RENZO FRANCABANDERA | Finalmente dopo mesi di tentativi andati a vuoto, ha potuto debuttare a Catania Panopticon / il teatro igienico, l’opera coreografico-installativa di Roberto Zappalà, ideata con il contributo di Maurzio Leonardi, finalmente fruibile fino al 13 giugno al Museo Civico Castello Ursino, uno dei luoghi più affascinanti e importanti della città siciliana, in co-organizzazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Catania.

Un progetto che intreccia arte, architettura e danza e ispirato al Panopticon, il carcere “ideale” del filosofo e giurista Jeremy Bentham, il cui nome è legato a Panoptes, gigante della mitologia greca, che possedeva un centinaio di occhi e ritenuto quindi un guardiano perfetto.

La creazione nasce dai temi del controllo nella società e della segregazione sociale, guardando al Panopticon ma anche al suo inverso, l’Anopticon di Umberto Eco.

Questo di Zappalà non è un carcere di muro e ferri (di cui pure l’installazione richiama i suoni registrati in una vera casa di reclusione), ma un poligono con numero variabile di lati, realizzato in ferro e tulle, mettendo lo spettatore nell’idea della segregazione/prigione, ma anche costringendolo con lo sguardo a ragionare sul tema del distanziamento/isolamento sociale oltre che del voyeurismo.

Durante i giorni di allestimento a Castello Ursino, in alcuni orari l’installazione ospita le performance affidate a quattro danzatori della Compagnia Zappalà Danza: rispettivamente e in date alternate Filippo Domini con Fu, Fernando Roldan Ferrer Kalokagathia, Adriano Popolo Rubbio Naca, Joel Walsham Re del nulla.

Nel proposito del coreografo e di Leonardi, l’osservatore benthamiano (il danzatore in questo caso) non controlla chi lo circonda come nel caso del progetto originale del filosofo. Anzi: sono gli spettatori che osservano/controllano il performer, isolati sia da lui che l’uno dall’altro, allacciandosi alle questioni di Eco sulla deresponsabilizzazione del sorvegliante e ponendo così la domanda: chi sorveglia i sorveglianti? L’obiettivo è creare un corto circuito tra sorveglianti e sorvegliati, ma anche rendere l’architettura scenica autonoma e protagonista di una riflessione sempre possibile a chi entra nella pura dimensione installativa al di fuori delle azioni coreografiche, la cui durata è di 15 minuti circa per ciascuno.
Di questa creazione, visitabile tutti i giorni fino al 13 giugno in orario museo (ore 9.00/18.00), mentre le performance sono fruibili esclusivamente nei giorni di ven-sab-dom (ore 11.00 e 12.00 e ore 17.00 e 18.00), abbiamo parlato in questa video intervista con il coreografo Roberto Zappalà.

 

Sempre il 22 maggio negli spazi di Scenario Pubblico, la meravigliosa sede della Compagnia di Roberto Zappalà, abbiamo poi potuto assistere anche a Himalaya Drumming, spettacolo che si ispira alla “Montagna” come archetipo universale del sacro e di cui è interprete la danzatrice Chiara Frigo su musiche di Steve Reich: lo spazio scenico è definito dal disegno luci astratto di Moritz Zavan Stoeckle, ma per l’azione danzata resta cruciale l’accompagnamento dal vivo del batterista Bruce Turri, che diventa costante dialogo creativo e improvvisato con il danzato. 

Dopo la presentazione di un primo studio nell’agosto 2017 a b.motion Festival, la ricerca coreografica su Himalaya è continuata nel 2018 con un calendario di residenze tra Italia, Cile e Europa. Nato per un’unica versione site-specific, dopo l’incontro con il batterista Bruce Turri e il creatore luci Moritz Zavan Stoeckle, il progetto si è evoluto in una versione per spazi teatrali.

La creazione, co-prodotta fra gli altri anche da Scenario Pubblico, si inserisce in una personale ricerca della coreografa rivolta ai temi della spiritualità nell’arte, e rappresenta il ritorno sulla scena di Chiara Frigo, dopo anni dedicati esclusivamente alla coreografia e alla direzione dei sui spettacoli.

Lo spettacolo che vive del costante ascolto fra il percussionista e la danzatrice in una sorta di crescendo ritmico emotivo, ha una caratteristica di sincera onestà di cui lo spettatore si avvede con progressiva naturalezza con l’andare della creazione e l’incalzare del ritmo dentro le meccaniche fisiche e metafisiche a cui la artista prova a dare via via corpo, ordinandosi progressivamente in dinamiche gestuali centripete che portano lo sguardo all’atto creativo.

 

 

PANOPTICON / il teatro igienico

opera installativa di Roberto Zappalà che intreccia danza e arti visive
in collaborazione con Maurizio Leonardi
performance Filippo Domini Fu, Fernando Roldan Ferrer Kalokagathia, Adriano Popolo Rubbio Naca, Joel Walsham Re del nulla
set e luci Roberto Zappalà

una produzione Scenario Pubblico/ Compagnia Zappalà Danza Centro Nazionale di Produzione della Danza
la compagnia è sostenuta da Ministero della Cultura e da Regione Siciliana Ass.to del Turismo, Sport e Spettacolo

 

HIMALAYA DRUMMING

coreografa e performer Chiara Frigo
suono live Bruce Turri (batteria)
disegno luci Moritz Zavan Stoeckle
musica Steve Reich
produzione Zebra Cultural Zoo (Venezia)
co-produzione Scenario Pubblico/ Cia Zappalà (Catania), Dance Base Edimburgo (UK), Pim Off (Milano), CSC Bassano del Grappa (Vicenza), Centro Nave Santiago del Cile