RENZO FRANCABANDERA | Fondata a Budapest, in Ungheria nel 2012 dal regista e coreografo Bence Vági, Recirquel è una delle principali compagnie di circo contemporaneo al mondo, affermatasi negli ultimi anni come espressione di quel nuovo ibrido fra espressione performativa acrobatica e combinazione di elementi coreografici e teatrali.
Come noto, le arti acrobatiche, così come la giocoleria e le altre abilità circensi hanno una pratica millenaria, ma nella storia del palcoscenico contemporaneo, a partire dagli anni anni Ottanta del secolo scorso, si sono mescolate ad elementi multimediali e interdisciplinari, favorendo la nascita di esperienze come quella a tutti nota del Cirque du Soleil, che hanno cambiato anche la storia del circo contemporaneo, in una mescolanza di corpi leggiadri pur nello spasmo di equilibrismi, o avvolte nei tessuti, in contorsioni in sospensione, che hanno dato origine ad un vero e proprio nuovo canone espressivo.

Vàgi è un regista e coreografo che ha fuso nella sua esperienza tanto la lezione del circo e della ginnastica artistica ungherese quanto la cultura del teatro classico europeo. Le produzioni della sua compagnia hanno così iniziato ad incantare, grazie alla magia degli allestimenti, il pubblico di tutto il mondo, e il Teatro Comunale di Vicenza, nella sua ricca stagione, ha permesso ad un foltissimo pubblico (che ha fatto registrare per entrambe le date di fine aprile il tutto esaurito), di ammirarne l’ultima creazione, Solus Amor.

È passato quasi un decennio da quando il primo spettacolo di Recirquel, Night Circus, è stato presentato nel 2013 con il sostegno di Palazzo delle Arti – Müpa Budapest, che decise subito di fornire una sede per la nuova compagnia. L’anno dopo è nato così The Naked Clown, il secondo spettacolo di Recirquel, e a seguire Paris de Nuit, ispirato al lavoro del famoso fotografo ungherese Brassaï. Si arriva così al 2015 quando Bence Vági ha creato Non Solus, esperimento riuscito di danza e circo che ha orientato di lì in poi l’indirizzarsi del codice scenico verso una forma espressiva teatrale che aderisse ai postulati del cirque danse di cui oggi sono fra i maggiori interpreti.
Il tentativo, riuscito, è quello di superare i confini del circo contemporaeo e del teatro visuale per privilegiare un senso unitario della creazione, che unisce le abilità di diversi artisti e che nel caso di Reciquel ha portato al clamoroso successo di My Land, del 2018, che ha avuto un enorme riscontro dalla critica al Festival Internazionale di Edimburgo.
L’industria della danza contemporanea comprende ormai due settori, quello della ricerca delle piccole compagnie e la danza di matrice più commerciale. La danza commerciale è un settore relativamente giovane indirizzata a spettacoli in stile Broadway, pubblicità, creazioni itineranti.
La danse cirque è un tipo di spettacolo ancora diverso, una sorta di terzo braccio del codice coreografico, che unisce altri rami espressivi dello spettacolo dal vivo e altre abilità dello stare in scena, per arrivare a spettacoli in cui la leggerezza dei movimenti si sforza di nascondere lo sforzo fisico necessario per compiere imprese in taluni casi straordinarie.

Gran parte della formazione artistica e atletica dei performer è dedicata a mostrare la minor quantità di sforzo visibile, mantenendo così l’attenzione del pubblico sulla narrazione coreografica e compositiva, a differenza del circo tradizionale in cui l’atletismo è spesso messo in evidenza, per rendere le prestazioni più emozionanti. E così se a Broadway trionfano compagnie come Pippin e Paramour, qui in Europa si è creata una forma un po’ più sofisticata e attenta all’estetica, che eredita la tradizione secolare della danza est europea, e Recirquel è uno dei maggiori interpreti di questa forma, forte di una tradizione peculiare del territorio magiaro sia per quanto riguarda il circo che per quanto riguarda la ginnastica artistica e la danza.

Solus Amor vede in scena dieci performer (Gergely Bagdi, László Farkas, Ádám Fehér, Zita Horváth, Renátó Illés, Gáspár Téri, Kristóf Várnagy, Zsanett Veress, Csilla Wittmann, Gábor Zsíros), impegnati a raccontare una storia di fede e amore, universo e natura in cui, alla regia visionaria di Vàgi si uniscono altre abilità come quelle condensate nelle belle musiche originali di Edina Szirtes in cui si mescolano tradizione, elettronica e ambient contemporaneo, fuse nei suoni di Gábor Terjék.
Colossale e spettacolare l’installazione che fa da sfondo al palcoscenico, realizzata da Péter Klimó, Tamás Vladár e dal regista stesso che viene di volta in volta mossa da raffiche di vento, diventando elemento vivente della creazione, illuminata dal bellissimo  e complesso disegno luci di Attila Lenzsér e József Pető: contribuisce a creare per tutto lo spettacolo un’atmosfera sospesa e glaciale, sempre diversa a seconda delle forme e delle luci. In questo piccolo mondo, spesso freddo, si muovono, fantastiche, le creazioni puppets di Janni Younge, che ha creato due strutture mobili a forma di orso, cui i performer donano movimenti di straordinario realismo.

Insieme agli umani, che hanno sempre avuto i ruoli principali finora nei suoi spettacoli, Bence Vági ha infatti commissionato al marionettista e regista di teatro sudafricano Janni Younge la fabbricazione di due orsi polari (madre e cucciolo) a grandezza naturale, che appaiono come filo conduttore di una storia ambientata in un mondo esistente, in cui la natura è in pericolo e prova a difendersi per sopravvivere.

Ne viene fuori uno spettacolo ripartito, come spesso in questo genere di creazioni, in quadri, sequenze di cinque dieci minuti ciascuna che permettono i cambi di scena per consentire ai diversi numeri il loro accadere. Nei circa 75 minuti di performance si succedono scene di matrice più collettiva e danzata a virtuosismi solistici di equilibrismo e danza aerea in sospensione, seguiti, come sempre accade nel circo, dal tributo del pubblico ai performer, con applausi a fine sequenza, fino alla scena del candelabro umano finale, trafitto da raggi di luce bianca fredda che si fa largo dalla installazione a fondale.
L’insieme è visivamente di grande impatto: emoziona assistere a questa sequenza di piccole imprese atletiche oltre che artistiche, proposte al pubblico quasi senza che lo sforzo appaia sul volto degli artisti ma che, come è chiaro a chiunque assista, è frutto di un lavoro intenso e durissimo.

SOLUS AMOR

Regista/Coreografo Bence Vági
Performers Gergely Bagdi, László Farkas, Ádám Fehér, Zita Horváth, Renátó Illés, Gáspár Téri, Kristóf Várnagy, Zsanett Veress, Csilla Wittmann, Gábor Zsíros
Musiche Edina Szirtes
Suoni Gábor Terjék
Set Péter Klimó
Puppets Janni Younge
Floating Curtain Design Péter Klimó, Bence Vági, Tamás Vladár
Costumi Emese Kasza
Costumi realizzati da Byklára Muladi
Lighting Attila Lenzsér, József Pető
Aerial Acrobats’ Choreographer Renátó Illés
Flight Designer, Technical Director Tamás Vladár
Dance Captain Zita Horváth
Creative Assistant alla regia Gábor Zsíros
Assistente alla regia Aliz Schlecht