MARGHERITA SCALISE | Cinque danzatori compaiono dal buio. Hanno dello scotch sugli occhi, galleggiano sul posto come se cercassero di captare il luogo dove sono finiti. Ci troviamo al TeatroLaCucina, presso l’ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini, ed in scena ci sono Michele Abbondanza e Antonella Bertoni con Gli Orbi, insieme a Eleonora Chiocchini, Tommaso Monza e Massimo Trombetta. I danzatori si cercano, allungando le mani, come nel quadro di Peter Bruegel La parabola dei ciechi, fino a quando si stringono e inizia una giga, composta da passi ritmati, cadenzati dai colpi della musica.

la parabola dei ciechi
La parabola dei ciechi, Peter Bruegel

La giga diventa un girotondo, poi un trenino, sa di danze popolari e di riti eterni, come se rimanere ancorati gli uni agli altri fosse l’unico modo per esistere. I ciechi danzano e abitano un nuovo mondo, fatto di nuove regole note solo a loro. All’improvviso, una danzatrice esce dal gruppo: si strappa lo scotch e danza furiosa la sua libertà. E tuttavia, come è vero che il “diverso” è colui che è in minoranza, la minoranza in un gruppo di ciechi è costituita da chi vede, ed è quindi chi possiede la vista ad essere il diverso. Ed è così che la danzatrice “diversa” per non sentirsi tale non può che tornare a danzare con gli altri ciechi, tentando di ritornare nei loro patterns, nelle loro regole, pur vedendoci. Ecco la differenza tra il cieco e l’orbo: il secondo potrebbe vedere, ma decide di non farlo.

In un altro quadro, Antonella Bertoni avvizzisce e con voce gracchiante racconta al microfono: “io mi ricordo che ero bella, saltavo in alto, volavo in aria come un uccellino, ma ora una noia, che palle”. Alle sue spalle, due danzatori incappucciati e vestiti di nero, sollevano in aria e fanno volare Eleonora Chiocchini, l’altra danzatrice del gruppo, vestita uguale ad Antonella. Quest’ultima cerca di trascinarla fuori scena, lamentando ancora “che peso i ricordi, che noia”: ed ecco una seconda variazione sul tema orbi, ovvero il non voler guardare il presente ma rimanere a crogiolarsi nel ricordo del passato.                                                                                                                                               ©GiorgioTermini-3839_webIl gruppo ritorna, ballando sempre la stessa giga, la cui ossessione ricorda le danze tirolesi di Alessandro Sciarroni in FOLK-S. will you still love me tomorrow? . I danzatori indossano passamontagna neri, rendendosi ancora una volta orbi. Abitare nel buio, è, però, consolante per certi aspetti: nel buio si ha un rapporto privilegiato con la propria intimità, e ci si concede la nudità (Saramago e il suo Cecità tornano subito in mente). Così due danzatori rimangono in biancheria intima, cercano di avere un contatto sessuale con gli altri del gruppo ma vengono ignorati. Alla spoliazione dei passamontagna, uno dei due (Tommaso Monza) si veste con una tuta integrale color carne, creando un contrasto grottesco tra la nudità desiderata e quella (non) mostrabile agli altri. La ricerca dell’amore altrui continua, questa volta non per costrizione, ma per rapporto col giudizio: mentre Antonella Bertoni fa la parte di una madre da compiacere, Tommaso si prodiga in tutti i modi per ricevere i suoi complimenti e il suo amore (“bravo, così piace alla mamma!”), ma ricevendo alla fine solo botte. Non si può ottenere amore finché si fa coincidere la propria identità con la propria performance, questo sembra dire la scena: in questo caso, l’essere orbi risiede proprio nel non riconoscere il proprio bisogno di essere accolti per ciò che si è e non per ciò che si fa. Alle botte della madre si aggiungono quelle degli altri danzatori, come se la società intera fosse il giudice della performance: Tommaso viene denudato del tutto, guarda il pubblico, sorride ed esce di scena. Alla prova della vergogna pubblica l’uomo non ha più nulla da perdere: se riesce a riconoscerlo, la nudità è uno stato di liberazione su cui si può persino sorridere.

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I quadri successivi riguardano proprio questo contrasto tra la persona pubblica e quella privata: in un’ostentazione ironica di belle maniere ed etichetta pulita (con una divertente pantomima di party elegante su un valzer di Strauss) il gruppo evidenzia la finzione delle apparenze, pronte a cadere non appena il singolo rimanere da solo.  Michele Abbondanza, ben vestito, si spoglia rivelando un abbigliamento intimo erotico da spogliarellista. La dimensione intima esplode allo spogliarsi lascivo di tutti i danzatori, che aprono una sequenza orgiastica che punta sullo squallore e la svendita del pudore. Orbi perché annebbiati, passivi, volontariamente assenti e privi di critica. La sequenza è lunga, e finisce con il silenzio (la musica non ha lasciato un secondo senza martellare) e i danzatori che guardano, assenti, il pubblico. Un pubblico che ha visto tutto, più che un semplice voyeur: un pubblico reso orbo dall’eccesso e dall’assuefazione all’immagine.

 

TRAILER  “GLI ORBI”

 

GLI ORBI

di Michele Abbondanza e Antonella Bertoni
con Eleonora Chiocchini, Tommaso Monza, Massimo Trombetta, Antonella Bertoni, Michele Abbondanza
elaborazioni musicali Tommaso Monza
collaborazione alla creazione Danio Manfredini
organizzazione Dalia Macii
amministrazione e ufficio stampa Francesca Leonelli
produzione Compagnia Abbondanza/Bertoni
coproduzione Orizzonti Festival Fondazione
con il sostegno di Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Provincia Autonoma di Trento – Servizio Attività Culturali, Comune di Rovereto – Assessorato alla Cultura, Regione Autonoma Trentino Alto Adige

Da vicino nessuno è normale 2018

Olinda, ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini

27 giugno 2018