LAURA BEVIONE | «Giardini immaginari con veri rospi dentro»: è l’immagine con cui lo scrittore torinese Gian Luca Favetto inizia il suo ultimo libro –  Attraverso persone e cose – Il racconto della poesia – ma pure il recital escogitato con la compagnia Marcido Marcidoris che, per sole quattro sere, era riuscita a riaprire la propria piccola ma vivace sala, il Teatro Marcidofilm!.

Venticinque spettatori a serata, quasi un setta di appassionati che, prima dell’entrata in vigore del famigerato dpcm di fine ottobre, hanno avuto la preziosa opportunità di gustare la ricchezza della parola poetica, esaltata dalla recitazione, allo stesso tempo scientificamente modulata e sinceramente appassionata, degli attori della Marcido, guidati da Marco Isidori.

Ma torniamo alla citazione iniziale: si tratta di una definizione della poesia ideata da un’autrice americana, Marianne Moore, che con questo genere letterario ebbe un rapporto ironicamente mai pacificato – in un’altra occasione non ebbe difficoltà ad ammettere di non avere mai compreso davvero la poesia ma di considerarla comunque uno «spazio per l’autentico».
Contraddizioni e incoerenze in verità soltanto apparenti poiché, come Favetto e i suoi complici attori ci dimostrano con serrata affabilità, la poesia si nutre tanto di fragilità ed errori quanto di inimmaginabili e inimitabili voli nei luoghi reconditi dell’esistenza umana. Un genere – ma forse questo termine specialistico suona un po’ freddo e davvero poco pregnante, allora diciamo una parola –  che s’intreccia con la nostra biografia e con la nostra vocazione, con il passato e con il futuro: i nostri progenitori così come i nostri figli.

Disegno di Daniela Dal Cin

L’autore torinese costruisce il proprio racconto seguendo la mappa della propria vita, dai viaggi verso il mare e i lunghi soggiorni estivi in Valchiusella di quando era bambino, passando per l’adolescenza fino al presente, con le inevitabili perdite dei più cari e vicini e la promessa nell’avvenire incarnata dalle figlie.
Una mappa disegnata con i volumi di famiglia – una bibliofilia che non è mania di possesso bensì proustiana evocatrice di ricordi – che, quali misteriosi scrigni ovvero polverose lampade di Aladino, rivelano a Favetto autori che, con il passare del tempo, diventeranno amici fedeli: Gozzano e Pavese, e poi Baudelaire e Leopardi, Shakespeare e Dante, Rilke e Whitman…
E, a proposito dell’autore americano, il suo «Io sono vasto, contengo moltitudini», pare condensare il senso della poesia – e della letteratura tutta che, quando è sincero distillato di vita, è sempre poesia – per Favetto: un’aspirazione a esplorare e conoscere, con lo sguardo ognora curioso e cristallino e con le orecchie pronte a registrare qualsivoglia sussurro o mormorio.

La poesia quale compagna di un viaggio che dura tutta la vita, che richiede costanza e rigore nel cammino e limpidezza dell’animo, qualità indispensabili per lasciarsi attraversare dalla meraviglia così come dalla limitatezza,«i rospi», del mondo.

Un itinerario ripercorso da Favetto nel suo libro e sul palcoscenico, in questo luogo, contando sull’appoggio di fedeli e spiritualmente consanguinei compagni di viaggio: gli attori dei Marcido – gli “storici” Abate e Oricco e le giovani leve – danno viva e problematica carnalità a versi più o meno noti e proponendo un monologo di Amleto, quasi sfidando Gian Luca e la sua  dichiarata idiosincrasia verso il personaggio shakespeariano… Fra autore e attori cresce così un dialogo alla pari, fra contrasto e imprescindibili affinità elettive: il cammino del primo ispira quello degli interpreti così come quello degli spettatori, accomunati dall’irrefrenabile e vitale spinta all’erranza…

Un destino faticoso certo, eppure l’unico che si possa sperare di aver avuto in dono: ci piace, allora, concludere riportando i versi di una poesia del greco Costantinos Kavafis, che Favetto associa al suo amico della giovinezza Italo, che parlano di sorte certo, ma anche di scelte e di priorità, oggi più che mai…

«E se non puoi la vita che desideri
cerca almeno questo
per quanto sta in te: non sciuparla
nel troppo commercio con la gente
con troppe parole e in un viavai frenetico.
Non sciuparla portandola in giro
In balia del quotidiano,
gioco balordo degli incontri
e degli inviti,
fino a farne una stucchevole estranea».

 

 OTTOVOLANTE POETICO

da Attraverso persone e cose – Il racconto della poesia di Gian Luca Favetto
direzione Marco Isidori
interpreti Gian Luca Favetto, Maria Luisa Abate, Paolo Oricco, Francesca Rolli, Vittorio Berger, Gabriele Sciancalepore, Veronica Solari, Ottavia Della Porta

Teatro Marcidofilm!,
Torino, 21 ottobre 2020