FILIPPA ILARDO | Energie fresche alla ricerca di un nuovo pubblico e due parole d’ordine, audacia e operosità: in altre parole Performare Festival.

Dopo una tappa a Serradifalco, piccolo centro dell’entroterra siciliano (dal 15 al 18 giugno), l’evento si è svolto per due week and di giugno a Catania Zo – Centro Culture Contemporanee di Catania, che ha ottenuto recentemente dal Mibact il riconoscimento – unico in Italia – di Centro di programmazione multidisciplinare.

Una buona notizia, quest’ultima, che apre ottime prospettive per il prossimo futuro e che premia l’importante lavoro del centro come baluardo per il contemporaneo, in una città in cui gli spazi destinati ai nuovi linguaggi sembravano ridursi.

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Performare Festivalè stato un festival aperto in particolare alla danza e con un’attenzione specifica ai linguaggi del corpo. Ha coinvolto una dozzina circa di artisti e giovani compagnie provenienti dal territorio siciliano, da varie regioni italiane e da diversi paesi europei.

Vincere l’isolamento e stabilire connessioni focalizzando obiettivi comuni, questo il senso dell’incontro, svoltosi a Serradifalco, con la Rete Latitudini – rete di drammaturgia contemporanea siciliana, sulla possibilità di una programmazione comune dei piccoli teatri

Nella stessa direzione va l’incontro-dialogo con il pubblico del coreografo Roberto Zappalà, coordinato da Stefania Rimini, docente universitaria spesso impegnata nella promozione dei linguaggi contemporanei a Catania.

Particolare attenzione è stata dedicata alla formazione, durante il festival si sono svolti tre laboratori, il primo tenuto dalla compagnia SinespaZio (Carmen De Sandi e Francesca Formisano), gli altri da Horacio Macuacua e da Sara Orselli (compagnia Carolyn Carlson).

Fra gli spettacoli in programma, abbiamo visto Beviamoci su_No Game, regia, coreografia ed interpretazione del gruppo italo-francese formato da Francesco Colaleo, Maxime Freixas, Francesca Linnea Ugolini, sulle musiche di Mauro Casappa.

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Che sia dal gioco o dall’alcool, la dipendenza è condizione di perdita e mancanza, disequilibrio, pendio in cui si sonda il confine tra la grazia e la dis-grazia, il piacere e l’edonismo, la perdita di controllo di sé e del proprio corpo, delle proprie reazioni. Tre esseri pieni di grazia, chiarissimo il riferimento iconografico alle “Tre Grazie”, che scivolano lentamente verso il baratro, tra soavità e pesantezza, riso e smorfia, piacere ed edonismo, armonia e sbilanciamento. Pacman che attraversa la scena per linee perpendicolari, una grande bottiglia gonfiabile che provoca piacere sessuale, automatismi e sussulti, elasticità del movimento, tensioni verso l’alto, sensibilità percettiva e amplificazione della stessa.

Il flusso del movimento è ipnotico, cadenzato, il gioco compositivo di rarefatta armonia. Bellezza pittorea con la complicità di perfetti tagli di luce e le gradazioni dal senape all’arancio dei costumi.

Sul crinale tra significazione ed astrazione, in tensione continua tra descrittivismo e bellezza assoluta, nel suo senso letterale absolutus (ovvero libero da qualsiasi limitazione anche quello del significato), la Compagnie MF sperimenta il proprio linguaggio fatto di delicatezza e forza, di antitesi e sintesi.

 

COMPAGNIE MF

Beviamoci su_No Game

Regia, coreografia ed interpretazione: Francesco Colaleo, Maxime Freixas, Francesca Ugolini

Musiche: Mauro Casappa

Rielaborazione musicale: Maxime Freixas

Produzione: Artemis Danza

in collaborazione con ACS Abruzzo Circuito Spettacolo, Micadanse (Parigi), Anticorpi XL, Twain Residenza Spettacolo dal Vivo

 

 

 

 

 

 

 

 

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