1623710_10204025711068353_4945431254649640025_nRENZO FRANCABANDERA | Si e’ chiusa da poco la kermesse di arti performative MArteLive Sardegna, che si e’ svolta a Cagliari. Dopo la votazione da parte della giuria popolare e della giuria di qualità, formata da Ilaria Nina Zedda, Karim Galici, Marco Peri, Michele Sarti, Anna Brotzu, Enrico Lixia, Alessandra Menesini, Francesca Mulas e Pietro Olla, le diverse sezioni hanno i loro vincitori. Per la sezione Musica, vince Hola la Poyana!, progetto solista di Raffaele Badas. Nel Teatro Alberto Lorrai, con la performance “L’impulso dell’Amigdala” accompagnato dalla figlia Aurora, al debutto come attrice.

Nella fotografia, la vittoria a ben due fotografi, Laura Francesconi e Virgilio Zuddas, con i rispettivi progetti “Vita da cassintegrati” e “Simmetrie urbane”. Veronica Secci, peraltro la più giovane delle artiste in gara, ha vinto per la sezione letteratura con il racconto breve “Come nelle giostre”, mentre l’artista circense Adoliere (Ado Sanna) ha vinto per la sezione Circo, con lo spettacolo “Bersagli”. Premiata anche la compagnia DanzaLabor, che ha partecipato con il progetto fuori concorso “Colorscrostato”, per l’alta e indiscussa qualità del lavoro, offrendo anche a loro l’occasione di partecipare alle finali di Roma. I sette vincitori rappresenteranno la Sardegna a settembre alle finali nazionali MArteLive. Molti giovani artisti in lizza per presentare il loro lavoro e accedere a passi successivi di un evento performativo aperto all’autopromozione dal basso. Forse questa una delle chiavi del successo dell’iniziativa. A coordinarla Karim Galici con il quale abbiamo scambiato alcuni punti di vista ad evento concluso.

MArteLive in Sardegna, a giochi fatti cosa è stata? Una kermesse, un’opportunità, un festival, tutte queste cose o nessuna di queste?

MArteLive Sardegna è stato un festival perché ha richiamato tutte le caratteristiche che coinvolgono i partecipanti in una dimensione eccezionale, di grande coinvolgimento emotivo e percettivo. Gli artisti e il pubblico si sono ritrovati in quel modello wagneriano in cui festa e spettacolo coincidono.

Cosa hai potuto mettere in campo delle tue esperienza manageriali pregresse e cosa invece ti ha totalmente spiazzato e messo di fronte a cose nuove?

Ho messo in campo tutte le mie esperienze manageriali – a partire dai grandi eventi come La Notte Bianca di Roma – ma soprattutto le mie esperienze da regista. Mettere insieme 50 artisti e fare in modo che ognuno faccia emergere il proprio talento richiede un coordinamento creativo.

Dove sta il confine fra una buona e una cattiva organizzazione? Cosa si può migliorare?

Il confine è rappresentato dalle criticità. Una buona organizzazione le anticipa e le trasforma in opportunità, una cattiva le prova a risolvere al momento. Si dovrebbe investire più tempo nell’ideazione e nella pianificazione, per spenderne meno nell’attuazione.

Quanta gente ha condiviso questa esperienza e che pubblico hai avuto?

100 giovani artisti (compresi i tecnici al seguito) hanno coinvolto circa 400 persone di tutte le età. Un bel pubblico eterogeneo che ha unito famiglie e bambini, operatori culturali e autorità, appassionati e semplici curiosi, in un unico clima festoso.

La più grande soddisfazione?

Realizzare un grande evento in poco tempo e con scarsissime risorse. In pochi abbiamo creduto a questo progetto sin dall’inizio e in tanti sono poi voluti salire sul carro dei vincitori: sono soddisfazioni anche queste!