MATTEO BRIGHENTI | «Se fosse un colore, sarebbe sicuramente il blu». Simone Teschioni Gallo non ha dubbi. Giuliano Ghelli: Madre Terra (8 marzo – 29 aprile), la mostra a ingresso libero che ha pensato e curato per Villa Arrivabene, la sede del Quartiere 2 di Firenze, è blu come il mare in cui nuotano i pesci della serie Migrazioni. È blu come il cielo a cui l’artista fiorentino ha consegnato la sua fantasia e il suo desiderio di pace.
«Ho progettato questa mostra per regalare un momento di serenità a chi sceglie di visitarla – mi dice nel giardino della villa quattrocentesca – i quadri di Ghelli presentano un mondo fantastico dove non c’è violenza né prevaricazione dell’uomo sull’uomo. Si tratta – continua – di una costellazione di segni e di simboli incisi e in altorilievo in busti femminili in terracotta, l’“esercito di pace” che ci accoglie qui, all’esterno, e che rincontreremo poi all’interno dell’esposizione».

 

Foto di Renato Esposito

 

Ispirandosi all’esercito di X’Ian scoperto in Cina, l’artista nato a Firenze nel 1944 e scomparso nel 2014, uno dei più grandi sognatori dell’arte contemporanea, ha creato un esercito di donne e di madri, che, nelle sue intenzioni, hanno il compito di essere “messaggere di pace, di arte e di sogno”.
«È un gruppo scultoreo lavorato nelle fornaci dei laboratori artigiani dell’Impruneta ed esposto la prima volta nel 2008 nel Cortile dei Muli a Palazzo Medici Riccardi per il Genio Fiorentino – mi spiega Teschioni Gallo – ci troviamo di fronte alle ambasciatrici di un universo onirico che tende la mano alla nostra serenità smarrita: questi busti ci aiutano a ritrovarla seguendo, come su una mappa, i dettagli della poetica di Giuliano Ghelli».

 

Foto di Renato Esposito

 

I manichini, alti circa 70 centimetri, evocano modelli da sartoria che Ghelli tramuta in una sorta di suggestivo e artistico ipertesto. Emergono colline, gocce fertili, alberi, case, i già ricordati pesci, oppure parole, frasi, frammenti di poesie.
Sono tutti elementi che nelle sale di Villa Arrivabene dialogano con i dipinti realizzati a partire dalla fine degli anni Novanta, con i paesaggi caratterizzati da serenità, armonia e leggerezza.
Un concerto di forme e di figure che fa la gioia dello sguardo, stregato da un artista praticamente incantato dal simbolo, dalla memoria, dal colore, quanto dalla campagna toscana in cui, per scelta e per sorte, ha vissuto tutta la sua vita.

 

Foto di Renato Esposito

 

«Dalla terra non nasce niente di negativo, niente di per sé violento per l’uomo – ragiona il curatore guidandomi tra le opere in mostra – Madre Terra vuole essere un omaggio in arte alla figura femminile, nell’unione dei quattro elementi, acqua, aria, terra, fuoco, che ritroviamo nelle fornaci imprunetane da cui sono usciti i busti. Dei cinquanta totali ne ho scelti ventisette – precisa – e il blu è come un’unica bandiera sotto la quale questo “esercito” ci vuole accogliere e unire».
Il riferimento è all’Ucraina, al rifiuto e alla condanna della guerra di invasione da parte della Russia: l’arte si fa manifesto contro la tragicità della storia contemporanea e le oppone un mondo fatto di sogno, utopico solo se non lo riteniamo un altro mondo possibile.
«Il messaggio è condiviso e sposato a pieno dall’Associazione Culturale “Dedalus – Giuliano Ghelli”, che promuove l’esposizione, dal Comune di Firenze e dal Quartiere 2, le due istituzioni co-promotrici – sottolinea Simone Teschioni Gallo – l’arte è il centro del mio universo, è ossigeno puro, è il pensiero di cui non posso fare a meno, caratterizza la mia esistenza nel voler cercare di continuo la bellezza e poi farla arrivare agli altri attraverso il mio ruolo di curatore. Io mi sento – dichiara – un megafono che amplifica la voce dell’artista. Di fatto senza l’artista non esiste il curatore».

 

Foto di Renato Esposito

 

Giuliano Ghelli: Madre Terra vede anche il sostegno dei privati, rappresentati da Moka Arra e Prodigio Divino.
«Coinvolgere queste due importanti realtà territoriali per me è veramente un vanto – afferma – penso che sia fondamentale l’idea di creare un ponte tra il pubblico e il privato. Un ponte che ha l’unico scopo di promuovere l’arte e la cultura, portando avanti un messaggio di accessibilità a tutti: la mostra infatti è gratuita, come tutte quelle che curo e ho curato fino a oggi».
Trentaduenne, Teschioni Gallo ha iniziato con una mostra dedicata proprio a Ghelli nel 2019. Leonardo da Vinci nell’arte di Giuliano Ghelli, a Villa Arrivabene e nelle biblioteche del Quartiere (la “Mario Luzi” e la “Dino Pieraccioni”), con un importante nucleo di opere presentate in occasione di In viaggio con Leonardo – l’esposizione nella Sala del Tesoro del Castello Sforzesco di Milano nel 1992 presentata da Carlo Pedretti – approfondiva la forte ispirazione che il genio vinciano aveva da sempre suscitato nell’immaginario e nel percorso d’artista di Ghelli, dall’inizio degli anni Novanta fino ai suoi lavori più recenti.

 

Simone Teschioni Gallo. Foto di Renato Esposito

 

Nel 2022, tre anni dopo quel debutto, è diventato direttore artistico dell’Associazione culturale “Dedalus – Giuliano Ghelli”.
«Ho conosciuto Giuliano personalmente, andando in studio da lui ad ammirare da vicino i suoi lavori – commenta Teschioni Gallo – avere oggi la direzione artistica dell’associazione da lui fondata nel 1979 con una mostra di dipinti e grafiche di Antonio Buono è un onore di cui vado molto fiero. Di Ghelli non si smette mai di imparare il linguaggio pittorico, l’universo di simboli: il suo mondo di sogno è una continua scoperta. Ecco – riflette – fare il curatore, al di là delle difficoltà che può avere questa figura professionale ai giorni nostri, soprattutto se fatta da indipendente, dà il privilegio di cogliere aspetti diversi della vita degli artisti: ogni capolavoro di Ghelli che ho la fortuna di poter scegliere dal suo Archivio porta con sé una storia, un racconto sempre nuovo».

 

Foto di Renato Esposito

 

Abbiamo detto del colore, ma se la mostra fosse un’opera, una soltanto, per lui sarebbe il ventisettesimo manichino. L’unico non in terracotta, ma appunto sartoriale. Fa parte della serie Segreti e si chiama Venere dei segreti.
«È musa di sogno capace di custodire i nostri pensieri più intimi e taciuti. Ghelli – mi rivela Simone Teschioni Gallo alla fine del percorso espositivo – ha preso dei pezzi di tela, li ha scritti, li ha dipinti, e dopo li ha fissati sul busto. Questa Venere è la capitana dell’“esercito di pace”, è la portatrice dei segreti di concordia e di equilibrio della loro marcia pacifica».

 

Foto di Renato Esposito

 

Probabilmente custodisce anche il segreto più grande: il segreto della vita.
Perché Giuliano Ghelli: Madre Terra prima e più di tutto ti illumina e ti colora gli occhi di vita, quella che ci è stata data per non smettere mai di sognare e poi di costruire un presente di pace e di splendore.

 

 

  • Foto di Renato Esposito