Malandain rehearsal photo by M.Logvinov
Malandain rehearsal _ photo by M.Logvinov

ANTONELLA POLI | In occasione del XXIII edizione del festival « Le Temps d’Aimer la Danse » di Biarritz (Francia) che ha proposto 46 spettacoli e ha ospitato 30 compagnie, il suo direttore artistico, Thierry Malandain, ci svela i segreti della sua organizzazione, i principi ispiratori delle sue creazioni artistiche e le tendenze del panorama coreografico.

A.P. Si é giunti alla XXIII edizione del Festival. Quali sono stati i criteri di scelta delle compagnie ospiti e quali sono le ambizioni di questa manifestazione ?

T.M. La mia ambizione principale per l’organizzazione del festival é quella di dare un panorama aperto a 360 gradi sulla danza contemporanea del momento. Inizio a visionare i video delle compagnie che mi propongono i loro lavori anche due o tre anni prima. Abbiamo anche una rete internazionale di partners che ci suggerisce nuovi artisti, testimoni delle nuove tendenze. E’ il caso quest’anno del coreografo Samir Calixto, che grazie all’associazione KORZO dell’Aja, ente che offre studios ad artisti giovani permettendo loro di lavorare sulle loro creazioni, ci ha regalato un duo straordinario sulle Quattro stagioni di Vivaldi.

Altra nostra fonte di scoperta é il concorso Reconnaissance che ha luogo nel Nord della Francia ogni anno in novembre. Il Festival dà la possibilità ai vincitori di esibirsi. Certamente le scelte non sono facili e d’altro canto non posso accettare solo quello che mi piace. L’importante per me, é che l’opera proposta abbia un senso, sia coerente e possa aprire le porte dell’immaginario per permettere al pubblico di cogliere la differenza tra i diversi stili coreografici.

Lei ha già creato più di 70 balletti, ma come ha cominciato la sua carriera di coreografo ?

Ero ballerino al Ballet de Nancy, e stranamente pur avendo solo ventitré anni pensavo già al mio futuro, a cosa diventare terminata la carriera di danzatore. Le mie ambizioni erano quelle di divenire scenografo, decoratore di teatro e seguivo a tal scopo dei corsi per corrispondenza. Nel 1984 partecipai, un po’ per caso, al concorso per giovani coreografi di Volinine (antico ballerino dei balletti russi) vincendolo ; seguirono poi i due successi al concorso di Nyon (1984-85). Nel 1986 iniziai a dedicarmi completamente alla coreografia fondendo la compagnia  « Le Temps présent » con otto danzatori miei colleghi a Nancy. Ed é grazie a questo nucleo solido, nel quale ancora oggi alcuni di loro lavorano, (vedasi Richard Coudray, maître de ballet della compagnia), che ho potuto sviluppare le mie idee coreografiche.

Il suo stile coreografico ha subito trasformazioni nel corso di questi anni ?

Sono stato sempre fedele alla tradizione classica in cui mi sono formato come artista. Forse per questo, ho l’etichetta di essere un coreografo neoclassico. Ma sono stato anche attento all’evoluzione della sensibilità del mio pubblico, alla ricerca di contenuti per i miei balletti adeguandolo a un liguaggio gestuale ricco e innovativo.  In Magifique, opera dedicata ad alcuni estratti dei più grandi balletti classici ho adottato anche l’ironia come chiave vincente ; in una Dernière Chanson (premio della critica di Danza 2012) ho fatto rivivere la musica dei madrigali del XVe XVI sec.; in Juliette et Roméo ho riadattato la tragedia dei Capuleti e Montecchi ispirandomi alla spiritualità della musica di Berlioz e con l’ultima creazione, Cendrillon, mi sono immedesimato nel personaggio femminile. Chi di noi non ha l’aspirazione alla bellezza, all’equilibrio, all’essere messo in luce ? Cerco di creare sempre dei balletti che siano delle opere d’arte trascendendo la realtà.

Quali sono oggi le tendenze del panorama coreografico ?

Si ha l’impressione che si voglia distruggere il patrimonio storico, io penso che bisogna riconoscerne ancora il valore. Si ha la tendenza a proporre degli spettacoli in cui « il corpo del danzatore » non esiste più diventando « ordinario ». E la danza dovrebbe rimanere l’arte corporea per eccellenza. I danzatori sembrano non avere avuto una formazione solida e i loro fisici non trasmettono più quelle vibrazioni che dovrebbero. Una volta, si guardava all’avanguardia per trarne degli spunti (vedasi l’influenza di Isadora Duncan o Loie Fuller sulla danza classica) oggi é il contrario. Le due dimensioni possono coesistere molto bene insieme, senza fratture.

Soprattutto in Francia, si ha l’impressione che il sistema voglia soffocare la memoria, e questo é a mio parere un grande errore. Ció non succede in Inghilterra ove per esempio coreografi come Wheeldom continuano a lavorare  sull’innovazione nella tradizione, ma anche all’estero : posso citare un coreografo come Ratmansky capace di avere un linguaggio moderno senza rinnengare il passato.

I suoi progetti ?

In Luglio dell’anno prossimo ci sarà uno spettacolo a Pau (Pirenei francesi) che riunirà le tre più grandi compagnie francesi del Sud-Ovest. Con noi ci saranno il Ballet du Capitol di Toulose e l’Opéra di Bordeaux accompagnati dall’Orchestra nazionale di Pau.

Altre info disponibili su:

http://letempsdaimer.com/ 

http://malandainballet.com/

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