VALENTINA SORTE | Si è appena aperta la terza edizione di Vapore d’Estate, la programmazione estiva della Fabbrica del Vapore che dal 21 giugno al 9 ottobre animerà la vita culturale milanese con concerti, proiezioni, performance, installazioni e attività dedicate al pubblico più giovane. L’iniziativa è sostenuta dal Comune di Milano nell’ambito dei progetti “Spazi al talento” e “Milano è viva”. Il ricco palinsesto di appuntamenti, articolato in quattro percorsi tematici – musica, danza, arti visive e kids – vuole raggiungere pubblici diversi non solo per rivitalizzare la Fabbrica del Vapore come punto di riferimento per la formazione di giovani artisti (questo lo è già), ma per trasformarla in un vero e proprio luogo d’elezione per la cultura e l’arte a Milano. Uno spazio comunitario e partecipato, abitato anche dalla collettività. 

Pur operando in ambiti diversi, con Vapore d’Estate le realtà che attualmente risiedono in via Procaccini 4 – in tutto undici laboratori e un archivio – hanno lavorato in stretta sinergia per la costruzione di un evento comune. Hanno unito le loro specificità per co-progettare questa edizione e co-abitare in modo nuovo gli spazi della Fabbrica. Non è un caso che la novità di quest’anno sia un allestimento collettivo e site-specific per uno dei suoi luoghi più rappresentativi, la “Cattedrale”: concepita come un habitat performativo sui generis, l’installazione ideata da Studio Azzurro, Careof, Ariella Vidach-AiEP, Fattoria Vittadini e Contemporary Music Hub sarà inaugurata a luglio e dialogherà con il più ampio programma della rassegna estiva. Per il dettaglio degli appuntamenti rimandiamo direttamente qui. 

Per quanto riguarda la sezione danza, abbiamo seguito Lingua di Chiara Ameglio/Fattoria Vittadini e After all di Giovanni Careccia/Oplas. I due spettacoli hanno chiuso QUASI SOLO, la rassegna di danza contemporanea promossa da Circuito CLAPS con la collaborazione di Fattoria Vittadini.  

Lingua di Chiara Ameglio © Fabio Mattiolo

Rispetto al debutto nazionale a Vicenza, recensito da PAC circa un anno fa, in questa occasione Chiara Ameglio ha presentato un lavoro molto diverso. L’allentamento delle misure anti-Covid ha permesso finalmente all’artista di andare più a fondo nella propria ricerca coreografica. Lingua è infatti uno spettacolo basato sul contatto, non solo visivo ma anche tattile. È stato concepito come un rituale collettivo in cui performer e pubblico costruiscono una lingua comune, un dialogo intimo in cui l’azione performativa si lega strettamente all’atto partecipativo. La giovane coreografa usa il proprio corpo come veicolo fisico per creare un alfabeto, un codice comunicativo con gli spettatori. Lo fa tracciando sulla sua pelle dei segni con un pennarello, quasi a marcare l’ossatura, le giunture e le cavità del suo corpo. Poi invita il pubblico a compiere la stessa azione, cioè a lasciare il proprio segno grafico su quel corpo che si dona come una superficie da tracciare, come una mappa in fieri. Una mappa umana che nel corso della performance prende forma e si trasforma come gesto collettivo. 

Ovviamente un lavoro nato prima della pandemia e che indaga in termini di intimità e vicinanza la relazione con il pubblico, non può prescindere oggi da una riflessione profonda e ancora più urgente sul senso delle distanze fra i nostri corpi. È cambiata la nostra percezione degli spazi comuni, sono cambiate le nostre modalità di contatto e di comunicazione con gli altri. Che cosa consideriamo un contatto stretto? Cosa un contatto sicuro? Cosa rappresenta un corpo? Quel corpo che è rimasto distante dal pubblico nel debutto di Vicenza e che invece, questa volta, si è potuto avvicinare e mischiare al pubblico.  

Lingua di Chiara Ameglio @ Fabio Mattiolo

Chiara Ameglio riesce a risolvere l’impasse della distanza e della possibile diffidenza creando nel corso della performance una dimensione ludica. È molto brava infatti a sviluppare un doppio registro di comunicazione con il pubblico, la ritualità di un gesto collettivo da una parte e il gioco dall’altra. Attraverso una prima azione performativa, frontale, lascia che il pubblico esplori il suo corpo: all’inizio con lo sguardo mentre realizza su di sé una prima mappatura fisica, poi entrando fisicamente nello spazio del pubblico e portando l’attenzione sui micromovimenti del suo corpo. La percezione ravvicinata del suo respiro e delle sue pulsazioni, le inarcature del suo addome o della colonna vertebrale la fanno percepire come un corpo vivente, un ‘dispositivo’ di carne, sangue, ossa e pelle. La quarta parete è così rotta, sfondata da questa ricerca di intimità. Ed è a questo punto che la performer rovescia la direzione dello sguardo in modo che tutti i corpi coinvolti, non solo il suo, guardino e si lascino allo stesso tempo guardare, interagiscano, lascino una traccia di sé nell’altro, visibile come il tratto del pennarello o meno visibile, ma non per questo più debole. Nella reciprocità dell’osservazione e dell’azione performativa, inizia allora il rito collettivo. Un rito che non è mai rigido, mai forzato, anzi molto libero. Il pubblico compone una mappa di segni sul corpo di Chiara Ameglio che a sua volta, attraverso il movimento, restituisce una traduzione istantanea del segno lasciato, portando su di sé la traccia di tutti gli altri corpi. Ecco la seconda mappatura fisica. 

Mentre le musiche di Keeping Faka, composte appositamente per questo lavoro, creano un perfetto tappeto sonoro per questa metamorfosi danzata, quasi un rito di passaggio comunitario, il corpo della giovane coreografa è diventato qualcos’altro. Riconoscibile nell’anatomia ma irriconoscibile nella nuova forma che ha assunto, perché reca su di sé le tracce di questo evento collettivo. Ogni spettatore cerca il suo tratto all’interno di quella ricca composizione. Quel corpo si è trasformato in una complessa realtà semiotica, in cui si sovrappongono realtà e rappresentazione. Ed è così che la performer, visibilmente altra rispetto al suo ingresso in scena, esce strisciando, tenendo il contatto visivo con la platea. Ecco la lingua cercata. Una diversa prossemica post-pandemica è forse possibile. Chiara Ameglio, con la preziosa collaborazione di Santi Crispo, ha cucito un lavoro molto coinvolgente e intimo che è stato capace di arrivare a tutti, grazie alla semplicità del linguaggio utilizzato e alla grande generosità dimostrata nei confronti del pubblico che a sua volta ha risposto con entusiasmo. 

After all di Giovanni Careccia @ Dario Bonazza

Molto diversa la proposta di Giovanni Careccia e Christian Consalvo che in After All focalizzano la loro ricerca su ciò che rimane quando il rapporto tra due persone si incrina e il contatto viene meno. Il tema della prossimità e dell’intimità è anche qui è molto presente, anche se rovesciato. A prevalere è la mancanza del contatto o un contatto ormai impossibile, infatti, e il segno su cui lavorano i due giovani artisti in scena – lo stesso Giovanni Careccia e Arianna Cunsolo – sono in questo caso le tracce, le immagini che rimangono nella memoria quando una relazione finisce e a cui si ritorna con il pensiero. In questo caso il viaggio che il pensiero srotola, per ritornare alle origini della relazione ormai finita, si traduce in una narrazione fisica piuttosto fitta e concentrica.
La dimensione di After all è quella circolare. Il riferimento temporale contenuto nel titolo, “Dopo tutto”, riporta fisicamente a un cerchio che non riesce veramente a chiudersi ma che persiste nel tempo e nel ricordo. È su questa dinamica che lo spettacolo insiste. Selezionato per la vetrina della giovane danza d’autore – Anticorpi XL, il lavoro è convincente dal punto di vista performativo grazie anche all’originalità delle musiche di Lorenzo Mondelli, composte proprio per questa creazione. Il musicista attraverso un interessante processo di scomposizione e ricomposizione di sole tre note, ha ricalcato perfettamente la linea drammaturgica e coreografica di After all basata sulla ricorsività.

 

VAPORE D’ESTATE – 21 GIUGNO/09 OTTOBRE 2022

LINGUA
di e con Chiara Ameglio
in collaborazione con Santi Crispo
musiche Keeping Faka
produzione Fattoria Vittadini |Festival Danza In Rete

AFTER ALL
di Giovanni Careccia e Christian Consalvo
con Giovanni Careccia e Arianna Cunsolo
musiche Lorenzo Mondelli
con il sostegno di ArteMente
Produzione OPLAS
Selezionato per la Vetrina della giovane danza d’autore – Anticorpi XL e Strabismi 2021

25 giugno 2022 | Fabbrica del Vapore, Milano