FRANCESCA DI FAZIO | Portare la poesia a teatro. Portare il pianto d’amore di Hölderlin per Diotima. Trasporlo in una terra desolata, come quella di Beckett o come quella di Tarkovski, dove ciò che s’impara e si ricerca è sparire. Portare il teatro al di là del suo potenziale narrativo per tentare un’astrazione poetica da un mondo la cui realtà non è più un luogo accogliente.

Al Nouveau Théâtre de Montreuil è ospitata una retrospettiva sulla Grecia e sulle sue attuali creazioni teatrali: Blitztheatregroup (Angeliki Papoulia, Christos Passalis, Yorgos Valais), compagnia formatasi in Grecia nel 2004, è presente con la sua ultima creazione, presentata al Festival di Avignone nel 2016, “6 A.M. – How to disappear completely”.

Una musica simile a un rumore di sottofondo viene a coprire il vocio del pubblico in attesa che inizi lo spettacolo, prima ancora che le luci di sala si spengano. Si è avvolti dal suono. Una figura di donna, debole e ferita, sola in mezzo al palco, con alle spalle uno schermo bianco di cielo dal sole nero, recita le parole dell’elegia hölderliniana Menon piange per Diotima. È questo il momento più poetico della rappresentazione. Quando lo schermo si alza e la donna esce di scena compare un misterioso cantiere, uno spazio desolato di banlieue, ai confini del mondo abitato. Qui un gruppo di persone si muovono nello spazio in un movimento continuo che sembra tuttavia non arrivare ad alcun fine. Salgono sulle impalcature nella ricerca di un’altezza che sia una via di fuga, ma quel che viene in mente a guardarli è la Todesfuge di Celan.
A volte vengono ripetuti alcuni versi della poesia iniziale:
«Ogni giorno cammino sotto il cielo e cerco invano un cambiamento.
Da lungo tempo ho domandato loro tutto, ai sentieri di campagna;
le colline là in alto dove soffia la freschezza, erro da una all’altra, e dall’ombra alla sorgente».

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Siamo in un mondo pre o post apocalittico, in un’atmosfera oscura, di totale crudeltà. Un mondo in costruzione appare mentre un altro va in distruzione. Gli uomini corrono da una parte all’altra sobbalzando ad ogni rumore, impauriti, affannati. Il pubblico percepisce questi spazi da una posizione distaccata, chi sta sul palco non rivolge quasi mai lo sguardo verso la platea. Un unico momento di contatto è dato da uno stacco di buio in cui dal palco si riversa sul pubblico una grande nuvola di fumo.
La musica ha una parte preponderante nel creare associazioni evocative tra i movimenti e il testo, tuttavia l’evocatività rimane tale e non evolve in una dispiegazione di senso più compiuta. È questo, del resto, il fine stesso della compagnia: «Cerchiamo di portare il pubblico in sentieri nascosti, incoscienti, subcoscienti, senza cercare di avvicinarlo in maniera frontale o diretta» (Angeliki Papoulia).

Il testo di Hölderlin è scelto perché «portatore di un immenso bisogno, di un’urgenza», perché propone una scomparsa del mondo logico al fine di penetrare in un’altra realtà. La poesia può inventare una diversa percezione del mondo, «senza la quale vivere sarebbe insopportabile» (Christos Passalis). Cercare di sparire completamente significa allora cercare di uscire da una realtà che non è più portatrice di senso, che non accoglie più la vita, significa cercare un nuovo luogo in cui costruire qualcosa di nuovo.
«Ecco cosa significa sparire: essere un traditore della logica comune» (Christos Passalis).

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Da Ménon pleurant Diotima di Friedrich Hölderlin tradotto in greco da Stella Nikoloudi (AGRA publications)
Concezione e messa in scena BlitzTheatreGroup (Angeliki Papoulia, Christos Passalis, Yorgos Valais)
Drammaturgia Stefanie Carp, Nikos Flessas
Assistente alla regia Vasia Attarian
Scenografia Efi Birba, assistita da Alexia Chrysochoidou
Coreografia Yannis Nikolaidis
son Coti K – Yorgos Konstantinidis
Luci Tasos Palaioroutas
Costumi Vassilia Rozana, assistita da Lena Papamichail
Con Aris Armaganidis, Michalis Kimonas, Katerina Mavrogeorgi, Yannis Nikolaidis, Angeliki Papoulia, Christos Passalis, Yorgos Valais