CHIARA AMATO | Nella stagione 2023-2024 il Franco Parenti di Milano consolida la collaborazione con Mario De Masi, presentando ben tre regie del giovane regista campano: Pizzeria K, Supernova e Caini: la prima è una produzione del Parenti stesso, le altre due della compagnia I Pesci.
La vicenda del primo dei tre è tratta da Pizzeria Kamikaze, il romanzo di Etgar Keret, esponente di una corrente di scrittori israeliani moderni, creatore di personaggi surreali, e insignito anche del titolo di Cavaliere dell’Ordre des Arts et des Lettres.
Il breve testo è ambientato in un non-luogo immaginario, la città dei suicidi, ‘senza mare e senza stelle’, dove Haim incontra Ari, un eccentrico ragazzo arabo, e una donna dal misterioso passato. Nella versione di De Masi la vicenda si trasla in Italia, Haim diventa Giacomo (Francesco Brandi, che si è occupato anche dell’adattamento drammaturgico) e Ari è invece Ciro (Antonio Stoccuto): rispettivamente provengono dal nord e dal sud dello stivale ma entrambi sono ebrei.
Nella loro amicizia post-mortem percorrono un viaggio per ritrovare l’amore della vita di Giacomo, Desideria, donna per la quale si è suicidato. Sul percorso incontrano Lia (Giulia Pica) che prosegue con loro il cammino, anche lei in cerca di qualcuno, ovvero i responsabili del girone di peccatori in cui si trovano. Quest’ultima infatti, non svelando le cause della sua morte fino alla fine dello spettacolo, trova ingiusta la sua presenza lì.
Il fil rouge delle tre storie raccontate è la ricerca, una ricerca che urla voglia di vita, anche nel mondo degli inferi.
Il collegamento più immediato è l’inferno dantesco e quello che forse spesso sfugge è che i suicidi nella Commedia sono due: il più noto è Pier delle Vigne, incontrato da Dante nel II girone del VII cerchio dell’inferno, destinato ai Violenti, l’altro è Catone l’Uticense, per giunta un senza-battesimo, che viene collocato invece in Purgatorio perché il suicidio, nel suo caso, è una riappropriazione di libertà politica e non negazione di fede.
Ma il tema della fede manca in Keret.

Ph. Luca Del Pia

Lo spettacolo utilizza sia elementi realistici sia fortemente simbolici. I costumi (di Marta Merico) ci parlano della persona, perché l’abito fa il monaco: Brandi infatti ha uno stile classico, senza particolari appariscenti, di chi non vuole attirare l’attenzione; mentre la personalità eclettica e donnaiola di Stoccuto traspare dalla giacca di pelle e dallo stivale da cowboy in pitone; infine la Pica indossa leggings colorati, una canotta e anfibi che ci vogliono riportare a un ambiente underground, fatto di feste e probabilmente di droghe.

La scena, costruita dal laboratorio del Teatro Franco Parenti, è composta da pochi elementi: una cornice luminosa, intorno a uno sfondo nero, animata solo da due fari accesi di una macchina, che si illuminano a metà spettacolo.
Gli attori riescono a mantenere un equilibrio tra tematiche di un certo peso (la famiglia, la morte, l’amore, le debolezze umane) e la risata spontanea con gag semplici, senza mai scadere nel volgare. Questo è merito anche della regia di De Masi che nelle sue opere lavora con delicatezza e cura sui sentimenti umani toccandone anche punti viscerali che non esporremmo facilmente al giudizio altrui.
Il simbolismo di De Masi ha elementi figurativi che ricorrono nelle sue messe in scena: le bolle di sapone, il fumo, i coriandoli, le candele, e i giochi infantili. Le bolle di sapone aprono lo spettacolo mentre il protagonista si presenta brevemente e in maniera tragicomica; quasi con tono da macchietta, infatti, Brandi parla dell’asma, del suo amore finito male e del suicidio. Lo fa con leggerezza, con ironia.
La macchina diventa una rotella e un tubo, ricollegandosi così anche alla passione di Giacomo: il nostro pizzaiolo scrive poesie e precedentemente costruiva tubi, questi non restano un banale veicolo di fluidi ma diventano trasportatori di parole, di messaggi da un capo all’altro del tubo.
I coriandoli vengono lanciati dai nostri antieroi mentre danzano a una festa, abbandonandosi a ciò che la (non)vita gli sta offrendo: Ciro ha trovato l’amore e Giacomo e Lia stanno per arrivare alle risposte che cercavano.
Le candele, o comunque la luce del fuoco, creano spazi di intimità che a De Masi piacciono (vedi ne La Foresta e in Caini): creano l’atmosfera, in questo caso, per il monologo della Pica che finalmente si disvela; è morta per overdose ma le manca tutto della vita, degli affetti, le manca ‘anche la banalità. Sì, la banalità’.
Infine sono presenti elementi infantili come gli scoppi di risate, i balli sfrenati, il caricarsi sulle spalle, il prendersi in giro alla leggera e un gelato che può fare l’effetto di una droga.

Ph. Luca Del Pia

Solo nel finale i nostri protagonisti tornano a ‘riveder le stelle’ e a sentire da lontano il fragore delle onde del mare, simbolo di una apertura alla speranza, alla vita e alla fiducia nei nuovi amori. In questo frangente si coglie la citazione dantesca nell’utilizzo delle luci: infatti il soffitto della sala si illumina come un planetario.
L’opera nel suo complesso riesce a mantenere l’attenzione e la partecipazione del pubblico, che accoglie piacevolmente il black humor comune a Keret e al regista. Degna di nota l’interpretazione di Stoccuto, che crea una naturale e immediata empatia con gli spettatori: il suo corpo parla attraverso i tic, i versi, le grida vivaci, come solo un bambino potrebbe giocare anche nel mondo dei morti.
Il testo del romanzo è rispettato dal duo Brandi/De Masi, che ne riproducono la brevità dei dialoghi e la fluidità di narrazione, attraverso botta e risposta equilibrati tra il serio e il faceto, anche dove vengono adattati e arricchiti da elementi non presenti nel romanzo di ispirazione.


PIZZERIA K

basato sul libro Pizzeria Kamikaze di Etgar Keret
adattamento Francesco Brandi
regia Mario De Masi
con Francesco BrandiGiulia Pica Antonio Stoccuto
musiche Alessandro Francese
aiuto regista Beatrice Cazzaro
direttore dell’allestimento Alberto Accalai
elettricista Gianni Gajardo
sarta Marta Merico
scene costruite presso il laboratorio del Teatro Franco Parenti
costumi realizzati dalla sartoria del Teatro Franco Parenti diretta da Simona Dondoni
produzione Teatro Franco Parenti

27 ottobre 2023, Teatro Franco Parenti, Milano