MARIA FRANCESCA SACCO* | Quale sia il senso dell’esistenza, il suo scopo, se esista un dio, un’anima, quale sia l’essenza della vita. È possibile rispondere in maniera universale a interrogativi così relativi? Voltaire se lo chiede e lo chiede al suo pubblico di intellettuali dei salotti francesi attraverso il racconto filosofico Micromega, scritto nel 1753.
Proprio Micromega viene portato in scena al Pacta Teatri, in prima assoluta, con la regia di Annig Raimondi, direttrice artistica del teatro e organizzatrice di un bel progetto: Donne Teatro Diritti, giunto ormai alla X edizione, in cui esperienze teatrali (e non solo) si concentrano sui diritti delle donne e, in generale, di chi è diverso o più debole. La drammaturgia, di grande efficacia, è invece di Maddalena Mazzocut-Mis, docente di estetica dell’Università degli Studi di Milano che, riadattando il testo del filosofo francese, ha dato voce ai dubbi e alle contraddizioni di una società che mai cambia.
Questo coraggioso e ben riuscito lavoro inizia attraverso il gioco magnetico e psichedelico delle luci di Fulvio Michelazzi e dei tendaggi che suggeriscono immediatamente al pubblico un’atmosfera altra. Si è catapultati nella vastità dell’universo fuori dal pianeta Terra, in un futuro indistinto, in una dimensione ignota.

Foto di Emma Terenzio

In scena appaiono due personaggi di due diversi pianeti: un abitante di Sirio, Micromega, «nome perfettamente adatto a tutte le persone grandi», 36 chilometri di acuto ingegno; e un filosofo proveniente da Saturno, lillipuziano in confronto al compare, nonostante i due chilometri di altezza. Il loro incontro avviene perché Micromega è stato bandito dal suo pianeta per aver scritto un’opera scientifica giudicata eretica, sospetta, temeraria.
Entrambi vogliono ampliare il proprio sapere ed educare spirito e cuore. Il mezzo per eccellenza in grado di implementare la conoscenza è il viaggio. Non a caso l’elemento a caratterizzare la scena è una sorta di zattera-navicella spaziale che ospita i personaggi, rinviandoci subito all’immaginario dell’esplorazione. I due, dunque, accompagnati da una sorta di Alexa, rappresentante di una tecnologia brava a intromettersi nelle vite, ma incapace di dare risposte, decidono di partire alla volta della Terra e, incuriositi da quei minuscoli abitanti, cercano di capire se essi abbiano un’anima o no.
Di personaggi alla continua ricerca di qualcosa, viaggiatori ed esploratori, ne è piena la letteratura: I viaggi di Gulliver di Swift sembrano in particolar modo venire alla mente osservando questo gigante protagonista, così come l’esagerazione e l’iperbole fantasiosa appaiono un comune denominatore per questi testi.
I due attori in scena, Alessandro Pazzi e Stefano Tirantello, ben caratterizzano i bizzarri protagonisti: il saturniano (Pazzi), capelli lunghi e ampia fronte, si muove con atteggiamento disinvolto e un’ironia pungente, conversando con il pubblico come in un talk show. L’altro, Micromega, (Tirantello), più riservato, pensoso e serio, sta in disparte, bramoso di conoscenza. La sua concentrazione e curiosità sembrano quelle di un bambino che ha sempre qualcosa da scoprire, così come la sua assenza di filtri, che lo rende spesso fuori luogo (ad esempio, quando canta una canzone un po’ volgare) e fa sì che l’abitante di Saturno cerchi di tenerlo a bada, scusandosi con il pubblico per l’atteggiamento del collega. La grande abilità dei due attori sta proprio nel ricreare e mantenere la dualità tipica della coppia comica, clownesca, da Commedia dell’arte: divertente, ma non macchiettistica. Si spalleggiano e completano, mantenendo ognuno i propri tratti distintivi, e restituendo al pubblico personaggi dalle caratteristiche ben tratteggiate, con i quali finiamo per simpatizzare.

Foto di Emma Terenzio

I due, poi, usano gli oggetti di scena in maniera non ortodossa, a voler sostenere il gioco della fantasia. Così, un mocio diventa un cannocchiale attraverso il quale i due osservano le azioni sulla Terra, rappresentata da un mappamondo. Si interessano a noi minuscoli terrestri, rendendosi presto conto, con delusione, che tutto ciò che siamo buoni a fare è la guerra, senza neppure saperne il perché.
L’ironia del filosofo francese è mantenuta per tutto lo spettacolo e traspare dalle battute, dai gesti dagli attori, dall’uso ludico degli oggetti. L’intento della regia è ben percepibile: divertire e a mostrare come un testo del Settecento risulti attuale, esaltando la dimensione e riflessione filosofica.
Micromega, infatti, prima di congedarsi, decide di lasciare un libro su cui dice di aver scritto quale sia l’essenza della vita. Un regalo prezioso che tutti vorrebbero ricevere e che il saturniano apre, desideroso di offrirlo al pubblico.

Foto di Emma Terenzio

Viaggiare, conoscere, fare esperienze, studiare? Le ipotesi affollano i pensieri di un pubblico attento e partecipe, si sente persino un “Ecco!” carico di speranza, provenire dalla sala.
Quando il saturniano inizia a sfogliare le pagine, una a una, la platea si rende conto che, anche stavolta, nessuno potrà rispondere, al posto suo, all’atavico quesito sul perché siamo al mondo: il libro è bianco. Vuoto?
L’”Ecco” di prima si colora di delusione, ma, del resto, dare un significato alla vita appartiene alla responsabilità individuale. Ognuno di noi può decidere se lasciare il libro in bianco o riempirlo con le note della propria esistenza.

MICROMEGA
dal racconto di Voltaire
di Maddalena Mazzacut-Mis
con Alessandro Pazzi, Stefano Tirantello
regia Annig Raimondi
scenografia Isolde Michelazzi
disegno luci Fulvio Michelazzi (AILD)
coproduzione PACTA dei Teatri/ Pontos- Teatro

Pacta Salone, Milano | 15 marzo 2024

* PAC LAB è il progetto ideato da PAC Paneacquaculture, anche in collaborazione con docenti e università italiane, per permettere il completamento e la tutorship formativa di nuovi sguardi critici per la scena contemporanea e i linguaggi dell’arte dal vivo. Il gruppo di lavoro di Pac ne accoglie sul sito gli articoli, seguendone nel tempo la pratica della scrittura critica.