SOFIA BORDIERI* | Sorella con fratello è un testo scritto da Alberto Bassetti e portato in scena per la prima volta con la regia di Alessandro Machìa al Festival Internazionale Quartieri dell’Arte di Viterbo nel 2014. A dieci anni di distanza, il 24 gennaio, lo abbiamo visto presso la Sala Futura del Teatro Stabile di Catania.

All’interno della sala musica di un istituto correzionale, Lea intona a cappella Perfect day di Lou Reed (la colonna sonora di Perfect days di Wim Wenders, che per coincidenza è nelle sale cinematografiche in questo giorni). Con gli occhi lucidi e la voce quasi rotta, il contrasto con il testo cantato è netto. «Oh, it’s such a perfect day / I’m glad I spent it with you / oh, such a perfect day / you just keep me hanging on» è piuttosto quello che direbbe Leonardo (detto Leo), esagitato, gradasso e ossessivamente innamorato di Lea, sua sorella.

Lei, Alessandra Fallucchi, e lui, Alessandro Averone, animano una scatola scenica chiusa da un fondale coperto da pannelli fonoassorbenti, grembo che ospita un microfono montato su asta al centro, una sedia sulla destra, una piccola tastiera sulla sinistra e un crocifisso sospeso in aria al centro. La musica risulta essere subito rifugio, speranza e sfogo per la donna, grazie anche alla regia, che fa alternare canzoni e dialoghi.
È il giorno prima della liberazione di Lea, rinchiusa da quindici anni in quella casa di recupero, e di Leo che è andato a trovarla ogni giorno nel corso dei tre lustri. Il loro passato viene rivelato progressivamente e pare non lasciare grandi aspettative per il futuro. Non insieme, perlomeno. Tra loro è avvenuto un “incidente”, una “casualità”, che è costata un’accusa di omicidio preterintenzionale alla giovane donna.

sorella con fratello ph. Manuela Giusto
Ph. Manuela Giusto

La scena rivela le loro speranze, che risultano inconciliabili. Lea – remissiva e evidentemente sofferente – rimane immobile di fronte al microfono a fissare il vuoto come paralizzata, mentre Leo, seduto alla sua destra, si abbandona a un lungo monologo. Nel loop di un’adolescenza trasgressiva e instabile della sorella, il fratello, ossessivamente innamorato, racconta di una delle loro notti insieme. Drogata e ubriaca, Leo si prende cura di lei, come ogni volta. Ma, quella volta, impazzito di rabbia, desideroso di vendetta, assetato di giustizia, abusa di lei. Sorpreso dalla madre, mosso da un’indicibile vergogna, colpisce fatalmente la donna con un oggetto, lo stesso che poi mette nelle mani della sorella, stordita e inerme. Un gesto “lucido” nella sua mente, per “frenare” la vita secondo lui marcia e depravata della sorella.

sorella con fratello ph. Manuela Giusto
Ph. Manuela Giusto

Lea, all’alba della sua uscita dalla casa di recupero, è pronta alla libertà e all’amore per una vita fino ad allora negata, senza suo fratello che, invece, spera ancora in una vita insieme. Nel lungo, penetrante e silenzioso sguardo finale, più eloquente di pianti e risate, emergono tutte le caratteristiche dei due personaggi. Carnefici e vittime l’uno dell’altra. Infatti, per soddisfare il proprio desiderio amoroso, Leo influenza la sensibilità di sua sorella, fino a farle giustificare il sacrificio fatto a favore del fratello con il proprio senso di colpa proveniente da quella vita che conduceva. Dinamiche emozionali queste che sono centrali nel testo, e predominanti nella messa in scena.
Il lavoro di Averone e Fallucchi arriva potente al pubblico, specie per ciò che riguarda le espressioni del viso, e le posture, spesso incurvate, contratte. Si muovono poco. Sono nervosi ed emanano con maestria una disgustosa ambiguità. Inghiottiscono sempre più amaro. Una emotività tradita un po’ dal loro modo di parlare, che spesso non restituisce appieno la consapevolezza tragica espressa, invece, con il corpo.

SORELLA CON FRATELLO
di Alberto Bassetti
con Alessandro Averone e Alessandra Fallucchi
regia Alessandro Machìa
scena Maria Alessandra Giuri
costumi Sara Bianchi
luci Giuseppe Filipponio
assistente alla regia Nicole Mastroianni
produzione Zerkalo

Teatro Stabile di Catania | 24 gennaio 2024

* PAC LAB è il progetto ideato da PAC Paneacquaculture, anche in collaborazione con docenti e università italiane, per permettere il completamento e la tutorship formativa di nuovi sguardi critici per la scena contemporanea e i linguaggi dell’arte dal vivo. Il gruppo di lavoro di Pac ne accoglie sul sito gli articoli, seguendone nel tempo la pratica della scrittura critica.