MICHELE WEISS | Giulia Lazzarini è pronta per una nuova alzata di sipario nella “sua” Milano, dove leggerà una selezione di prose di Delio Tessa, uno dei poeti più originali del primo Novecento milanese. L’occasione per vederla di nuovo in scena sarà venerdì 24 e domenica 26 marzo prossimi al teatro LabArca, in Diario di un poeta in prosa | Delio Tessa, drammaturgia e regia di Egidio Bertazzoni, con l’accompagnamento musicale di Giacomo Bertazzoni al sax.
Lazzarini vive una carriera infinita tra tv (soprattutto nella prima parte di vita), teatro (sopra ogni cosa la lunga parentesi al Piccolo Teatro di Milano, con e per Giorgio Strehler e in altri progetti) e cinema (pluripremiata per Mia madre, film del 2015 in cui ha recitato nei panni della mamma di Nanni Moretti, regista del film) e oggi è riconosciuta come una delle interpreti più emblematiche del teatro italiano contemporaneo: nel 2017 ha vinto l’Ubu per la sua memorabile interpretazione in Emilia di Claudio Tolcachir.

Delio Tessa (Milano, 1886-1939), avvocato di mestiere ma di scarsa vocazione, è stato invece uno dei primi flâneur italiani, ovvero quei personaggi che hanno fatto dell’arte del vagabondaggio letterario nelle città moderne una ragione di vita, per poi scriverne. Noto per le sue liriche in dialetto milanese tra decadentismo e scapigliatura, segnate da una forte originalità stilistica – la più nota, la raccolta L’è el dì di mort, alegher! –, mise la flânerie al servizio della sua arte e anche di un “giornalismo umanitario” sui generis. Girovagando schivo e démodé per Milano, annotava i cambiamenti imposti dalla vorticosa modernità che sventrava quartieri e strade, con la ferita degli amati Navigli, cementati tra il 1929 e il 1930. 

Giulia Lazzarini ci ha concesso l’onore e il piacere di una chiacchierata per raccontarci le emozioni del nuovo debutto e il “suo” Delio Tessa: “Sono molto emozionata per venerdì (tra l’altro giorno del suo compleanno, che verrà festeggiato in teatro, n.d.r.), io sono un’attrice che vive la scena intensamente, sono sempre stata così”.
Le chiediamo di Tessa e di quella Milano che non c’è più: “Quella Milano di Tessa è quasi la mia, io sono cresciuta in questi luoghi nel dopoguerra, negli Anni Cinquanta e molte cose sono svanite, eppure nella mia zona, dove vivo ancora, alla fine dell’arteria di via Vincenzo Monti c’è ancora qualche ricordo del passato, caffè e negozi”.
Diario di un poeta in prosa è così un recital che rafforza l’importanza delle radici, anche e soprattutto nel nostro tempo in cui i cambiamenti sono così veloci da non riuscire a tenerne traccia: “Tessa è importante perché racconta una Milano che sapeva fermarsi e ascoltare, dove l’umanità era un valore forte, e tutti ci si riconoscevano. Anche nel lavoro in quegli anni era così, il teatro e la cultura avevano un’importanza capitale per la città, e questo l’ho capito entrando al Piccolo Teatro, che rappresenta l’esperienza centrale della mia carriera”.

Un mondo crepuscolare quindi, quello narrato da Tessa, a cavallo tra eredità ottocentesche e l’avvento distruttivo dell’era delle macchine, con la Prima guerra mondiale a segnare uno spartiacque decisivo.

“Ma io non critico la modernità tout court – racconta Lazzarini –, dalle mie finestre un tempo si vedeva la colata di cemento della Fiera Campionaria mentre oggi c’è un parco e una serie di case fantasiose (a firma dell’architetto Zaha Hadid) che mi sembrano navi in partenza al tramonto verso le montagne… nelle giornate limpide, poi, di sera con tutte quelle lucine le tre torri mi sembrano un po’ Broadway”.
E ancora: “Tessa si recava a leggere le sue poesie nei cenacoli letterari delle famiglie borghesi, anche in quella di Fiorenzo Carpi (noto come il massimo compositore di teatro italiano del secolo scorso), dove suo papà Aldo lo accompagnava al pianoforte. Era un uomo mite, sicuramente malinconico ma anche con verve e ironia. Faceva parte di un mondo in cui la borghesia cittadina proteggeva i suoi artisti, anche ai tempi del fascismo, cui Tessa aveva reagito appartandosi dalla vita pubblica e isolandosi”.

Anche per sfuggire alle imposizioni del regime,Tessa avviò una collaborazione con la Radio della Svizzera italiana e la stampa ticinese, componendo dei “camei” che andava pubblicando qua e là. Camei poi uniti nella raccolta Ore di città, letti dall’attrice sul palco di LabArca. Ad accompagnarla solo un sax che propone “melodie nostalgiche degli Anni Trenta, alternate alle memorabili descrizioni e intuizioni di Tessa su molti argomenti e anche sul cinema dell’epoca e sull’impatto delle grandi dive nell’immaginario e cultura popolare”. Non esattamente ciò che succede al cinema ai nostri tempi: “Oggi Tessa soffrirebbe nel vedere il cinema rinchiuso nei recinti di Netflix e relegato a mero fenomeno consumistico. Povero cinema, mi vien da dire, e anche povera televisione: ai miei tempi la tv proponeva programmi di cultura di valore e importanti erano anche le prose teatrali in tv, a cui ho partecipato anch’io e che erano attese per tutta la settimana”.

Quando le chiediamo com’è cambiato il teatro, sospira: “È cambiato tutto, ai miei tempi ci si poteva identificare quasi totalmente con progetti che avevano un’importanza enorme nella vita nazionale: io dal ’54 ho fatto parte del Piccolo Teatro e avvertivo il peso e la fortuna di essere uno dei volti della nuova istituzione teatrale simbolo della rinascita, e forse della cultura italiana del Dopoguerra”.
Un augurio per le nuove generazioni? “Oggi mi sembra molto più difficile diventare attori e riuscire a fare progetti di qualità, mi auguro che le risorse economiche vadano anche in questa direzione e non solo in progetti senza identità”.

Lazzarini è supportata dal teatro LabArca, ente orgogliosamente di quartiere nel senso di essere profondamente radicato in zona Corso Genova (in via Marco D’Oggiono 1), dove una volta regnava la mala milanese. Con lei un parterre di tutto rispetto, e attori che, come lei aderiscono per la qualità del cartellone e dei programmi (tra questi anche Renato Sarti, che con Lazzarini ha dato vita a uno degli spettacoli di teatro civile più importanti degli ultimi anni, “Muri”).

Ad animarlo Egidio Bertazzoni, autore e regista con un lungo percorso che va dal Piccolo Teatro alla Rai, e Anna Bonel, già attrice del Piccolo, che spiega: “LabArca è un teatrino off nel cuore della città – in una zona che una volta era popolare e oggi ahimè, ‘chic’ – ed è anche un crogiolo di creatività: oltre al cartellone, sin dal 2012 organizziamo laboratori di teatro per grandi e piccini, dedicati anche a insegnare l’arte dell’ascolto reciproco”. Nel cartellone ci sono titoli di prosa e musicali, che si alternano alle proposte per la cittadinanza, avviate ai tempi della nascita di Arcaduemila, associazione di aggregazione culturale: “È stato un investimento imponente per noi, possibile anche grazie agli amici, artisti di chiara fama che ci onorano con la loro presenza e la loro amicizia, come Enrico Bonavera (il mitico Arlecchino di Strehler, oggi in pensione), Arianna Scommegna e Sara Bertelà, oltre a Sarti e Lazzarini, che qui si sentono a casa”.

La proposta consiste nel “fare un teatro interamente per il pubblico” e questo ha portato al supporto del Comune: “Non mi piacciono le etichette, ma cerchiamo di portare avanti un teatro di ricerca non fine a se stesso, e guardiamo molto ai giovani, come dimostra il Festival giovane comico-musicale E chi si rassegna?: una provocazione, un gioco di parole comico… è la volontà di non arrendersi alle avversità che il mondo contemporaneo ci presenta usando intelligenza, cultura e ironia”, spiega Bonel.
Sostenuto da Fondazione Cariplo, il progetto vuole coinvolgere nuovo pubblico a teatro, soprattutto giovane, e, più in generale, favorire la fruizione della cultura ai cittadini: sono 7 appuntamenti di stand-up comedy e musica dal vivo nei comuni di Milano, Rho e Pavia – da marzo a giugno 2023. “Sono stati coinvolti dieci giovani artisti (tutti under 35) di cui due attori e autori di sé stessi, Ilaria Longo e Alberto Clarizio, e un’interprete, Alice Gagno, coautrice di un monologo insieme ad Alessandra Casella, regista. In ambito musicale sono presenti due gruppi di recente formazione, con sonorità dal carattere “urban” e popolare: la techno acustica dei Mefisto Brass e il rebetiko dei Malakies”. www.lab-arca.it

DIARIO DI UN POETA IN PROSA | DELIO TESSA

drammaturgia e regia di Egidio Bertazzoni
con Giulia Lazzarini
Giacomo Bertazzoni sax
Danilo Marabotto disegno luci
Gabriele Albanese consolle

PRIMA MILANESE: venerdì 24 e domenica 26 marzo 2023 @LabArca Milano