MARIA FRANCESCA SACCO* | “Henry Charles Bukowski Jr – Hank – Don’t Try – 1920-1994”
Così recita l’epitaffio sulla lapide di Charles Bukowski: “Non provare”. Caustico consiglio per scrittori, poeti, artisti, ripreso direttamente dalla sua poesia Rotola i dadi. Provocazione affilata che il poeta inserisce, costante, nella sua sconfinata produzione artistica; monito che nasconde le fatiche della sua carriera, le asprezze della vita. Perché di autobiografia è pregna la sua produzione che rispecchia l’andatura della vita. Segue le pause delle sue sofferenze, delle crisi creative (iconica la frase «una sbronza durata dieci anni» per indicare la fase in cui si allontanò dalla scrittura) e che poi prende l’energia di un mare in tempesta, dando alla luce migliaia di scritti che continuano a essere ristampati. Si tratta di versi, lettere, racconti, come se qualsiasi cosa uscisse dalla penna di Bukowski avesse il sapore della poesia, lingua universale.
Il poeta maledetto fa della scrittura una lente di ingrandimento con cui osservare un mondo che descrive con cinismo irriverente, divertendo e ammaliando il lettore tanto che quel “non provare” assume per qualcuno subito il gusto di una dolce sfida.

L’ultimo appuntamento delle New Series al Pacta Salone di Milano, ruota proprio attorno alla figura di Charles Bukowski e riporta sul palco una selezione delle sue opere tra poesia e prosa: HANK al secolo Henry Charles Bukowski, in scena dal 4 al 12 giugno.
Un reading teatrale messo in scena da Riccardo Magherini in qualità di interprete e regista, accompagnato dai musicisti Nico Lanni e Lele Palimento. Il regista ha avuto la fortuna di conoscere di persona Bukowski e ha deciso di regalare al pubblico una performance che racchiude in sé la magia dell’incontro, del ricordo e dell’omaggio.

Quest’ultimo lavoro di Megherini si ricollega a quello del 2002, Pulp-Le ultime ore di Buk Chinaski, all’Apres Coup di Milano ed è proprio qui che avverrà una serata di anteprima allo spettacolo, il 31 maggio alle 21.30, con ingresso libero. Durante questa serata di overture, Una notte con Hank, Magherini e i musicisti ricorderanno l’amico poeta, accompagnati anche dalla traduttrice Simona Viciani, ricreando un’atmosfera all’insegna della poesia e dell’umorismo, tramite i racconti e le opere di Bukowski e gli occhi di chi ha davvero avuto a che fare con questa grande personalità.

Abbiamo avuto il piacere di fare qualche domanda al regista Riccardo Magherini.

Riccardo, come mai proprio Bukowski?

Io ho avuto modo di incontrare personalmente Bukowski negli Stati Uniti, a Los Angeles, dove studiavo acting class con quella che poi è divenuta la mia compagna di vita, e una sua amica era proprio Linda, moglie del poeta. Per questo caso fortuito l’ho incontrato e ammirato molto. Quando è morto, nel 1994, è iniziato per me una sorta di processo interiore per cui volevo fare qualcosa per omaggiarlo e finalmente, con un po’ di ritardo, nel 2002, ho messo in scena Pulp-Le ultime ore di Buk Chinaski, che si rifaceva soprattutto a Pulp, l’ultimo romanzo di Bukowski, ma che inglobava anche altre poesie, come un montaggio. Con il tempo abbiamo pensato di studiare qualcosa di più profondo.

E cosi nasce  HANK al secolo Henry Charles Bukowski, che unisce poesia e musica. Che ruolo ha la musica nello spettacolo?

La musica rappresenta una gran parte della performance, non solo è di supporto e dialogo ma addirittura è ispirata dal suono delle parole e dei ritmi delle opere di Bukowski, che hanno una musicalità intrinseca incredibile.

Nella sconfinata produzione del poeta, come è avvenuta la scelta delle poesie e della prosa da portare in scena?

Il gusto personale ha giocato un ruolo fondamentale nella scelta, ma poi il materiale è stato messo in ordine cronologico utilizzando solo quello del Bukowski maturo, tratto ad esempio da Panino al prosciutto. Abbiamo deciso di mettere in scena il tutto proprio come era solito fare lui che proponeva letture, comunicando e coinvolgendo il pubblico. Nel nostro caso, io prendo in prestito Bukowski per fare lo stesso, in dialogo continuo con i musicisti che sono in scena con me e con lo scopo di restituire, comunque, quell’ironia che caratterizzava lui e i suoi reading.

C’è la volontà di riportare anche la personalità del poeta, così ingombrante e particolare, o soltanto di trasmettere la sua opera?

Non riporto il personaggio Bukowski, perché del resto io ne ho una visione molto personale. Qui ci sono io che trasmetto il mio amore per il poeta, ma non sotto forma di uno spettacolo teatrale bensì in un reading dove lo racconto attraverso il mio punto di vista.

Questo spiega il titolo molto familiare, in cui si usa il nome Hank.

Esatto, inoltre nel titolo dello spettacolo quella che si vede è la firma originale che Hank fece in uno dei libri che mi regalò a Los Angeles.

Un reading che è un modo per entrare in contatto con il poeta attraverso gli occhi di chi lo ha conosciuto e che intende ricordarlo ricreando un’atmosfera unica, attraverso il connubio poesia-musica.
Una serata di divertimento ma anche di ispirazione, del resto, come Bukowski continua nella già citata poesia Rotola i dadi: «Se hai intenzione di tentare, fallo fino in fondo».

 

HANK
al secolo Henry Charles Bukowski
con Riccardo Magherini, Nicola Maria Lanni e Lele Palimento
regia Riccardo Magherini
traduzione Simona Viciani
musiche originali eseguite dal vivo Lele Palimento, Nicola Maria Lanni
assistenti alla regia Bianca Tortato e Stefano Tirantello
costumi e spazio scenico Nello Rickibilli
luci Manfredi Michelazzi (AILD)
foto Alle Bonicalzi
produzione PACTA dei Teatri

 

PAC LAB è il progetto ideato da PAC Paneacquaculture, anche in collaborazione con docenti e università italiane, per permettere il completamento e la tutorship formativa di nuovi sguardi critici per la scena contemporanea e i linguaggi dell’arte dal vivo. Il gruppo di lavoro di Pac ne accoglie sul sito gli articoli, seguendone nel tempo la pratica della scrittura critica.