GIULIA BONGHI | In scena al Teatro Eleonora Duse di Genova, lo spettacolo Turandot trasporta il pubblico in un viaggio incantato tra mito, fiaba e comicità teatrale.

La scelta del regista Andrea Collavino di affrontare la pièce interpretandola come fiaba eterna e immortale si dimostra azzeccata, poiché il pubblico contemporaneo trova risonanza nei temi universali che essa affronta. La narrazione, ispirata all’opera di François Pétit de la Croix e rivisitata dal genio di Carlo Gozzi nel 1762, si focalizza su Turandot, una donna moderna divisa tra il desiderio e la paura di perdere sé stessa e la propria libertà. La presenza di personaggi della Commedia dell’Arte – Tartaglia, Pantalone, Brighella e Truffaldino – contribuisce a cucire la trama, accentuando ulteriormente la dimensione fiabesca dello spettacolo.

Il regista ha cercato di far emergere la modernità e la complessità di Turandot, evidenziando la paura di amare e l’ansia di abbracciare la vita adulta. Il lessico settecentesco viene arricchito da diversi dialetti, conferendo un tocco autentico, anche se potrebbe risultare ostico per alcuni spettatori. Tuttavia, questo approccio linguistico contribuisce a immergere il pubblico nell’atmosfera onirica dello spettacolo, creando un’esperienza unica e coinvolgente. Viene sfruttata la provenienza regionale dei quattro attori che interpretano le maschere della Commedia dell’Arte: veneta, lombarda, piemontese e pugliese.

ph Federico Pitto

“È una fiaba, e come tale parla secondo la logica del sonno e del sogno” – afferma Collavino nelle note di regia – perciò l’interpretazione degli attori ha un’attitudine surreale. La presenza di strumenti come chitarra, ukulele e pianoforte  (gli esecutori sono Graziano Sirressi e Davide Lorino) aggiunge un elemento musicale e viscerale alla performance, arricchendo ulteriormente lo spettacolo.

La trama inizia con l’arrivo del principe Calaf (Luca Oldani) al palazzo di Altoum (Nicola Pannelli) imperatore della Cina e padre di Turandot (Lisa Lendaro). Sebbene la pièce sia ambientata a Pechino, la scenografia non offre connotazioni geografiche specifiche. Sul fondo una struttura di pannelli specchianti richiama la fastosità di un palazzo. Sul lato sinistro ci sono dei fili sospesi che ricordano una tenda. Vi sono sei sedie eleganti che vengono spostate e combinate nello spazio secondo necessità. L’impatto visivo crea un’atmosfera misteriosa e incantata.

Turandot ha giurato di non sposarsi mai a meno che il suo corteggiatore non risolva tre enigmi. Il principe persiano decide di accettare la sfida e riesce a risolvere gli enigmi, ma la principessa, pur colpita dalla sua intelligenza, continua a rifiutare di sposarlo. Calaf, con determinazione e ingegno, riesce alla fine a sciogliere il cuore di Turandot e a conquistare il suo amore.

Nessun elemento scenografico è prettamente descrittivo. Non vi sono, ad esempio, le picche con le teste mozzate dei pretendenti della principessa Turandot come vorrebbe la didascalia del testo: “Veduta d’una porta della città di Pechino, sopra la quale ci sieno molte aste di ferro piantate, sopra queste si vedranno alcuni teschi fitti, rasi; col ciuffo alla turca”. La scelta è stata quella di affidarsi pienamente alla parola, alla narrazione.

I costumi, firmati da Sonia Marianni, sono contemporanei, con richiami settecenteschi. I pantaloni sono a campana in stile anni ’60; le maniche delle giacche dei regnanti sono a sbuffo, mentre le quattro maschere indossano dei gilet con differenti stampe che evocano la provenienza regionale. Turandot e le sue serve indossano un vestito in velluto. Calaf porta un completo color carta da zucchero.

ph Federico Pitto

La commedia di Gozzi è nota per la sua atmosfera magica e il suo stile favolistico che si riflette nelle figure stravaganti e nelle situazioni sorprendenti. Nel corso della trama emergono diversi personaggi fantastici e il racconto è arricchito da elementi magici. L’interpretazione di Collavino si alleggerisce di alcuni ruoli – non sono presenti le masse di schiave, eunuchi, dottori e soldati – e diversi elementi. I nove interpreti ricoprono comunque ben tredici ruoli, dichiarando la propria identità al pubblico a inizio spettacolo.

Sebbene l’esposizione testuale sia molto veloce e a tratti scarna l’invenzione scenica, la preservazione del tocco comico contribuisce a rendere l’esperienza teatrale più variegata. La scena finale congeda lo spettatore con un momento di brillante ilarità. Nonostante una leggera dispersione di idee, lo spettacolo riesce a catturare l’attenzione del pubblico offrendo una prospettiva contemporanea su una storia immortale.

TURANDOT
di Carlo Gozzi

regia Andrea Collavino
dramaturg Carlotta Corradi
scene Atelier Nostra Signora
costumi Sonia Marianni
disegno luci Aldo Mantovani
assistente alla regia Fiammetta Bellone
produzione Teatro nazionale di Genova
musiche dal vivo Graziano Sirressi, Davide Lorino.

Turandot Lisa Lendaro
Altoum Nicola Pannelli
Adelma Deniz Özdoğan
Zelima Beatrice Fedi
Schirina Elsa Bossi
Barach Davide Lorino
Calaf Luca Oldani
Timur Nicola Pannelli
Ismaele Andreapietro Anselmi
Pantalone Andreapietro Anselmi
Tartaglia Elsa Bossi
Brighella Davide Lorino
Truffaldino Graziano Sirressi

5 – 17 dicembre 2023, Teatro Eleonora Duse, Genova