GIANNA VALENTI | Interplay 23 – 6 giugno – Casa del Teatro
Un atto di amore per una forma di danza popolare che arriva dal passato e un impegno drammaturgico a metterla in scena come forma del contemporaneo. Un’azione performativa che si afferma attraverso i codici del presente e che, allo stesso tempo, offre valore a un codice storico, salvandone la permanenza nella memoria collettiva: è da questa fascinazione, che si fa espressione performativa, che nasce Save the last dance for me di Alessandro Sciarroni, a Interplay in prima regionale: una visione coreografica che attinge agli elementi tecnici e relazionali di coppia della Polka Chinata, un ballo di inizio Novecento sopravvissuto grazie al lavoro del maestro Giancarlo Stagni, collaboratore artistico del progetto e insegnante dei due danzatori, Gianmaria Borzillo e Giovanfrancesco Giannini.

I passi della scena di Sciarroni sono gli stessi della balera e della strada, ma è l’attivazione di altri codici che dà forma alla contemporaneità di questo evento coreografico, spalancando lo sguardo dello spettatore alle relazioni tra i corpi e all’identità energetica e spaziale della Polka Chinata. Il primo segno sulla scena è un tempo binario, forte, battente e metallico che cancella ogni traccia di inizio Novecento (la musica originale è di Aurora Bauzà e Pere JouTelemann Rec.) e che nulla lascia della fluida rotondità della musica popolare tradizionale.
Quando i due danzatori entrano, il loro valore di astrazione è già affermato e il ralenti estremo con cui agganciano le braccia e le mani porta attenzione all’elemento fondamentale per il controllo energetico di questa danza: veloce nell’uso ininterrotto di un doppio passo incrociato, rigorosa nella tensione ininterrotta di avvicinamenti e allontanamenti, vigorosa nel controllo dei giri e delle piroette, possente e rischiosa nei vortici (rigorosamente verso sinistra) con le ginocchia abbassate, chinate, in cui i due uomini, saldamente allacciati uno all’altro attraverso le braccia, mettono alla prova la potenza energetica, la capacità di controllo e la forza fisica dei loro corpi.

Save the last dance for me, PH Andrea Macchia

Tradizionalmente la fatica, così come per le forme non contemporanee della danza teatrale occidentale, è nascosta e controllata; Sciarroni ne fa invece il codice performativo che struttura l’evoluzione coreografica.
Tutto avviene sulla circonferenza iscritta all’interno dello spazio scenico disponibile. L’inizio è una sapiente progressione ad accumulazione dal passo più semplice a quelli successivi più complessi che affermano la rotondità e circolarità di questa danza, sino al vortice, limite fisico oltre cui spingersi, elemento acrobatico che distanzia questa forma di Polka da ogni altro ballo di sala.
Attraverso la reiterazione di questo momento, i due danzatori – che iniziano il lavoro incarnando una forte tensione spaziale come elementi astratti tra la terra e lo spazio sopra i corpi – gestiscono la fatica senza più nasconderla: modificano i loro volti confrontandosi con il sorriso, slittano lo sguardo dal controllo alla sfida, dialogano con il respiro pesante, si fermano per calibrare la forza e riprendere aria e spostano costantemente in avanti il confronto nell’uso della forza.
Ma i passi non si modificano, il rigore filologico viene mantenuto, l’identità storica del contemporaneo e della Polka Chinata coesistono sapientemente e, dopo gli applausi, la breve ripresa con musica tradizionale non fa che portare maggiore leggibilità ai codici del performativo che abbiamo appena lasciato e permette al pubblico di avvicinarsi ancora di più al lavoro dei danzatori con un’attenzione visibilmente partecipata.

Save the last dance for me, PH Andrea Macchia

Anche Soirée d’études, la proposta coreografica di Cassiel Gaube, parte dalla fascinazione per una forma popolare e urbana, la House Dance, e per il suo footwork complesso e poliedrico. Il suo evento coreografico nasce da una ricerca sul clubbing a inizio anni Ottanta in città come Chicago e New York e sulla House come tecnica multiforme che trasmette, nella diversificazione dei passi e degli stili, il melting pot culturale che l’ha generata. Non solo di derivazione afro-americana come l’Hip Hop (di cui abbiamo scritto per il lavoro di Hamri Dridi qui a Interplay 23): la House Dance nasce dal miscelare passi già esistenti della Folk Dance, della Salsa, dell’Hip Hop, della Jazz Dance, della Capoeira, ma anche dalle diverse abilità quotidiane di brasiliani, ispanici, africani, orientali e bianchi di diversa etnia, con nomi di passi che vanno dal jogging backwards, allo skating, al sidewalk, al pas de beurrée.  

Gaube presenta la propria ricerca sulla House come evento performativo e coreografico e stacca, come già Sciarroni, la parte filologica sulla tecnica dei passi dalla musica originale, dalla sua radice storica più evidente e presenta i tre danzatori in maglietta bianca e jeans (lui stesso e due corpi femminili) nel silenzio di un palco con tappeto danza bianco, luci piene e la musica condivisa tra i corpi che danzano via bluetooth. 

Soirée d’études, PH Panagiotis Maidis

Lo spettatore osserva i passi e ascolta i ritmi attraverso il suono dei piedi che battono, puntano, saltellano, scivolano, rimbalzano e slittano, combinando e ricombinando le alleanze tra i corpi, per offrire momenti danzati a due, a tre e brevi passaggi di un singolo corpo.
I diversi spazi compositivi che si creano sono anche diversi momenti ritmici con diverse scelte spaziali — étude che, concatenati uno all’altro, indagano e mettono in scena un certo insieme di possibilità cinestetiche; neighborhood nel linguaggio coreografico di Gaube, aree esplorative di vicinanza e prossimità di diversi elementi all’interno della Tecnica House e delle possibilità ritmiche degli elementi scelti.
Sulla scena, nel bianco quasi abbagliante, il rigore formale e analitico della sua operazione di decostruzione del linguaggio della House Dance si fa partitura coreografica.
Nell’assenza di musica, l’attenzione chiesta allo spettatore si traduce quasi in un distanziamento contemplativo che offre delle costellazioni ritmiche attraverso il lavoro dei piedi dei danzatori: un procedere inarrestabile e veloce di appoggi, di cambi e di incroci che sono per il coreografo l’aspetto più intrigante di questa tecnica e che l’hanno portato a sviluppare un proprio sistema di notazione numerica.

Soirée d’études, Ph Panagiotis Maidis

Gaube si lascia nutrire dal pensiero coreografico di William Forsythe, così il suo lavoro si offre come serie di piccoli oggetti coreografici, come esplorazioni singole sulla base di parametri dati, ma con un’anima comune che rende omaggio alla House come spazio multi-dimensionale (e anche questo è un termine suo), di cui la sua ricerca indaga gli elementi strutturali e le variabili spaziali e ritmiche.
Alla fine, come in Sciarroni, la musica originale entra ad accompagnare i corpi in un’ultima danza, in una partitura che scorre fluida, concatenado passi e sviluppi spaziali sul piano orizzontale; una dichiarazione delle potenzialità compositive della House come codice performativo del contemporaneo.
E come nelle altre serate, la scena di Interplay si fa occasione unica per osservare le diverse pratiche drammaturgiche e coreografiche e i codici teatrali, popolari, urbani e storici che definiscono il contemporaneo nella danza in questo momento storico.

 

SAVE THE LAST DANCE FOR ME > 40’
ALESSANDRO SCIARRONI (IT)

di Alessandro Sciarroni
con Gianmaria Borzillo e Giovanfrancesco Giannini
collaborazione artistica Giancarlo Stagni
musica originale Aurora Bauzà e Pere Jou (Telemann Rec.)
abiti Ettore Lombardi
direzione tecnica Valeria Foti
tecnico di tournée Cosimo Maggini
coreografo vincitore del Leone alla Carriera 2019 Biennale di Venezia
Artista associato del CENTQUATRE-PARIS e della Triennale Milano Teatro 2022-2024

PRIMA REGIONALE

 

SOIRÉE D’ÉTUDES > 45’
CASSIEL GAUBE (BE)

di Cassiel Gaube
con Cassiel Gaube, Alesya Dobysh, Anna Benedicte Andresen/Waithera Schreyeck
drammaturgia Liza Baliasnaja, Matteo Fargion, Manon Santkin, Jonas Rutgeerts
suono Marius Pruvot
supporto tecnico e luci Luc Schaltin
produzione Hiros
coproduzione La Ménagerie de Verre, Centre Chorégraphique National de Caen en Normandie dans le cadre de l’Accueil-studio, Kunstencentrum BUDA (Kortrijk), workspacebrussels, wpZimmer, C-TAKT, CCN-Ballet national de Marseille dans le cadre de l’accueil studio / Ministère de la Culture, KAAP, Charleroi danse, La Manufacture CDCN Nouvelle-Aquitaine Bordeaux – La Rochelle, Danse élargie 2020, CND Centre national de la danse, les ballets C de la B dans le cadre de résidence Co-laBo, La Place de la Danse – CDCN Toulouse / Occitanie dans le cadre du dispositif Accueil Studio, CNDC Angers, Le Phare – CCN du Havre Normandie, Le Dancing CDCN Dijon Bourgogne-Franche-Comté
con il supporto di Flemish Government, Kunstenwerkplaats, Teatro Municipal do Porto, Iaspis The Swedish Arts Grants Committee’s International Programme for Visual Artists, Tanzhaus Zürich, School van Gaasbeek, Le Quartz – Scène nationale de Brest, ONDA

Selezionato da AEROWAVES 2022. Presentato a RomaEuropa Festival 2022
PRIMA REGIONALE