LAURA BEVIONE | Le norme anti-Covid hanno ridisegnato ma non annullato il Suq Festival che, benché in un periodo inconsueto (di solito si svolge nella prima metà di giugno) e necessariamente ridimensionato nell’organizzazione degli spazi  (si è dovuto rinunciare al peculiare bazar/suq con bancarelle e stand vari) non ha rinunciato ad animare per dieci giorni il Porto Antico di Genova, dal 28 agosto fino al 6 settembre.

La direttrice artistica Carla Peirolero, fondatrice, nel 1999, della rassegna, insieme a Valentina Arcuri, ha voluto fortemente questa ventiduesima edizione, non soltanto per affermare l’indispensabilità del teatro e delle arti anche – o, forse, soprattutto – in frangenti storici complessi come quello attuale; ma altresì per ribadire quanto quel “dialogo” che è sempre stato alla base della poetica del Suq sia l’unico mezzo efficace a garantire la convivenza pacifica e collaborativa degli esseri umani.

Foto di Max Valle

E s’intitola proprio Teatro del Dialogo la rassegna di spettacoli che è il fulcro del festival – il cui cartellone comprende anche concerti, incontri e laboratori, per tutte le età – e che è stata inaugurata dal debutto di Canto di passo, allestimento che combina teatro e musica a partire dal testo scritto dall’antropologo Marco Aime e dedicato alle svariate fisionomie assunte dal concetto di frontiera in epoche e luoghi assai distanti e, nondimeno, accomunati da un’analoga, “innaturale”, incapacità di confrontarsi con l’apparentemente altro da sé.

Le parole di Aime, recitate da Moni Ovadia e da Carla Peirolero – anche responsabile dell’adattamento teatrale e della regia – fluiscono nel canto di Mirna Kassis, accompagnata dal violoncello di Saleh Kamek – i due, siriani, vivono da qualche tempo in Italia e non possono rientrare nel proprio paese – e vengono ulteriormente complicate e approfondite dalla conversazione fra i due attori.

Moni Ovadia narra la propria esperienza di migrazione e descrive la propria famiglia, in cui si parlavano più lingue e, dunque, si mescolavano felicemente più anime; ma l’attore rievoca pure l’amicizia con un genovese “scomodo” e coraggioso, ovvero Don Andrea Gallo che, peraltro, fu amico e sostenitore del Suq Festival.

Partendo dall’alba dell’umanità, lo spettacolo si apre con un video in cui compare Bintou Ouattara, attrice del Burkina Faso, nei panni della Donna del Caviglione, vissuta ben 24mila anni fa e i cui resti sono conservati nel vicino Museo Preistorico di Balzi Rossi; da qui gli artisti in scena rievocano il viaggio ininterrotto compiuto dall’uomo alla ricerca di un luogo in cui essere felice.
Un percorso accidentato, ostacolato dalla costruzione di confini invalicabili – è narrata, per esempio, una vicenda legata alla costruzione del muro di Berlino – e dalla necessità di riconoscersi in identità nazionali spesso fittizie e arbitrarie. Così, si chiede a un certo punto Aime/Ovadia: «Perché quando concediamo la nazionalità a uno straniero, diciamo naturalizzare? La natura è assolutamente innocente rispetto alle frontiere che la accusiamo di avere creato».

Mirna canta di nuvole che attraversano il cielo ignare delle frontiere che dividono la terra sottostante e, ancora, intona struggenti melodie mediorientali che, nondimeno, giungono familiari alle nostre orecchie e ai nostri cuori: quale migliore testimonianza dell’innaturalità di confini rigidi e costrittivi?

I quattro artisti sul palcoscenico, accompagnati dagli evocativi video proiettati sul fondo e realizzati da Luca Serra con Arianna Sortino, offrono con convincente mitezza una visione dell’umanità in cui la diversità non è motivo di divisione bensì di incontro, in cui non esiste l’altro bensì ci sono cinque miliardi di esseri umani. Una messa in discussione del concetto di confine e di quello di patria che non ha nulla di ingenuo né di utopistico, ma è frutto tanto di studio e indagine quanto di, anche dolorose, esperienze personali.

Un invito generoso ed empatico a guardare negli occhi e ad ascoltare coloro che la vita pone sulla nostra strada, accentando, se necessario, anche di diventare “contrabbandieri” di uomini…


CANTO DI PASSO

di Marco Aime
adattamento teatrale e regia Carla Peirolero
video di Luca Serra, con la collaborazione di Arianna Sortino
luci di Danilo Deiana
fonica di Stefano Gualtieri
interpreti Moni Ovadia, Carla Peirolero, Mirna Kassis, Salah Namek
partecipazione in video di Bintou Ouattara
produzione Suq Festival

Porto Antico, Piazza delle Feste, Genova
28 agosto 2020