ELENA SCOLARI | «Erano giorni, quelli, in cui non arrivava mai sera senza che ti fosse successo qualcosa. C’era un’energia nell’aria che sembrava far girare la vita più alla svelta. Alla sera poi si dava un gran colpo alla ruota con bevute memorabili».
Così Hugo Pratt (1927-1955) – nell’autobiografia Aspettando Corto (ed. Rizzoli) – descrive il periodo del suo rientro a Venezia subito dopo gli anni passati in Africa Orientale, dal 1937 al 1943, dove suo padre era arruolato nella Polizia dell’Africa Italiana.
E così ha sempre cercato di vivere.

Ugo Prat (questo era il suo nome all’anagrafe) si è aggiunto una H prima e una T dopo, perché voleva essere un altro, un altro che sarebbe diventato lui. Come molti uomini inquieti e creativi, spesso non voleva essere dove si trovava; quella spinta a viaggiare, ad andarsene appena arrivato in un posto la ritroviamo nei luoghi delle sue storie: c’è sempre una porta che ti porta altrove.

Hugo Pratt in un bar di Venezia

Questa fuggevolezza è la stessa che abita nella voce: la senti ma non la vedi, una volta emessa è scivolata via. Come il vento, di cui si vedono gli effetti ma rimane imprendibile, è come fatto di niente.

Pierluca Donin, direttore di Arteven – Circuito teatrale regionale del Veneto, ha deciso di “fermare” le voci (registrandole) e ha promosso il progetto RadioVenetoDramma (link cliccabile per ascoltare i testi audio): le compagnie teatrali venete sono state chiamate a trasportare sul mezzo radiofonico romanzi, racconti e pièce teatrali di autori veneti per raggiungere il pubblico attraverso la “messa in audio” delle loro opere, andando a costruire, nel tempo, il più vasto archivio digitale regionale di opere in forma scenica.
Forse per eludere qualunque sospetto di regionalismo stretto, il drammaturgo Marco Gnaccolini ha voluto partecipare scegliendo Hugo Pratt, un autore veneziano per indole ed elezione ma nato a Rimini e considerato un fumettista inconfondibile per il segno ma non per la scrittura.

Gnaccolini si diploma all’Accademia Nazionale Silvio D’Amico in sceneggiatura e drammaturgia, lavora come drammaturgo e dramaturg nel teatro di prosa con l’Accademia Teatrale Veneta e nell’opera lirica. Lavora stabilmente con la compagnia teatrale Woodstock Teatro. È sceneggiatore di fumetti con il Progetto Stigma e pubblica su il manifesto. Collabora con Andrea Pennacchi e Teatro Boxer come scenografo. Appena pubblicata la biografia a fumetti Sòcrates, la vita del calciatore brasiliano che con la sua squadra sfidò la dittatura.
Come hai scelto Pratt e perché hai deciso di lavorare, da veneziano, proprio su Una ballata del mare salato e non su Favola di Venezia o Corte Sconta?

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare Pratt non è così presente a Venezia, lo è di più all’estero, dove gli tributano onori e gli dedicano mostre molto più che in Italia. E soprattutto è poco conosciuto come autore letterario, invece le sue storie sono piene di riferimenti alla letteratura e le battute che stanno nei balloon sono sempre curate. Pratt era molto attento alle parole e all’effetto che dovevano suscitare nel lettore.
In finale c’erano La ballata in gara con Sogno di un mattino di mezzo inverno. Sono stato a lungo in dubbio perché il Sogno poteva essere un atto d’amore per il teatro, per la libertà, per il racconto, per le leggende e anche per gli spiriti che abitano la nostra carne e le nostre ossa, spiriti che ci guidano nella complessità del mondo. Ma alla fine ho scelto La ballata  perché aveva più teatro dentro.
E perché ha uno degli incipit più belli della letteratura. Degno di Melville, direi!
«Sono l’Oceano Pacifico e sono il più grande di tutti».

La tavola iniziale de La ballata del mare salato

E poi La ballata del mare salato è una storia che sembra scritta per la voce.

E la voce che hai scelto per raccontarla è quella di César Brie, raccontaci come mai.

Perché César è un pirata delle scene! E chi meglio di lui poteva interpretare l’Oceano? Lavorare con César era per me un sogno da anni. Sono cresciuto con la sua Odissea, il suo teatro è tutto ciò che io penso sia il teatro, popolare e poetico insieme.
Ha accettato la proposta senza remore, nonostante il pochissimo tempo a disposizione: abbiamo avuto una settimana e mezzo in tutto, niente prove e due ore due per registrare. Molti si sarebbero spaventati. Non lui.

Abbiamo parlato anche con César Brie ed ecco cosa ci ha detto:

CB: La ballata del mare salato è il mio fumetto preferito, il più bello, amo anche L’Eternauta (un fumetto di fantascienza scritto da Héctor Oesterheld e disegnato da Francisco Solano López, n.d.r.), ma La ballata l’ho letta e riletta più volte e mi è sempre rimasta nel cuore. Non potevo rifiutare di regalare la mia voce a una storia bellissima. Per giunta Pratt ha vissuto a lungo in Argentina e quindi sento una qualche vicinanza con lui e subisco lo stesso fascino per l’avventura che emerge dai suoi disegni.

Nella Ballata c’è Corto ma c’è anche l’acerrimo amico Rasputin, ci sono due giovani ragazzi, Cranio, il Monaco/boss. Come hai affrontato la caratterizzazione dei tanti personaggi che interpreti?

CB: Mentre mi preparavo ho anche pensato di dare una voce a ognuno di loro ma una costruzione del genere avrebbe richiesto più tempo, e noi ne abbiamo avuto pochissimo! Così ho deciso che i personaggi dovessero essere caratterizzati da piccoli cambi nel tono, nel colore e nel ritmo della voce: Pandora più dolce e Rasputin più aggressivo, graffiato, per esempio. Mi ha molto aiutato il ricordo del fumetto mentre leggevo: nella mia testa la memoria dei disegni dava immediatamente un sentimento e un’inclinazione vocale a Cranio, a Corto, al Monaco…

MG: Lui è l’Oceano Pacifico che racconta, entra in ogni personaggio in modo brechtiano. Si presenta all’inizio e poi chiude la storia.

Come ti sei trovato con i musicisti dell’Ensemble Musajète

CB: Essendo orchestrali ho dovuto rassicurarli sul fatto che sarebbero stati in grado di improvvisare. Erano spaventati da questa libertà ma dovevano improvvisare, agganciarsi con piccoli intermezzi, accompagnare la voce senza coprirmi, riuscendo a “disegnare” la storia col suono. Un equilibrio non facile ma che credo abbia dato valore alla dimensione dell’ascolto, per il pubblico, Si è creato un tempo sospeso.

Marco, la parte visiva è costitutiva del fumetto, come sei riuscito a far immaginare ciò che è disegnato? 

Ho deciso di rendere manifesto il lato tecnico della scrittura (e in questo c’è il fantasma di Ronconi). Dovevo drammatizzare una scrittura non pronta per la scena, immaginare il ritmo della sceneggiatura di Pratt, raccontando le immagini, presentando queste invece dei personaggi. Così ho trovato la chiave di vòlta nella dichiarazione esplicita: dire “Immagine” seguita dalla descrizione, come se  ci fossero i due punti.
«Immagine: Corto si accende una sigaretta sulla poltrona di vimini nel patio».
Questo fa immaginare le immagini. È ovviamente impossibile tradurre il segno di Pratt, questa è stata anche una prigionia ma per il pubblico sarà un grande stimolo alla libertà.
Dentro di noi possiamo accendere un immaginario tutto nostro, guidati dalla sceneggiatura. Mi sono affidato non solo al fumetto del ’65 ma anche al romanzo uscito nel 1995, dove si nota, in parole, l’attenzione per i colori e per la descrizione della scena.
Ho lavorato secondo una composizione a mosaico assemblando le tessere dell’ossatura del fumetto e le descrizioni del romanzo. Potrei chiamarla una scrittura deejay. Potersi immergere in questo Oceano è stata una meraviglia.

E la musica come si è inserita in questo mosaico?

Il romanzo tratto dal fumetto inizia con il racconto di Corto Maltese a Cordoba, all’età di dieci anni, che viene guidato per la città da una musica. Questo è il legame “ideale”; César poi ha integrato i musicisti nel lavoro, non ha chiesto solo di seguirlo. Giordano Pegoraro, Remo Peronato e Gabriele del Santo – piano, clarinetto e contrabbasso – hanno lavorato su variazioni musicali dal tema della follia di Rachmaninov, ispirato a Corelli. Su questo c’è stata poi l’improvvisazione.

Credi che l’ascolto possa dare più autonomia allo spettatore, tramite l’intimità che si crea?

Trasporre una storia visiva in solo audio significa penetrare nell’immaginario delle persone e regalare loro il potere di figurarsi ciò che vogliono. Questo è nutrire le menti. Si impara la responsabilità della propria mente e quindi l’ascolto immaginativo insegna a conoscerci. È una ginnastica mentale. L’ascolto può insegnare la libertà.
Si tratta di creare insieme all’ascoltatore, di farlo partecipare a un montaggio fantastico perché in un fumetto puoi essere in una vignetta qui, nella successiva dall’altra parte del mondo. Con la voce si crea un contatto fisico con l’immaginario, l’evocazione è una delle magie del teatro. Nell’ascolto si può raggiungere l’anima separata dal corpo.

ES | L’Oceano abbraccia tutto quello che gli succede dentro, suoni compresi. E ascoltare La Ballata del mare salato è davvero come costruirsene la propria versione, uno sfumato mix tra i ricordi dei disegni e la sensazione suscitata al momento da quel particolare tono di voce.
In quest’avventura Corto Maltese compare per la prima volta sulle pagine, naufrago, un po’ malconcio, ma si riscatterà presto. Corto è il navigatore che viene da tutti i mari del mondo, figlio di una gitana di Gibilterra e di un marinaio inglese. Si farà un taglio sulla mano per disegnarsi la linea della vita come la voleva lui. Diventerà pirata perché gli piacciono i bottoni dorati della divisa. Solcherà i mari di carta per anni, come Ulisse, e come lui, dopo averle sedotte, anche Corto una botta a Circe e a Calipso gliel’avrebbe data, lasciando un gran bel ricordo.
Del resto il suo creatore Pratt, inseguito a Venezia dalla soldataglia e spinto contro il muro, dietro ai Piombi, pensò: «Boiagiuda, mi sparano, qua. Fa niente, fa niente, ho già fatto tutto. Ciavà go ciavà, magnà go magnà, ho fatto tutto, sempre contento, mi son divertito tanto…».

UNA BALLATA DEL MARE SALATO
di Hugo Pratt
adattamento di Marco Gnaccolini
con César Brie
accompagnamento a cura di Ensemble Musagète con Giordano Pegoraro, Remo Peronato e Gabriele del Santo
coordinamento musicale a cura di Cesare Galla
progetto Arteven

Per gli appassionati suggeriamo anche La vita è un segno – storia di Hugo Pratt e delle sue avventure, Thierry Thomas, ed. Rizzoli Lizard.