RENZO FRANCABANDERA | Dal 18 al 20 dicembre 2023, Pesaro sarà il palcoscenico di Sentieri Incrociati, un progetto speciale nazionale di teatro in carcere sostenuto dal Ministero della Cultura. Il progetto è il risultato della collaborazione tra il Coordinamento Nazionale Teatro in Carcere (C.N.T.i.C.), il Ministero della Giustizia (DAP e DGMC), e l’Università RomaTre. Con il patrocinio della Città di Pesaro, dell’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, e numerose collaborazioni istituzionali e culturali, l’evento si propone come un’occasione unica di riflessione sulla dignità e i diritti della persona, con due significative concomitanze temporali, essendo a dieci anni dalla scomparsa di Nelson Mandela e a sessantacinque anni dalla fondazione del San Quentin Drama Workshop negli Stati Uniti.
Con il coinvolgimento di diverse istituzioni e collaborazioni culturali, la rassegna vuole gettare uno sguardo critico sul sistema penitenziario, promuovendo la cultura e l’arte come strumenti di trasformazione e crescita personale e sociale. Iniziato oggi, 18 dicembre, presso la Sala Consiliare del Comune di Pesaro alle 11, con l’evento istituzionale di apertura, prosegue nel pomeriggio presso la Casa Circondariale di Pesaro con Il Filo di Arianna. Primo episodio METAMORFOSI, risultato di un laboratorio di formazione e specializzazione sul teatro in carcere condotto da Gianfranco Pedullà, e presso Palazzo Gradari, con una tavola rotonda con dedica a Sandro Baldacci di Teatro Necessario, e un focus sulla Compagnia San Quentin Drama Workshop. La giornata si concluderà alle 21 al Teatro Rossini con Spettri, interpretato dagli attori detenuti della Casa Circondariale di Brindisi e i danzatori della Compagnia D’Arte Dinamica AlphaZTL diretta da Vito Alfarano.

Il secondo giorno, martedì 19, alle 11.30 a Palazzo Gradari, si terrà il FOCUS Danza in Carcere, con testimonianze e presentazioni video di varie compagnie. Alle 15, sempre a Palazzo Gradari, si aprirà la rassegna video e incontri con gli autori, suddivisa in tre sezioni: “Drammaturgie”, “Diritto e Dignità”, e “Il Terzo Paradiso a Piazza Tevere”, per poi terminare con La regina resta dell’Accademia Mediterranea dell’Attore con gli attori detenuti della Casa Circondariale di Lecce, regia di Lorenzo Paladini.

Mercoledì 20 si inizia al mattino nella Casa Circondariale di Pesaro con Giovannino Innamorato della Compagnia Controvento e a Palazzo Gradari con la Rassegna Video sulla costruzione dell’identità collettiva delle nuove generazioni. Al pomeriggio si riprenderà con la sezione incentrata su “La cura”, per terminare in serata con gli spettacoli A filo d’acqua di Voci Erranti, con gli attori della REMS di Bra (Cuneo), e Lo stupro il celebre monologo di Franca Rame, a chiusura della rassegna.

Su questa occasione di riflessione sulla dignità umana e i diritti fondamentali, attraverso il potente linguaggio del teatro, con una panoramica delle nuove esperienze sperimentate nelle istituzioni carceraria, coinvolgendo registi e autori professionisti, che spesso lavorano direttamente con i detenuti nella scrittura e nella messa in scena degli spettacoli, abbiamo raccolto la voce di Vito Minoia alla direzione dell’evento.

Vito Minoia – ph Francesco Galli

Fino al 20 si tiene a Pesaro l’edizione 2023 di questa rassegna. Quali caratteristiche ha l’evento?

Si tratta di Sentieri Incrociati: per un senso di umanità, riconosciuto tra i Progetti speciali del Ministero della Cultura per il 2023 e che si presenta allo stesso tempo per manifestare la continuità del lavoro avviato nel 2011 con il Coordinamento Nazionale Teatro in Carcere, fondato da 12 organismi, sulla base della documentazione critica, dello studio e delle ricerche della Rivista Europea “Catarsi, Teatri delle diversità”, e che oggi riunisce oltre 50 esperienze da 15 regioni italiane. Siamo giunti alla decima edizione della rassegna nazionale itinerante di teatro in carcere Destini Incrociati, alto momento di confronto a livello internazionale sul tema.
Grazie al Protocollo d’Intesa triennale per la Promozione del Teatro in Carcere, in accordo con il Ministero della Giustizia e ancora una volta con il sostegno del Ministero della Cultura, siamo riusciti quest’anno a dar vita a un evento significativo che consente di sviluppare un’ampia riflessione sul tema della dignità e dei diritti della persona a 10 anni dalla scomparsa di Nelson Mandela e a 65 anni dalla nascita della prima vera e propria esperienza di teatro in carcere contemporaneo: quella del San Quentin Drama Workshop (Stati Uniti).
Al tempo stesso, daremo corpo a un primo percorso di formazione e specializzazione sui linguaggi e le pratiche del teatro in carcere e a un focus inedito sulla crescita del fenomeno delle esperienze di Danza in Carcere, in collegamento con il lavoro dell’ International Network
Theatrein Prison e ospiteremo il Premio Internazionale Gramsci per il teatro in carcere promosso dalla Rivista Europea “Catarsi, Teatri delle Diversità. Il programma prevede la rappresentazione di performance, frutto di laboratori produttivi realizzati con detenuti, una sezione dedicata alla proiezione di video, strumento indispensabile per documentare le esperienze di teatro in carcere, incontri, conferenze e altri momenti significativi di formazione.
Un progetto articolato, quindi, in grado di restituire un ampio panorama delle nuove esperienze drammaturgiche sperimentate da registi e autori professionisti che, da anni, lavorano sul campo con detenute e detenuti, spesso direttamente coinvolti anche nel processo di scrittura e allestimento.

In che modo vengono scelti gli artisti?

In accordo con il Ministero della Giustizia (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità) 6 mesi circa prima dell’evento viene divulgata una manifestazione d’interesse a ricevere proposte da parte di tutti i contesti penitenziari italiani per adulti o per minori (compreso i contesti di comunità). Scaduti i termini di presentazione delle proposte, una direzione artistica composta da 6 figure qualificate (collaboratori instancabili sono Ivana Conte, Grazia Isoardi, Valeria Ottolenghi, Gianfranco Pedullà, Michalis Traitsis) inizia subito a riunirsi e a valutare quanto sia pervenuto e che possa riflettere un fenomeno sempre più diffuso e qualificato sia nella direzione estetica, sia nella dimensione etica da preservare nella sua profonda azione trasformatrice individualmente, socialmente e istituzionalmente (penso all’esempio significativo della pedagogia istituzionale promossa da Andrea Canevaro o alla drammaturgia e poesia di Giuliano Scabia, due figure che ci hanno accompagnato lungo il sentiero, entrambi componenti del comitato scientifico della Rivista “Catarsi, Teatri delle Diversità).
Il teatro in carcere è cresciuto negli ultimi 15 anni di lavoro del Coordinamento Nazionale anche nella qualità delle relazioni che è riuscito a promuovere in modo cooperativo, costruendo legami e coltivando idee, proposte, studi, ricerche, partecipando alla nascita di nuove iniziative e nuove Reti (dal 2019 è stata attivato, sotto gli auspici dell’International Theatre Institute UNESCO, anche l’International Network Theatre in Prison).

Tante le proposte anche nel 2023 e questo testimonia quanta affezione si sia generata per l’appuntamento che giunge tradizionalmente negli ultimi mesi dell’anno, non il periodo in cui i laboratori produttivi giungono a conclusione del proprio ciclo di lavoro: per questo è fondamentale anche il lavoro intorno alla Rassegna Video, strumento ormai indispensabile per documentare percorsi che si manifestano in tutta la loro bellezza e spesso in tutta la loro fragilità, per la scarsezza delle risorse che dovrebbero garantire la continuità dei percorsi (vero segreto per la loro riuscita).

Cosa conosce il pubblico attraverso questa serie di proposte e quanto è importante, se c’è, il dialogo fra artisti e spettatori?

Da tempo è attivo, abbinato al progetto, un qualificato percorso di accompagnamento alla visione degli spettacoli. Si tratta di azioni relative alla formazione del pubblico, destinate a detenute e detenuti, insegnanti, studenti, persone interessate al Teatro in Carcere, coordinate da operatori specializzati sull’argomento come Ivana Conte, Paolo Gaspari e altri collaboratori. Cito proprio Ivana Conte, autrice di un bel libro nel 2012 (Franco Angeli editore) dal titolo Il pubblico del teatro sociale, all’interno del quale già apparivano testimonianze di questo lungo e approfondito lavoro: Predisporsi a vedere uno spettacolo in modo attivo e consapevole, cogliendo i linguaggi artistici proposti, i temi affrontati, i risvolti nascosti e le suggestioni che ne derivano, è un’arte parallela e complementare al fare teatro…[…] L’esperienza diventa ancor più rilevante quando il teatro da vedere insieme si nutre di quel valore aggiunto dato dalla presenza in scena di soggetti professionisti e non, italiani e stranieri, detenuti e in stato di libertà, che ridefiniscono oggi il concetto di teatro di comunità.”
È fondamentale superare ogni forma di voyeurismo per il diverso, che comprende quella curiosità di andare in carcere per vedere il “mostro” o il “male”. Il “male” è in ognuno di noi e ne abbiamo consapevolezza proprio quando incontriamo come spettatori l’umanità degli attori che ci stanno di fronte e che attraverso il medium teatrale vivono un momento di riscatto, di rinnovata relazione generativa.
Quest’anno abbiamo pensato, in questa direzione, anche la formazione inedita rivolta ai giovani operatori interessati a specializzarsi su linguaggi e pratiche del teatro in carcere: un seminario-laboratorio condiviso con detenuti e detenute della Casa Circondariale di Pesaro sul mito del Labirinto intitolato Il filo di Arianna
. È il filo che servì a Teseo per trovare l’uscita dal labirinto di Minosse dopo aver ucciso il Minotauro. Oggi l’espressione è utilizzata per indicare la necessità di trovare strumenti e occasioni per uscire da una situazione particolarmente complicata.
METAMORFOSI
(titolo del primo esito del percorso triennale presentato a Pesaro e coordinato dal regista esperto Gianfranco Pedullà) è un invito a riappropriarsi della dimensione simbolica della vita, a uscire tutti dalle piccole prigioni del nostro quotidiano. METAMORFOSI è una proposta di cambiamento: un invito a tuffarci nei miti del Mediterraneo per ripensare al nostro presente e immaginare un avvenire migliore.

Chiudiamo con il rapporto con la città, Pesaro, che peraltro l’anno prossimo sarà capitale italiana della cultura. Essere qui con la rassegna non pare una scelta casuale. È così?

La scelta di Pesaro non è per niente casuale. Di solito organizziamo la Rassegna itinerante nelle città nelle quali sono attive esperienze longeve e significative e in grado di assolvere anche a una funzione organizzativa con generosità per tutti gli aderenti al Coordinamento Nazionale Teatro in Carcere e oltre (alla Rassegna di solito partecipano anche diverse altre esperienze che ne facciano richiesta rispondendo alla manifestazione d’interesse a ricevere proposte, diffusa in collaborazione con il Ministero della Giustizia). Ad esempio, nel 2021 eravamo a Roma, ospiti dell’Università Roma Tre, lo scorso anno a Venezia, utilizzando le strutture dell’Università Ca’ Foscari. Quest’anno a Pesaro, sempre nella modalità dell’organizzare all’interno e all’esterno del carcere (al Teatro Rossini e in altri spazi scenici cittadini, continuando a costruire “ponti” tra il penitenziario e la città.
A Pesaro è attiva dal 2002 (21 anni) la significativa sperimentazione condotta dal Teatro Universitario Aenigma, con il costante coinvolgimento dell’Ateneo di Urbino, dell’Ambito Territoriale Sociale e con le attività di interazione con le scuole (anche quest’anno in rassegna molto presenti negli ingressi in carcere con una ulteriore novità molto interessante: la partecipazione di classi del Liceo coreutico al Primo Focus su “La danza in carcere”). A Pesaro, il 26 marzo 2019, è stata inoltre celebrata la Giornata Mondiale del Teatro con una delegazione dell’Istituto Internazionale del Teatro dell’UNESCO guidata dal Direttore generale Tobias Biancone con un chiaro messaggio, simbolicamente molto forte, di solidarietà e di pace, in modo insolito in un carcere e non presso la sede istituzionale Unesco di Parigi: profondo il rispetto nei confronti di tutti quegli operatori e quelle persone private della libertà personale che condividono esperienze artistiche e trasformative.
La città è molto vivace culturalmente, ha fatto dei grandi passi in avanti nel tempo in tema di iniziative di carattere inclusivo e credo non sia stato proprio un caso che abbia raggiunto il traguardo del riconoscimento della capitale italiana della cultura per il 2024. Questa nostra iniziativa suona un po’ come un’anteprima del variegato programma immaginato: ce ne offre testimonianza nell’incontro di apertura della nostra rassegna il Vicesindaco e assessore alla Bellezza
di Pesaro, Daniele Vimini, grande propulsore dell’evento ormai alle porte. Nelle Marche è inoltre attivo dal 2012 anche un Coordinamento Regionale di Teatro in Carcere.    

 

SENTIERI INCROCIATI

Direzione generale Vito Minoia
Direzione artistica Ivana Conte, Grazia Isoardi, Vito Minoia, Valeria Ottolenghi, Gianfranco Pedullà, Michalis Traitsis
Direzione organizzativa Antonio Cioffi
Organizzazione David Aguzzi, Ivana Conte, Gloria De Angeli, Romina Mascioli, Giovanni Boccia
Ufficio Stampa Elena Orazi
Documentazione fotografica Franco Deriu, Umberto Dolcini
Documentazione Video Giorgio Ricci, Niko Fossati, Maria Celeste Taliani
Rassegna video a cura di Ivana Conte, Vito Minoia, Valeria Ottolenghi

Con il Sostegno di Ministero della Cultura, Ministero della Giustizia
Con il Patrocinio di Comune di Pesaro e Università degli Studi di Urbino
Collaborazioni organizzative Associazione Nazionale Critici di Teatro (ANCT), Regione Marche, Coordinamento Regionale Teatro in Carcere Marche, Consorzio Marche Spettacolo, Fondazione Dario Fo e Franca Rame, Associazione AGITA, Associazione Nazionale Critici di Teatro (ANCT), International Network Theatre in Prison (ITI Unesco Partner), Rivista Catarsi-Teatri delle diversità

Gli eventi in carcere sono riservati a detenute/i e agli spettatori autorizzati
Ingresso pubblico agli spettacoli / posti non numerati

Info e biglietti

18 dicembre Teatro Rossini € 15 intero – € 8 ridotto minori, over 60 e categorie svantaggiate.  Botteghino dalle 10 alle 13, dalle 17 alle 19.30 e dalle 20.30
19 dicembre Chiesa dell’Annunziata € 8 intero posto unico. Botteghino c/o il Teatro Rossini dalle 17 alle 19.30 e c/o Annunziata dalle 20.30.
20 dicembre Chiesa dell’Annunziata € 8 intero posto unico (Lo Stupro € 3). Botteghino dalle 15.00

Prevendite disponibili nel circuito Vivaticket (anche online) e presso il Teatro Rossini di Pesaro nei giorni e orari di apertura.
Informazioni sul sito www.teatridipesaro.it e al numero 0721 387620.

I luoghi dell’evento

Casa Circondariale, Strada Fontesecco 88, Villa fastiggi di pesaro
Teatro Rossini, Piazza Lazzarini 1, Pesaro
Palazzo Gradari, Via Rossini 26, Pesaro
Chiesa dell’Annunziata, Via Annunziata 25, Pesaro

Associazione Culturale Cittadina Universitaria Aenigma APS

Capofila del Coordinamento Nazionale Teatro in Carcere 

Via Peschiera, 30 – 61030 Cartoceto (PU)

www.teatroaenigma.it, tel. 329 7218097 e.mail: aenigmaaps@teatroaenigma.it

www.teatrocarcere.it e.mail: teatrocarcereitalia@libero.it 

Crediti fotografici

Foto manifesto: Lettere dal carcere, Teatro Aenigma e Compagnia Lo Spacco, Ph Franco Deriu

Foto Spettri di Vito Alfarano, Ph Dario Discanno.

Foto Il Filo di Arianna – Metamorfosi di Gianfranco Pedullà, Ph Alessandro Botticelli