DALILA D’AMICO | Viviamo fiumi di bacheche clonate e ci piacciamo a vicenda: video virali del giorno in cui dimorano i residui delle nostre magre consolazioni; oggi è un ragazzo che sfida Casa Pound in nome dell’uguaglianza tra le persone, ieri una ragazza che si batte per il rispetto dell’ambiente. Quando ciò che dovrebbe essere unanimamente condiviso diventa l’eccezione eccezionale a vessillo delle nostre urgenze, non stiamo forse perdendo una partita? Quando ciò che ci ferisce amaramente diventa pubblico sfogo alla mercé delle condivisioni altrui, non stiamo forse, pur nelle migliori intenzioni, alimentando i discorsi del Potere dietro la falsa illusione di scuotere le coscienze? Quali poi? Quelle di chi la pensa già come noi? E il gioco si fa ancora più accattivante quando si alza la voce da un piccolo pulpito rivolto a una sub-comunità, quella del teatro. Qui gli interlocutori si ristringono e il pericolo del conflitto si assottiglia.

Come far esplodere allora la bolla in cui stiamo ristagnando? Come continuare a fare critica del presente aggirando il compiacimento di rivolgerci a una cerchia consolidata che condivide, almeno in linea di principio, le cause per cui ci battiamo giornalmente? Come fare a uscire dalla propria piccola e accomodante casa e arrivare a chi non la pensa come noi? Come fare a combattere insieme il nemico che dalla micro alla macro comunità prende le vesti ora dell’amministrazione che chiude un festival, ora di logiche ministeriali anacronistiche, ora di fascismi e razzismi ignoranti, di decreti stupratori di civiltà o di manifestazioni medievali? Come trasformare la frustrazione in bellezza e il ragionamento in azione?

Io non lo so, ma mi sono voluta concedere l’arroganza di creare questo spazio per raccogliere quante più risposte possibili. Uno spazio che scardini i muri consolatori delle nostre comfort zone, che si assuma il rischio di disattendere i linguaggi politically correct e boicotti l’ancoraggio alle battaglie comuni come strumento di consenso. Uno spazio dedicato a questo presente che non ci piace e che vorremmo cambiare, che si faccia latore non solo di buone pratiche, ma anche di realtà scomode, perché il presente si nutre di conflitti e occultarli equivale ad appiattirne la complessità.

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La porta accanto quindi è uno spazio aperto a chiunque voglia raccontare il presente, non solo quello del teatro, ma quello dei processi performativi che ci scorrono accanto, appena fuori dal nostro pianerottolo. Questa “mappa” inizia con un’esperienza virtuosa che ha fatto dello scavalcamento di “recinti” prestabiliti la propria forza. È la storia della piccola Osteria Grandma, nel cuore di un quartiere popolare romano: Quadraro. È la storia di uno dei suoi fondatori, lo chef Lorenzo Leonetti e dei processi che pian piano sta “alimentando” sul territorio: «Sono cresciuto professionalmente in un mondo della ristorazione che predicava l’astensione da qualsiasi commento o considerazione al di fuori della ceramica del piatto, della salatura della carne o della efficacia dell’immagine coordinata. Ma se la Cucina come in tanti sostengono (io per primo) è Cultura, oltre al gusto voglio usarla per trasmettere altri Valori».

Entrare al Grandma non significa solo consumare un pasto, ma condividere pensieri e riconoscersi in dei valori. Spesso l’Osteria ospita eventi a sostegno di cause umanitarie e discussioni a cura di associazioni impegnate nella difesa dei diritti umani. Ad accoglierti all’entrata c’è un manifesto che difficilmente trova spazio in luoghi della ristorazione e che esplicitamente dichiara la posizione di chi lo gestisce. L’unione tra mondo della ristorazione e impegno nel sociale è inoltre portata avanti operativamente da Lorenzo attraverso un processo di formazione e inserimento lavorativo nell’ambito del terzo settore rivolto sia a persone migranti che a italiani, nell’idea che chiunque debba godere delle stesse opportunità.

Con il Grandma e con la collaborazione di Monica D’Angelo, esperta di inserimento lavorativo, Lorenzo ha dato vita al progetto pilota di scuola Matechef, che ha coinvolto più di 60 ragazzi, inseriti poi in attività ristorative. Questa attività lo ha portato ad essere contattato da Amnesty Italia e da Casetta Rossa, nel cuore di un altro quartiere popolare romano, Garbatella, per partecipare al progetto Pasto sospeso. L’iniziativa promossa da Erri De Luca e Chef Rubio offre la possibilità di lasciare una quota simbolo, dai 5 euro in su, per offrire un pasto a chi non può permetterselo. Oggi il Grandma è diventato non solo un punto di ritrovo per il quartiere, ma crocevia di azioni, non ultima quella di sostenere l’associazione Big Up Circo nella costruzione di un tendone da circo nel cuore del Quadraro. Così lo scorso 7 Aprile è stato inaugurato il CircoQuadro in occasione dell’evento Storie a due passi, a cura di Big Up Circo e l’associazione Baracca e Burattini. Questa puntata pilota di La porta accanto inizia quindi con la video intervista a Lorenzo Leonetti e Leonardo Varriale, co-fondatore di Big Up Circo.