ELENA SCOLARI | “I numeri detti in italiano stanno sull’attenti, mentre i numeri detti in dialetto stanno coricati”. In queste parole del poeta romagnolo (nato a Santarcangelo di Romagna) Raffaello Baldini (1924-2005) sta molto della sua visione del mondo. La morbidezza del dialetto romagnolo e il sorriso spontaneo prodotto da una invidiabile leggerezza di sguardo spolverano di amabilità le poesie di questo autore; non per niente fu amico fraterno di Tonino Guerra, suo sodale nel Circolo della Saggezza (È circal de giudeizi), fondato a Santarcangelo in gioventù. I membri del Circolo si trovavano al Caffè Trieste in Piazza delle Erbe, gestito dalla famiglia di Baldini, ed è forse a un tavolo del bar, nell’atmosfera di un paese piccolo e soffice, che pensò alcuni dei suoi versi più belli, anche quelli intorno a temi seri, serissimi, come la morte:

Come, muori tutti i giorni
Come, muori tutti i giorni, va’ a cagare,
va’ là, morirai tu tutti i giorni, io,
che sono più vecchio di te, ma non ci penso mai,
non ci pensa nessuno, dài, su, se fosse
come dici tu, ci sarebbe da diventare matti,
poi io, tu di’ quello che vuoi, mi sento giovane dentro,
son giovane di spirito, io, il mondo, ma anche tu, guarda il mondo, altro che morire,
svegliarsi tutte le mattine, che pare niente,
ma pensaci, non è una festa?
tutte le mattine avanti fino a sera,
e vuoi morire, tu? lascia che muoiano gli altri,
che poi muoiono sempre gli altri, ci hai fatto caso?
e Molari, poveretto, è morto davvero,
lui sabato ha tirato giù la serranda,
con tutti i suoi soldi, che se li è goduti
porca puttana, se n’è cavate di voglie,
e beh, i soldi, ragazzi, però adesso lui
è morto e io sono qui al Caffè Roma
che mi bevo un bel vinello al selz.

Questa è una delle poesie inserite in Zitti tutti!, lo spettacolo prodotto dal Teatro Outoff e diretto da Lorenzo Loris (in cartellone fino al 27 febbraio) che vede un mirabile Gigio Alberti in scena. Il testo è di Baldini (che lo ha scritto prima in dialetto e poi tradotto in italiano) ed è una parte della sua trilogia di monologhi (con Carta canta e In fondo a destra): qui il protagonista è un uomo di cinquantasette anni, in casa, che parla un po’ con noi e un po’ con se stesso, sciorinando ricordi, opinioni, dubbi, proteste. Proteste tutte piuttosto ragionevoli, colme di buon senso ironico e pratica della vita: dalla moderna mania di lavarsi troppo (“uomini che si profumano, uomini“) alla seccatura comune di dover morire.


Gigio Alberti aveva già interpretato questo ruolo vent’anni fa ma ora ci torna con una consapevolezza nuova, anche dovuta ai due anni di pandemia che hanno costretto tanti a parlare con se stessi, a volte perfino a pensare. Il personaggio di Baldini ha da dire su molte cose, ma la sua non è una vera invettiva, è più un energico richiamo all’umanità, all’attenzione per la vita e al suo godimento, un attacco al chiacchiericcio vacuo di cui ci riempiamo le giornate per non saper che dire. Alberti sa come mostrare lo stupore davanti a ciò che non riesce a capire, si muove con naturalezza, è soprattutto perplesso, quest’uomo. Lo è di fronte alla casualità di essere nato bianco, così come per la moda che fa dire a tutti che Mozart è un genio perché “bravo, eh, bravo, per carità, ma l’intermezzo dell’Ernani? C’è tutto lì dentro“.

Non sappiamo come si chiama questa figura, non è importante perché il suo carattere sta tutto in ciò che dice, tra gli oggetti che definiscono zone della casa e della scena: una poltrona, una scrivania, un sedia con tavolino vicino, una cyclette. Per tenersi in forma? Forse, ma l’attrezzo è anche simbolo del non poter uscire, del pedalare stando fermi, da soli, ricordando i paesaggi di quando scorrazzava ma vedendo ora sempre lo stesso panorama dalla finestra. E poi uno dei suoi due figli la bici vera ce l’ha, nuova, ma si diverte a smontarla! È meticoloso, pezzo per pezzo, mette ogni raggio, ogni corona, ogni bullone in un cartoccio, cartocci grandi e cartocci piccoli, per non perdere niente.
Arriva improvviso un ricordo di quando si viaggiava, si prendeva e si andava: quella volta fu Siena, per vedere il Palio, la moglie Clara aveva paura della calca e così lui esce dall’albergo con la Sandra (che gli era sempre piaciuta) e… insomma, festeggiarono quel piacersi, in allegria. “Poi il giorno dopo tutto normale, come niente fosse successo. Valle a capire le donne…”.

Il monologo ha l’andamento naturale di un discorso appassionato, va su e giù, ha momenti più descrittivi e altri di sincero sfogo. Alberti ha una leggera cadenza romagnola, credibile perché non troppo accentuata, all’inizio guarda lo schermo dove vediamo Baldini che legge – velocissimo! – alcune delle sue poesie in dialetto (video curati da Stefano Sgarella e Davide Pinardi), concludendole sempre con un sorriso, è come se, guardando l’autore, l’attore assorbisse la sua maniera, il suo punto di vista. A questa autenticità semplice contribuiscono le luci, calde e pulite, di Luigi Chiaromonte, non ci sono né musiche né suoni e la regia di Loris “occupa” Gigio Alberti in gesti casalinghi e quotidiani: si mette la Nivea appena alzato, il giubbetto da ciclista per pedalare, un po’ per volta indossa un abito leggero grigio; la mano del regista accarezza l’interprete, ottenendo i giusti tempi di un parlato genuino e lasciandolo libero di trovare casa in quel soggiorno.
Il tempo intanto è passato, l’orologio non si trova e allora si chiama (con un telefono a disco) il numero del segnale orario: “Mah, sono sempre le 18.34 ma intanto io sono arrivato a 57 anni! Il tempo passa ma dove deve andare?!”.
Fino al minaccioso ordine, armato di fucile – anche questo sia verso il pubblico sia verso se stesso – di stare zitti, tutti, perché se facciamo silenzio si potrà forse ascoltare il suono della poesia, quella che, nonostante il brusio ininterrotto, spumeggia in un bicchiere di vinello con il seltz.

ZITTI TUTTI!

di Raffaele Baldini
con Gigio Alberti
scene Stefano Sgarella e Lorenzo Loris
interventi visivi Stefano Sgarella
luci Luigi Chiaromonte
interventi video Stefano Sgarella e Davide Pinardi
regia Lorenzo Loris

Teatro OutOff, Milano | 22 febbraio 2022