GIULIA BONGHI | C’è un momento, ne La Bohème, in cui la musica si ferma come per trattenere un respiro, e il passato fa irruzione nella realtà dei personaggi senza che nessuno lo nomini esplicitamente. È il momento in cui Rodolfo e Mimì si ritrovano, dopo che l’amore ha lasciato spazio alla lontananza, alla malattia, alla paura. Quel che accade nel quarto quadro non è solo un epilogo: è un ritorno.

La Bohème è tutta attraversata dal ricordo. Non tanto il ricordo di un evento specifico, ma di una stagione della vita: la giovinezza, l’amicizia, la fame, le notti fredde scaldate da candele e da sogni e soluzioni d’artista. Ricordare è un gesto drammatico, a volte disperato, che porta i personaggi fuori dal tempo presente e li riconsegna a un altrove più sincero. È così anche per noi spettatori: ogni volta che ascoltiamo quella musica, ci sembra di tornare in un luogo familiare, in cui le emozioni sono sospese, pure, quasi infantili.

Ph Roberto Ricci

Ed è proprio un luogo della memoria l’allestimento curato da Marialuisa Bafunno, vincitrice del Bando Operalombardia 2024: una scatola dei ricordi. All’inizio dell’opera, un Rodolfo ormai anziano apre la scatola impolverata che contiene la cuffietta rosa della sua amata Mimì. E così ripercorre tutta sua la storia; la giovinezza è qualcosa che ci lascia, ma che possiamo sempre, ostinatamente, ricordare.

Ambientata in epoca contemporanea, tra graffiti, fotografie digitali e paillettes, questa produzione del Circuito lirico lombardo è stata affidata a un team under 35. Le scene sono di Eleonora Peronetti, le luci di Gianni Bertoli, le coreografie di Emanuele Rosa. Un ensemble giovane che, pur con qualche sbavatura o ridondanza registica — il Rodolfo attempato a tratti troppo presente — dimostra idee chiare e una buona capacità realizzativa.

Dal debutto a Como fino all’apertura di stagione al Teatro Ponchielli di Cremona e alla tappa parmigiana al Teatro Regio, questa produzione è cresciuta e si è trasformata anche grazie ai diversi interpreti musicali. A Parma, la direzione di Riccardo Bisatti ha mostrato qualche squilibrio, soprattutto nei rapporti tra orchestra – la Filarmonica di Parma – e voci. Ad ogni modo è apprezzabile l’espressività asciutta che lascia spazio al vero Puccini, senza compiacimenti o sentimentalismi fuori misura. Si conferma il talento precoce del giovane direttore milanese, classe 2000.

Ph Roberto Ricci

Roberta Mantegna interpreta il ruolo di Mimì con voce solidità e morbida, nient’affatto lamentosa, pur risultando un po’ più statica dal punto di vista espressivo. Atalla Ayan restituisce un Rodolfo vocalmente espressivo, nonostante l’indisposizione annunciata prima dell’inizio dell’opera. Si conferma abile e incisivo Alessandro Luongo nel ruolo di Marcello, e sono affidabili anche gli altri bohémiens: Roberto Lorenzi come Schaunard, e Alexei Kulagin nei panni di Colline. Maria Novella Malfatti è una Musetta dal timbro scuro e sensuale, che bene si adatta al personaggio. Molto efficace Eugenio Maria Degiacomi, che caratterizza con gusto e misura i due ruoli comici di Benoît e Alcindoro, restituendo a entrambi uno stile vocale appropriato e mai sopra le righe. Completano il cast Francesco Congiu, brillante Parpignol, Angelo Lodetti e Matteo Mazzoli nei ruoli dei doganieri, infine Matteo Monni come venditore ambulante.

Ph Roberto Ricci

L’ambientazione è contemporanea, ma non forzatamente attualizzata: Musetta è una ballerina e aspirante influencer, Marcello è uno street artist, Schaunard un musicista rock e Colline un attivista impegnato nella lotta contro il cambiamento climatico.

Nonostante alcune scelte registiche discutibili, come le fiamme che si accendono senza apparente ragione alla morte di Mimì, viene gestita quella perfetta e implacabile macchina drammaturgica emotiva costruita da Giacomo Puccini, tutt’altro che semplice. In definitiva, l’approccio ha saputo cogliere il nucleo autentico dell’opera: il ricordo della giovinezza, assieme alla dolce violenza della vita.

 

LA BOHÈME

Scene liriche in quattro quadri su libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa
Musica di Giacomo Puccini

Rodolfo Atalla Ayan
Schaunard Roberto Lorenzi
Benoit e Alcindoro Eugenio Maria Degiacomi
Mimì Roberta Mantegna
Marcello Alessandro Luongo
Colline Aleksei Kulagin
Musetta Maria Novella Malfatti
Parpignol Francesco Congiu
Sergente Dei Doganieri Angelo Lodetti
Doganiere Matteo Mazzoli
Venditore Ambulante Matteo Monni

Filarmonica di Parma
Direttore Riccardo Bisatti
Coro del Teatro Regio di Parma
Maestro del Coro Martino Faggiani
Banda degli Allievi del Conservatorio Peri-Merulo
Coro di Voci Bianche del Teatro Regio di Parma
Maestro del Coro di Voci Bianche Massimo Fiocchi Malaspina
Regia e costumi Marialuisa Bafunno
Scene Eleonora Peronetti
Luci Gianni Bertoli
Coreografie Emanuele Rosa

Nuovo allestimento in coproduzione con OperaLombardia e iTeatri di Reggio Emilia

Teatro Regio di Parma, 10 aprile 2025