CHIARA AMATO* | Elvira Frosini e Davide Timpano sono in scena, all’Elfo Puccini di Milano, con il loro storico spettacolo del 2009 Sì l’ammore no e Disprezzo della donna (loro ultimo lavoro del 2022), riuniti per la prima volta nel Dittico della donna. Due opere molto diverse ma complementari perché accomunate dal continuo rapporto dialettico tra femminismo e misoginia.
Il duo Frosini/Timpano condivide il percorso artistico, oltre che personale, da quasi vent’anni e infatti dirigono insieme lo Spazio Kataklisma a Roma, dove ha sede l’Associazione Culturale Kataklisma teatro che ha coprodotto entrambi gli spettacoli con Gli Scarti.

In Sì l’ammore no si narra, in maniera assolutamente disordinata e caotica, di una e tante storie d’amore, attraverso un’ora di frame volutamente scollati fra di loro e posti in sequenza.
Lo spazio scenico appare vuoto, con i protagonisti di schiena e vestiti di bianco: solo i dettagli sono di colore rosso (gli occhiali da sole a forma di cuore, le scarpe e i guanti di lei e la cravatta di lui) e una luce verde li illumina dall’altro. Le scelte cromatiche di abiti e disegno luci (di Dario Aggioli) possono alludere a due pilastri dello spettacolo: l’amore simboleggiato dal rosso e il matrimonio dal bianco, mentre il verde completa solo a momenti il tricolore che qui rappresenta il lato fascista, patriarcale e mammone.

I piccoli sketch sono spesso accompagnati da registrazioni e voci fuori campo (Marco Fumarola, Dario Aggioli, Lorenzo Letizia) di diverso genere: infatti abbiamo la marcetta fascista di Faccetta Nera; la parodia di frasi fatte da Baci Perugina sull’amore (le più belle storie d’amore sono quelle che finiscono quando uno dei due muore sul colpo); un dialogo da maschio italiano con la propria madre dopo che è stato piantato in asso, perché si sa, ‘le donne sono tutte puttane, tranne la mamma’; cliché sessisti; citazioni dal Vangelo, dalla serie Beautiful fino a Eros Ramazzotti.

Durante il loro esibirsi, volta per volta, i due interpreti portano in scena degli oggetti: un dinosauro  giocattolo, una bambola gonfiabile nuda, un laccio rosso, un megafono e un mitra. Ma questi sono solo un contorno, potrebbero anche mancare del tutto, in quanto quello che riempie interamente lo spettacolo è la performance dei due attori (e autori di questo testo): ironizzano sul loro rapporto parlando in prima persona e lo condiscono con esilaranti dettagli presumibilmente falsi; fanno continui riferimenti alla violenza di genere per poi abbassare il tono con battute dissacranti (come Timpano che dopo aver assassinato la bambola si scusa con la moglie ‘amore, pensavo fossi tu’); danno voce a una serie di pensieri inespressi che porterebbero due giovani amanti a fucilarsi a vicenda e all’istante.
Ma tutto ciò non basta ancora a rendere l’idea del caos amoroso, hanno bisogno di un confronto con il pubblico perché, come annuncia Frosini, ‘questo è uno spettacolo non romantico (…) questo è uno spettacolo politico’: allora si alzano le luci e inizia un quiz show tra le fila della sala, con le domande più disparate sulla fluidità di genere, il tradimento e la masturbazione. Domande alle quali il pubblico risponde con altrettanta spontaneità, ironia e soprattutto una disarmante sincerità, come se si fosse creato in quello spazio e quel tempo una bolla di familiarità e dimostrando nelle risposte che, in certi casi, oggi restiamo ancorati a determinati stereotipi e luoghi comuni.


È chiaro l’intento dello spettacolo, che ora come allora, vuole erodere credenze, dissacrare l’ideale di amore romantico che ingabbia il maschile e il femminile in ruoli che forse non è più possibile interpretare oggi. Quest’opera vuole essere una narrazione antropologica e storica, anche se leggera, di cosa questo paese è stato ed è nei confronti delle donne, utilizzando materiali dall’accademico al popolare.
Lo stile comico e grottesco scelto dai due autori è costruito attraverso il lavoro fatto sulla complicità del loro movimento scenico: più scattante e preciso quello di Frosini, più volutamente improvvisato e ‘alla buona’ quello di Timpano. Anche l’utilizzo della voce e dei toni è diverso in quanto la donna è il personaggio in rivolta di questo spettacolo, e lo vuole urlare col megafono, nonostante faccia il verso al femminismo usa un volume spesso sopra le righe; mentre la voce maschile sembra soggiacere leggermente frustrata in questa fase (di passaggio?) dal fascismo a un futuro che si spera di emancipazione.
Quindi sì, l’amore non è il solo centro di questo spettacolo, ma forse più chiaramente lo sono le dinamiche di rapporto fra i generi, che siano amorose, familiari, politiche o sociali prendendosi molto sul serio, senza essere necessariamente seriosi.

SÌ L’AMMORE NO

testo, regia e interpretazione Elvira Frosini e Daniele Timpano
luci Dario Aggioli
registrazioni e montaggio audio a cura di Marco Fumarola, Dario Aggioli, Lorenzo Letizia
produzione Gli Scarti, Kataklisma Teatro
in collaborazione con amnesiA vivacE, Arti Vive Festival, Centro di documentazione Teatro Civile, Armunia
Finalista Premio Tuttoteatro.com alle arti sceniche “Dante Cappelletti” 2008

Teatro Elfo Puccini, Milano | 30 aprile 2024

* PAC LAB è il progetto ideato da PAC Paneacquaculture, anche in collaborazione con docenti e università italiane, per permettere il completamento e la tutorship formativa di nuovi sguardi critici per la scena contemporanea e i linguaggi dell’arte dal vivo. Il gruppo di lavoro di Pac ne accoglie sul sito gli articoli, seguendone nel tempo la pratica della scrittura critica.