62512265_10156977206910861_7089040253024993280_nRENZO FRANCABANDERA | «La felicità non mi ha mai interessato molto, e penso che la ricerca della felicità sia un progetto assurdo».
La conversazione con Sergio Blanco, drammaturgo e regista franco-uruguaiano ha sempre risvolti interessanti perché l’uomo, il pensatore, vorremmo dire perfino il mistico, indagatore dell’animo umano nelle sue pieghe più nascoste, ama collegare e sviluppare la conoscenza su moltissimi piani, utilizzando l’espediente scenico per riflettere su questo complesso puzzle che è l’essere umano.
Il pubblico italiano ha conosciuto l’autore in primavera, a Vie Festival che lo ha proposto in apertura con El bramido de Düsseldorf, spettacolo in cui affronta il tema relativo alla morte del padre, ma anche i limiti dell’arte, la rappresentazione della sessualità e la ricerca di Dio.
Lo abbiamo poi incontrato durante il Festival Performazioni, curato da Instabili Vaganti a Bologna a inizio giugno, quando abbiamo potuto avere con lui una lunga ed ampia conversazione sui temi della sua poetica e sul suo pensiero, a margine di un laboratorio in cui indagava con alcuni partecipanti la tecnica di indagine sul sè dell’Autofinzione, oggetto anche di una pubblicazione (data alle stampe proprio in questi giorni insieme ad una silloge del suo teatro, da Cue Press).
Proponiamo questa interessante conversazione in occasione delle repliche di un suo nuovo testo, in scena in questi giorni in Italia dopo il debutto a Todi Festival di fine Agosto. Parliamo di Tebas Land, in scena fino al 27 ottobre a Teatro di Rifredi a Firenze per la regia di Angelo Savelli e interpretato da Ciro Masella e Samuele Picchi: un lavoro ispirato al mito leggendario di Edipo, alla vita del martire San Martino e a un fatto di cronaca giudiziaria, immaginato dallo stesso Blanco, il cui protagonista è un giovane parricida, di nome Martino. Un intreccio fra psiche, credenza, teologia, e pensiero filosofico che è la base e il fondamento del processo creativo di Blanco, come racconta nel dettaglio in questa videointervista, registrata a Bologna, allo spazio DAS.