripetitiva. Un’invenzione tutta del librettista è la situazione aulica del secondo atto, che vede Arsace – Raffaella Lupinacci – aggirarsi solitario tra pastori e pastorelle. Presenti in questo allestimento sono due capre, lasciate libere di aggirarsi per il palco. I costumi di Ursula Patzak rimandano al passato in cui si svolge l’azione, illuminata da Pasquale Mari. Tra le vesti siriane della corte di Zenobia – Sara Blanch – e quelle romane del seguito di Aureliano – Alexey Tatarintsev – risaltano il clavicembalo e il Maestro collaboratore in abito contemporaneo, una bravissima Hana Lee che partecipa eccezionalmente all’azione scenica. In definitiva l’allestimento, diffusamente convenzionale, appare in una forma semiscenica, conclusa dalle didascalie che contraddicono il finale dell’opera, ovvero il giuramento di Zenobia e Arsace di fedeltà all’Impero Romano, con la conseguente glorificazione dell’Occidente e umiliazione dell’Oriente.

Adelaide di Borgogna, Ph Amati Bacciardi

In ultimo Adelaide di Borgogna è messa in scena in forma metateatrale. La finzione scenica del regista Arnaud Bernard – con le scene di Alessandro Camera – rimanda al mondo del teatro lirico durante le prove, proprio all’interno del Rossini Opera Festival, con i tecnici che spostano scenografia, attrezzeria e luci, il Maestro del coro, Giovanni Farina, e il Maestro collaboratore, Michele D’Elia, in palco. La vita privata degli interpreti emerge in primo piano rispetto all’opera, che diventa il pretesto per mettere in evidenza le dinamiche e le tensioni personali. Così Olga Peretyatko e René Barbera, rispettivamente la primadonna che interpreta Adelaide e il tenore infedele nei panni di Adelberto, litigano per tradimento e gelosia. Varduhi Abrahamyan, emozionante voce di Ottone, sarà nuova amante della soprano. Maria Carla Ricotti cura i costumi contemporanei vagamente stereotipati. Per descrivere il momento delle prove vi sono anche costumi di scena incompleti, movimenti esagerati, errori e ritardi, in un mondo articolato e in continuo movimento, in cui le luci di Fiammetta Baldiserri giocano intelligentemente in questo spazio multiforme. Il quotidiano, tra bisticci amorosi, disguidi ed equivoci, prende il posto del tragico e del drammatico. Il ‘Dramma per musica’ Adelaide di Borgogna, definita anche, e non a caso, ‘Azione eroica per musica’ nel frontespizio del libretto della ripresa padovana del 1822, per questa volta è stato revocato.

Mettere in scena un’opera lirica, dal punto di vista registico, può significare innanzitutto dover raccontare una storia già scritta e messa in musica; dire altro, trovando un sottotesto, un messaggio, o persino una morale; tradurre tutto questo in una forma. Nel teatro funziona così, la differenza fondamentale è che in quello lirico si utilizza come copione una partitura. Chi scrive puntualizza e banalizza questo concetto per arrivare a porre una domanda: quanto dialogo c’è tra le forme del teatro contemporaneo e il teatro d’opera? L’argomento è ampio e articolato, ma condivido la questione a fronte di un Festival famoso per la propria forza propulsiva e temerarietà, che temo possa adagiarsi su una direzione artistica e culturale generica. I titoli in cartellone sono abbastanza inusitati, ma senza un apporto significativo da parte degli allestimenti. In ogni caso anche quest’anno l’orchestra, le compagnie di canto e i cori hanno mantenuto un livello eccellente e le opere hanno dato nuovamente prova di quanto possano rappresentare uno strumento linguistico di impareggiabile rilevanza espressiva, aprendo straordinarie occasioni di comunicazione.

Rossini Opera Festival

EDUARDO E CRISTINA 

Dramma in musica in due atti di T.S.B.
Musica di Gioachino Rossini
Edizione critica della Fondazione Rossini, in collaborazione con Casa Ricordi, a cura di Andrea Malnati e Alice Tavilla.
Carlo Enea Scala
Cristina Anastasia Bartoli
Eduardo Daniela Barcellona
Giacomo Grigory Shkarupa
Atlei Matteo Roma
Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai
Direttore Jader Bignamini
Coro del Teatro Ventidio Basso
Maestro del Coro Giovanni Farina
Regia, Scene, Costumi, Luci e Coreografie Stefano Poda
Regista collaboratore Paolo Giani

AURELIANO IN PALMIRA

Dramma serio per musica in due atti di Giuseppe Felice Romani
Musica di Gioachino Rossini
Edizione critica della Fondazione Rossini, in collaborazione con Casa Ricordi, a cura di Daniele Carnini e Will Crutchfield
Aureliano Alexey Tatarintsev
Zenobia Sara Blanch
Arsace Raffaella Lupinacci
Publia Marta Pluda
Oraspe Sunnyboy Dladla
Licinio Davide Giangregorio
Gran Sacerdote Alessandro Abis
Un Pastore Elcin Adil
Orchestra sinfonica G. Rossini
Direttore George Petrou
Coro del Teatro della Fortuna
Maestro del Coro Mirca Rosciani
Regia Mario Martone
Scene Sergio Tramonti
Costumi Ursula Patzak
Luci Pasquale Mari
Regista collaboratore Daniela Schiavone

ADELAIDE DI BORGOGNA

Dramma per musica in due atti di Giovanni Schmidt
Musica di Gioachino Rossini
Edizione critica della Fondazione Rossini, in collaborazione con Casa Ricordi, a cura di Gabriele Gravagna e Alberto Zedda
Ottone Varduhi Abrahamyan
Adelaide Olga Peretyatko
Berengario Riccardo Fassi
Adelberto René Barbera
Eurice Paola Leoci
Iroldo Valery Makarov
Ernesto Antonio Mandrillo
Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai
Direttore Francesco Lanzillotta
Coro del Teatro Ventidio Basso
Maestro del Coro Giovanni Farina
Regia Arnaud Bernard
Scene Alessandro Camera
Costumi Maria Carla Ricotti
Luci Fiammetta Baldiserri
Regista collaboratore Angela Kleopatra Saroglou

Pesaro, Vitrifrigo Arena, 11-23 agosto 2023