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ph. Federika Patania

MARTINA VULLO | «Una persona da sola non può cambiare il destino del proprio paese» mi spiega la mia amica Vanessa, facendomi da cicerone, davanti all’ingresso di Farm Cultural Park a Favara. «Perché un luogo possa cambiare occorre l’impegno di una comunità». È questa la ragione per cui il simbolo della galleria d’arte e residenza artistica nata nel 2010 nel paese dell’agrigentino, consiste in una bandiera rossa a pois bianchi: Il rosso è il simbolo della città, i diversi punti bianchi rappresentano invece gli individui che, collaborando, investono ogni giorno nella sua crescita culturale e artistica.

Fra gli abitanti del posto in pochi avrebbero scommesso sulla concretizzazione di una simile utopia eppure oggi, quello che fino a pochi anni fa era un vecchio quartiere occupato da case decadenti, si è trasformato – grazie alla visione del notaio Andrea Bartoli e della moglie: l’avvocato Florinda Saieva – in  un innovativo sito architettonico classificato dal blog britannico Purple Travel come la sesta meta turistica di arte contemporanea al mondo. Nei pressi dell’antico cortile strutture moderne e colorate si alternano a case più vecchie in cui l’immagine di un gatto nero si erge sulle porte a promessa di un’espansione futura. C’è

gatto
ph. Federika Patania

sempre qualcosa da fare o vedere: mostre e installazioni, workshop e incontri culturali, ma la ragione che il 21 Agosto ci ha spinte ad andare, è stata una delle nano-performance realizzate nella ScenarioFarm: la casetta a due piani adibita a residenza per la Compagnia Zappalà Danza. In questo singolare luogo, dall’8 Luglio, ogni fine settimana si tiene una piccola azione formato one to one, ideata ogni volta da diversi danzatori o collaboratori della compagnia. La performance  a cui  abbiamo preso parte – penultimo fra gli appuntamenti della stagione – prende il nome di Natura Umana. Il performer protagonista è Fernando Roldan Ferrer (ideatore del concept insieme ad Alessandro Sollima).

 

La mia esperienza ha avuto inizio all’esterno della casa, da dove Sollima esibendo una scatola in cartone, contenente palloncini di colore prevalentemente blu, ha invitato di volta in volta i singoli “avventori” a sceglierne uno da portare con sé. La consegna iniziale è stata di salire le scale e chiudersi alle spalle la porta della NanoBox (luogo adibito alla nano-performance). La stanza misura orientativamente tre o quattro metri quadri ed è circondata da pareti bianche. Per l’occasione è stata allestita con un appendiabiti, collocato sulla sinistra, sopra il quale una bottiglia, delle cannucce colorate e dei bicchieri in plastica sono stati variamente disposti a ricordare le costruzioni spartane che si realizzano alle elementari per gli esperimenti in scienze. Alla destra è stato disposto un mobile con sopra una pianta. Al centro della stanza il giovane Roldan Ferrer impegnato ad introdurre la struttura della perfomance.

Al fruitore spetta un ruolo falsamente attivo: è partecipe dell’azione ma senza possibilità di scelta. Il performer lo coinvolge facendosi porgere il palloncino scelto, ma lo utilizzerà solo se di colore blu (in caso contrario lo butterà a terra scegliendone personalmente uno del colore “giusto”). Una volta collocato sopra la bottiglia, il palloncino si sgonfia facendo passare l’acqua attraverso cannucce e bicchieri, per poi farla giungere al bollitore sostenuto – su richiesta – dallo spettatore stesso. Accanto a lui il performer, con un finto sorriso e in posa da selfie, maneggia un iPhone con un cronometro attivato a scandire il tempo dell’esperimento. Alla prima parte dell’azione, ne segue una seconda in cui il bollitore pieno d’acqua – colorato da luci provenienti dal soffitto e accompagnato dal suono de La primavera di Vivaldi – viene messo su un fornello acceso e da una terza in cui l’acqua ormai bollente viene versata sulla piantina a destra. L’esperienza si conclude all’esterno della casa con la ricezione di un foglio contenente una riflessione sulla vocazione autodistruttiva dell’uomo. La scelta di uno spazio ristretto e quella di approcciarsi al singolo sembrano suggerire la ricerca di un rapporto intimo con lo spettatore: questa era stata ad esempio l’intenzione del Teatro del Lemming nella costruzione dello storico Edipo (sottotitolato appunto Tragedia dei sensi per uno spettatore), ma anche l’intento alla base di altre nano-performance: penso ad esempio a JUKEmanBOX in cui un performer, bendato, abbracciava ogni spettatore alla ricerca di nuovi modi di percepire l’altro. In Natura Umana questa presunta intenzionalità viene però negata dall’atteggiamento del performer la cui vicinanza fisica non fa che amplificarne la distanza emotiva: lo sguardo è fisso sull’interlocutore ma gli occhi sono sbarrati e non comunicano. La meccanicità dei movimenti e la prassi di dare del Lei allo spettatore, contribuiscono a rendere il tutto maggiormente impersonale.

13938265_1148555801881678_8172981197657899916_oCome racconta Alessandro Sollima, con questa performance si è cercato di costruire una macchina perfetta che denunciasse gli automatismi dell’uomo, tassello interscambiabile nell’attuale società di consumo. I significati attribuiti dagli spettatori sono stati tuttavia fra i più vari: qualcuno ha raccontato di aver osservato il bollitore riflettendo sull’importanza di rituali semplici che riempiono di senso il tempo, pensando in particolare alla cerimonia orientale del the; qualcun altro si è identificato invece nell’elemento dell’acqua, scorgendo nei suoi vari passaggi una diversa fase della propria vita. Un elemento chiave su cui riflettere in relazione alla performance è indubbiamente il tempo da intendersi in tre diversi modi: come epoca (quella in cui viviamo, che rappresenta il tema della creazione), come durata della performance (breve, ma probabilmente per questa ragione incisiva) e soprattutto come durata della costruzione dell’azione: il tempo limitato di una prova creativa, con cui interpreti di alto livello in questi mesi si sono misurati, mostrando di essere in grado di offrire agli spettatori interessanti spunti di riflessione da portare a casa con sé.

Agli appassionati di danza ricordiamo che alla Compagnia Zappalà Danza sarà dedicata una personale rassegna che si terrà al teatro Elfo Puccini di Milano, fra il 10 e l 12 Ottobre, durante il festival MILANoLTRE.