LEONARDO DELFANTI | È il momento di tirare le somme dell’edizione 2022 di Storie di Manifattura, progetto cagliaritano firmato da Impatto Teatro in collaborazione con Sardegna Ricerche. Per il terzo anno di fila il regista Karim Galici si è impegnato a raccontare la storia dell’ex Fabbrica di Tabacchi di viale Regina Margherita di Cagliari, cuore pulsante dell’economia cittadina nell’Ottocento e oggi recuperato grazie a un finanziamento della Regione Sardegna.
Allo scopo di analizzare e restituire ai cittadini il valore identitario che la Manifattura ha per la storia della città, Impatto Teatro, nelle prime due edizioni, ha indagato con lo spettacolo Cosa rimane? quanto resta di un periodo storico altrimenti destinato all’oblio: lo spettacolo immersivo ha mostrato l’importanza delle lotte di classe e d’emancipazione portate avanti dalle “sigaraie”, le lavoratrici che trasformavano il prodotto importato in prezioso monopolio di Stato.
A summa del percorso, dopo aver ospitato una residenza (di cui vi abbiamo parlato) in cui i finalisti del contest MARTLIVE EUROPE hanno lavorato insieme ai giovani studenti del liceo Foiso Fois all’interno della Manifattura, Galici ha deciso di proporre una cesura tra passato e presente nello spettacolo work-in-progress Cosa ne sarà? Da Manifattura Tabacchi a Fabbrica della creatività. Va dunque in scena il ancora il 12 e 13 novembre, per un massimo di 14 spettatori, uno spettacolo immersivo capace di coniugare realtà e finzione nel tentativo di tracciare un possibile futuro per la Manifattura, luogo chiave per comprendere Cagliari e finalmente restituito ai suoi abitanti.
Da Cosa Rimane? a Cosa Sarà? per ricucire la storia del passato con il futuro della Manifattura Tabacchi. In che modo la drammaturgia ti ha permesso di realizzarlo?
Lo spettacolo “Cosa Rimane?” e la sua evoluzione che quest’anno si chiama “Cosa ne Sarà?” prende spunto dalle domande che ci siamo posti sin dall’inizio di questo progetto. Era il 2019 e, dopo aver realizzato un evento l’anno prima, mi resi conto che la memoria e l’identità di un luogo molto importante per la città di Cagliari rischiavano di essere un po’ dimenticate in nome della contemporaneità. Mi sembrava importante ricucire passato, presente e futuro con visioni che partivano da idee per poi concretizzarsi attraverso una grande partecipazione collettiva. In questi anni abbiamo realizzato 12 laboratori, tra cui 4 per gli studenti delle superiori; 5 spettacoli, uno in diretta streaming durante il lockdown, una residenza artistica internazionale con 10 giovani talenti provenienti da tutta Europa, tra cui la curatrice polacca Joanna Longawa. Inoltre, entro fine anno sarà pronta una app di realtà aumentata e verrà proiettato il documentario su tutto il progetto.
Tanti contenuti per far conoscere questo luogo e raccontarlo con realtà e poesia ma anche per affiancare il magnifico effimero dello spettacolo dal vivo a supporti che possano durare nel tempo.
Nella tua poetica, l’immersione totale dello spettatore ha un ruolo fondamentale. Che strategie hai adottato per far “rivivere” le sigaraie?
Il teatro immersivo e sensoriale che facciamo ci porta a un rapporto molto ravvicinato e intimo con gli spettatori; perciò è importante trasudare sincerità rispetto a quello che si sta interpretando. Vivere con onestà la persona rievocata trovo sia il modo più giusto per creare un engagement con lo spettatore e rispettare la storia. Inoltre, completano l’opera di personificazione i costumi, che in alcuni casi riportano a epoche antiche, e il linguaggio del corpo che in certi frangenti si libera di qualsiasi limite disciplinare per confluire nella danza. Sicuramente le sigaraie sono il simbolo della Manifattura che non c’è più e di conseguenza sono diventate centrali nella messa in scena dello spettacolo. Abbiamo ascoltato tutti familiari e visto tutta la documentazione possibile per raccontare le loro storie e farle rivivere. Ognuna con il suo carattere ma sempre unite dalla solidarietà reciproca.
Un teatro a 360 gradi, una commissione di generi e forme per uno spettacolo dedicato all’identità cagliaritana. Come si costruisce un progetto così ricco?
Il lavoro di Impatto Teatro è da sempre multidisciplinare e all’interno del suo organico ci sono figure che riescono ad interpretare questa poetica spaziando tra danza, musica e teatro, come Adriana Monteverde protagonista dello spettacolo “Cosa ne Sarà?”. Inoltre, per realizzare progetti come questo – oltre ad avere una rete di partner locali che sostengano lo sviluppo delle idee in tutte le fasi – è molto importante avere dei collaboratori specializzati in tutte le discipline e in Storie di Manifattura, ne sono solo un esempio la
coreografa Caterina Genta o il designer Andrea Forges Davanzati. Infine, non posso non ricordare quanto sia stato importante – per il racconto di un luogo così identitario nella città di Cagliari – aprirsi alla partecipazione popolare (dagli anziani ex dipendenti ai giovanissimi delle scuole) con workshop, corsi, residenze e prove aperte che ci hanno dato la possibilità di crescere e avere continuamente input nuovi di creazione e contaminazione.
Cosa rimane alla città di Cagliari dopo questo lungo e laborioso progetto?
Rimangono i ricordi che vengono fissati nella memori, ma anche nuovi supporti che attraverso le tecnologie potranno rendere sempre fruibili gli spazi della Manifattura e tutti i contenuti creati in questo triennio. L’esempio più importante è l’app di realtà aumentata che propone una visita immersiva attraverso uno spettacolo teatrale che potrà essere vissuto a qualsiasi ora e 365 giorni all’anno.
COSA NE SARÀ?
Da Manifattura Tabacchi a Fabbrica della Creatività
ideazione e regia Karim Galici
produzione Impatto Teatro APS
in collaborazione con Sardegna Ricerche
con il contributo della Fondazione di Sardegna e del Comune di Cagliari
interpreti: Adriana Monteverde, Beppe Martini, Martina Porru, Monica Zuncheddu, Karim Galici, Andres Gutierrez, Giuseppina Mannai, Gloria Atzori, Angelica Adamo, Anna Cardis, Chiara Cocco, Cristina Copez, Daniela Mormile, Gianluca Picciau, Silvia Devoto, Marco Di Belardino, Roberto Manca
voce narrante Karim Galici
coreografie a cura di Caterina Genta in collaborazione con la Piccola Compagnia d’Arte e Gloria Atzori
scenografie Andrea Forges Davanzati insieme agli studenti del Liceo Artistico Foiso Fois di Cagliari con la cura e coordinamento di Roberta Vanali e Claire (per le immagini pittoriche)
assistente scenografa Michela Pinna
costumi a cura di Luciano Bonino
musiche a cura di Walter Demuru, insieme agli studenti del Liceo Artistico e Musicale Foiso Fois (tutor Luca Nurchis); Federico Leonardi, Matteo Muntoni e Alberto Obino
drammaturgia Karim Galici in collaborazione con Adriana Monteverde, Andres Gutierrez, Emidio Porru, Beppe Martini e tutti gli ex dipendenti della Manifattura Tabacchi che hanno fornito ricordi, aneddoti, storie e testimonianze della Fabbrica cagliaritana e con il contributo di Teresa Meloni
assistenti alla regia Beppe Martini e Adriana Monteverde
responsabile tecnico Valentino Carcassi (Echo Sound)
consulente tecnico Stefano Damasco
tecnico luci Valerio Contini
assistente tecnico Federico Pisanu
immagini in proiezione Marco Mura, Dietrich Steinmetz, Stefano Ardau
video InMediazione
progetto grafico ADDV