ELENA SCOLARI | Gli argomenti aleggiano nell’aria, ci sono temi su cui – anche a seconda di ciò che avviene nel mondo – si concentra l’attenzione di chi fa teatro. È il caso della guerra, inaspettatamente ripiombata anche vicino a noi dal febbraio 2022 in seguito all’invasione russa dell’Ucraina e ora con il terribile conflitto in Israele. E così succede che una delle tante serate teatrali nell’ambito del MilanOff Fringe Festival ospiti proprio due spettacoli che parlano di guerra e per giunta della stessa guerra: la Prima Guerra Mondiale.
A Isolacasateatro, uno spazio sede dell’Associazione omonima al primo piano di una tipica casa di ringhiera milanese con una bella terrazza sugli interni condominiali, vediamo Kobarid- Il silenzio degli ultimi di Matrice Teatro e Marta e Olmo di Mutamento Zona Castalia.

Kobarid è il nome sloveno di Caporetto, la città sull’Isonzo che vide la disfatta subìta dal Regio Esercito Italiano attaccato dalle forze congiunte tedesche e austro-ungariche nel 1917. Gioele Rossi, solo attore in scena, autore e co-regista insieme ad Alberto Camanni, interpreta un clown/soldato in trincea, muto, la faccia coperta di fango, indossa un soprabito che sta quasi in piedi da solo perché seccato dallo stesso fango. Nella lunga intro dello spettacolo si rapporta a una spettatrice con un atteggiamento di continuo stupore per ogni particolare – i capelli ricci, un nastro, le unghie laccate… – che ricorda quello di un indigeno che non ha mai visto gli specchietti. Mossette e sorrisi sono accompagnati da qualche verso, qualche sillaba inintelligibile, il soldato ha smarrito se stesso e la scioccante vita in prima linea gli ha tolto anche la lucidità.


L’intento di dare vita a una figura sognante, ingenua, che cerca di sopravvivere estraniandosi dall’orrore che gli sta intorno è chiaro, non è la credibilità il punto giacché è legittimo che la rappresentazione umana di uno stato d’animo, in teatro, porti alla costruzione di un personaggio-simbolo, un concentrato ideale dai tratti financo fiabeschi, il punto è piuttosto l’enfasi formale con cui Rossi occupa la scena, le smorfie insistite, gli occhi sbarrati e i versi un po’ animaleschi rendono il povero soldato un ibrido indeciso tra la parodia grottesca e lo spirito del clown malinconico.
In Kobarid ci sono alcune idee che, se meglio ordinate, potrebbero costituire dei momenti suggestivi (e in questo va detto che sarebbe indispensabile un fondale nero, una stanza di pareti bianche non giova quasi mai), per esempio i fantocci incappottati che Rossi estrae da un baule, accatastandoli in un mucchio a lato della scena, sono un segno significativo, andrebbero però adagiati a terra con minor frenesia.
Nonostante non vengano dati elementi informativi si possono intuire alcune situazioni, a un certo punto però i suoni di quella lingua di fantasia diventano parole in inglese, perché?
Matrice Teatro è una compagnia giovanissima ed è quindi giusto che sperimenti, in Kobarid lo fa maneggiando una materia difficile, l’ambizione non impedisce però – in uno spettacolo senza testo – di accompagnare il pubblico lungo un filo drammaturgico che mantenga una logica, soprattutto se si vuole andare oltre un sentimento di tenera compassione.
Rossi ha indubbiamente un’espressività e una pratica di movimento in grado di cucire addosso al soldato clown un abito con caratteri più sfumati, la regia potrebbe scegliere di tratteggiare meglio il ruolo trascurando qualche virtuosismo di troppo e favorendo invece lo spessore complessivo della struttura.

Ancora in mezzo alla Grande Guerra ci troviamo con Marta e Olmo, siamo nel 1915, sui territori di confine tra Italia e Austria. Olmo è un ragazzino figlio di un’italiana e di un austriaco in cammino per raggiungere il padre, sulla sua strada incontra Marta, giovane “portatrice” che risale la montagna per portare viveri, armi, notizie, fino alle trincee. Marta è Amandine Delclos, convincente fin dalle prime battute, sicura, padroneggia il giusto tono in bilico tra dramma e una risoluta consapevolezza conquistata vedendo il disastro della guerra; Olmo, che nel racconto è più piccolo della ragazza, appare qui come un coetaneo ma Andrea Chiapasco sfrutta bene quel po’ di acerbità recitativa per dare fresca vivezza a un adolescente coraggioso ma che ha bisogno di essere instradato da chi ne sa più di lui.

Il testo del regista Giordano Vincenzo Amato (con la collaborazione di Eliana Cantone) scorre bene, soffre di qualche accento retorico ma suona equilibrato in un andamento ritmico che alterna momenti ispirati ad altri colorati dall’aspra voglia di vita che in due giovani non si spegne nemmeno quando si ha paura. Le luci di Nico Valliera incorniciano le figure scure dei due protagonisti e le loro azioni.
Marta e Olmo è un omaggio al ruolo delle donne in guerra, in particolare le “portatrici carniche”: donne che dai 15 anni di età trasportavano rifornimenti e munizioni – gerle di 30 chili in spalla – fino alle prime linee italiane dove combattevano i reparti alpini, ricoprendo dislivelli anche di mille metri. Avevano bracciali rossi con il numero del reparto di riferimento, venivano pagate una lira e 50 centesimi per ogni viaggio; l’ultima è morta a Bergamo nel 2005 all’età di 102 anni.
Marta era una di loro, e mescolando memorie reali a invenzione, lo spettacolo la fa diventare una Antigone al fronte che seppellisce anche i corpi dei nemici caduti. Nel monologo finale si trasformerà in una figura angelica, il suo faticoso cammino in salita la porta verso un compito che lei stessa si è data, il suo gesto di pietà, ripetuta, ha un che di divino.
Amato e Il Mutamento firmano un lavoro in cui la dinamica tra i due giovani attori è ben amalgamata e mostra una tecnica solida in entrambi. La forza umana di Marta e le radici che Olmo troverà crescendo sono le due lanterne con cui i protagonisti si muovono in scena e nella storia.

KOBARID

autore Gioele Rossi
regia Gioele Rossi e Alberto Camanni
interpreti Gioele Rossi
luci Alberto Camanni
musiche di Benedetta Carrara e Edoardo Vilella
costumi Gioele Rossi
produzione Matrice Teatro

MARTA E OLMO

autore Giordano Vincenzo Amato con la collaborazione di Eliana Cantone
regia Giordano Vincenzo Amato
interpreti Amandine Delclos, Andrea Chiapasco
luci Nico Valliera
costumi Il Mutamento Zona Castalia EST
produzione Il Mutamento Zona Castalia ETS in collaborazione con Accademia dello Spettacolo

MilanOff fringe Festival | 6 ottobre 2023