SARA PERNIOLA | Subito dopo Pupilla, la cui narrazione è contenuta qui, la stessa sera del 24 novembre ci spostiamo presso il centro polifunzionale Casa delle Associazioni del Baraccano, a Bologna, dove, per Lucy, il festival multidisciplinare di Sblocco5, in due diversi orari – alle 21.30 e 24.30 – assistiamo a una performance originale e sperimentale, interdisciplinare tanto quanto il tema che tratta: la democrazia.
Demo, infatti, inaugura il Lucy aftershowovvero il momento serale dedicato a un buon drink e agli esperimenti installativi, rivelandosi essere uno straordinario esperimento condiviso che porta, da un lato, la firma registica del performer, insegnante e scrittore Massimiliano Briarava; dall’altro, le voci, i testi e i volti di circa trenta giovanissimi attori che espongono le loro riflessioni sul concetto di democrazia.
Così, se Leonardo si interroga su come sia potuto accadere che «abbiamo fatto delle regole che non tutti possono seguire», basandosi sull’assunto di Dostoevskij secondo cui le persone confondono la libertà personale con la licenza di fare quello che vogliono, Maria Rosaria riflette sulla mancanza di possibilità di scelta a causa del precariato. E «la democrazia non dovrebbe essere un sistema che regola la società tutta, insieme alle minoranze di ogni tipo?», si chiede poi Fabio. E ancora, il senso dell’incontro con l’altro di Vanessa, e la dicotomia tra ciò che siamo e ciò che crediamo di essere di Aldo; la giustizia e la corruzione di cui parla Lucia, e il teatro come posto sicuro che decanta Antonio. Una carrellata di interessanti punti di vista e di racconti autobiografici – ispirati alle scritte sui muri di Bologna, le res gestae bononiensis – che si possono ascoltare sul dispositivo radiofonico
demodiscorsi e che costituiscono parte della video-installazione performativa. Tanti “demo”, insomma, brani brevi, ma abbastanza lunghi da suggerirti un talento: quello della democrazia di essere in ogni cosa, di essere patrimonio e responsabilità di tutti, come afferma il regista.

Esito di Democracy, laboratorio annuale di teatro sperimentale under28 a cura di Sblocco5, Demo, in realtà, era stato già presentato al pubblico a giugno, e il dispositivo fruibile per Lucy Festival altro non è che una sua rimodulazione, incentrata sul concetto di ritmo e sulla ripetizione costante di uno stesso schema: la rappresentazione, sullo schermo, di una collettività che scorre, che non sempre parla e che ti fissa dritto negli occhi, trasmettendo a intermittenza i QR Code che rimandano ai demo-podcast da ascoltare live.
Tutto questo, poi, viene accompagnato da uno strumento di comunicazione significativo tanto quanto il media visivo: la musica. Alta, rimbombante e travolgente, la musica caratterizza l’identità dello spettacolo, visto come un demo-party in cui ti isoli, con qualcuno o con te stesso, per fare quei discorsi che escono dall’anima, provocando, così, nello spazio, delle “interferenze esistenziali”.
Grazie per l’invito, ce ne fossero di feste così!

Due giorni dopo, il 26 novembre, ritorniamo presso lo spazio Casa delle Associazioni del Baraccano, già entusiasti ed emozionati ancora prima di vedere lo spettacolo, poiché quando si sente parlare di Andrea Pazienza è difficile non sentire un’intensa commozione, data la genialità dell’autore e il suo intenso iter artistico. La talentuosa e acuta attrice Margherita Romeo scrive, dirige e interpreta, infatti, PAZ ’81-’83, adattamento teatrale della raccolta di lavori – Storie 1981-1983 – che il fumettista ha elaborato in quegli anni. Lo fa mettendo in scena sketch apparentemente disorganici attraverso monologhi che ricalcano fedelmente le parole dell’autore, i quali svelano la sua fragilità e il suo tormentato universo, segnato dalla tossicodipendenza.
L’interpretazione della Romeo colpisce per diversi motivi: perché è una donna a interpretare la figura di un personaggio così umanamente complesso, rispettando comunque la sua straordinaria capacità narrativa; e perché è stata capace di trasportare in scena alcuni stralci delle testimonianze dell’autore – contenuti in testi, lettere e interviste rilasciate nel corso della sua carriera – senza mai annoiare, ma, anzi, aumentando sempre di più la soglia dell’attenzione in noi spettatori.
La performer riesce, infatti, a produrre quella “densità della presenza” dell’attore teatrale di cui parla Michel Bouquet, con un’energia corposa e visibile: con la voce ora calma e ora più urlata, con i flussi di coscienza profondi e disturbanti, con i movimenti scattanti e le camminate rilassate all’interno dello spazio scenico. Una recitazione che è il vero motore della messa in scena, con un ritmo e tempo particolari e riconoscibili, una sorta di curve di temperature emotive e concetti esistenziali – la gioia, il dolore, la suspense, la tristezza, il dubbio, l’illusione – che ricordano quelle suscitate dall’opera di Pazienza.

Recitare, poi, non su un palco, ma in una stanza, spazio scenico piccolo e limitato, di fronte a un pubblico vicinissimo, che ti guarda e che guardi negli occhi, non è sempre facile: in questo caso, però, la scelta è risultata vincente, capace di valorizzare la professionalità attoriale e la delicatezza dello spettacolo. Avere a pochi metri, infatti, gli elementi strutturali della scenografia – un tavolo colmo di disegni, penne, colori, tavole, libri; vestiti sparsi, una sedia e un letto simulato -; osservare i dettagli e gli abiti vintage, i gesti e il totale lavoro corporale dell’attrice, ha reso lo spettacolo profondamente intimo, pieno di intenzioni, emozioni e di voglia di connessione.
È un lavoro dai connotati profondamente artigianali, in cui Romeo ha mostrato l’affinamento costante della propria recitazione, con generosità e soggettività, rendendo vivi e vibranti gli spazi interiori del personaggio che interpretava. Lo spettacolo restituisce, insomma, una narrativa articolata e straordinaria, in cui è annidata una potenzialità educativa molto forte: la capacità di innescare nello spettatore un significativo processo di riflessione sulla fragilità e purezza di una personalità geniale come quella di Andrea Pazienza, sulla complessità di ogni paesaggio interiore e sul tentativo di comprendere questo tramite l’assoluta potenza dell’atto teatrale.

DEMO

regia Massimiliano Briarava                                                                                          interpreti studenti del laboratorio teatrale under-28 di Sblocco5

PAZ ’81-’83

regia e interpretazione Margherita Romeo                                                                      

LUCY FESTIVAL | 24 e 26 novembre, Bologna