Eleonora Melis D’Orazzi* | Chi, almeno una volta nella vita, non ha sentito parlare del mito di Edipo? E chi, dopo averla ascoltata, non si è posto il quesito fondamentale che emerge alla fine della tragedia di Sofocle? “Edipo è vittima? O il suo nome è macchiato dalla colpa dell’assassinio di suo padre Laio? E per aver giaciuto a letto con sua madre Giocasta?”

Ferdinando Bruni e Francesco Frongia del Teatro dell’Elfo presentano a Cagliari, al Teatro Massimo, una rivisitazione della tragedia dall’anima moderna. Si tratta di un Edipo Re inteso come un “viaggio eufonico e visionario” che ripercorre il mito attraverso un innovativo spettacolo che fonde teatro e moda. Un approccio artistico e creativo, quindi, che va oltre la semplice rappresentazione. Il mito di Sofocle è interpretato, infatti, in modo innovativo: gli artisti trasportano il pubblico in un’esperienza unica, coinvolgente, ricca di elementi visivi e sonori non convenzionali, creando un’atmosfera suggestiva, che tiene viva dall’inizio alla fine l’attenzione della platea.

Edipo Re Una favola nera
Edipo Re Una favola nera

«La tragedia dà voce ai complessi rapporti che intercorrono fra libertà e necessità, che sono tra i valori fondativi del nostro essere uomini e rappresenta per noi, creature del ventunesimo secolo, una sfida che ci mette di fronte a tutto quello che non riusciamo a controllare con le armi della ragione, grande mito della modernità» – spiegano Bruni e Frongia.

Nell’antica Grecia, il teatro svolgeva una funzione sociale e culturale. Le tragedie agivano come specchi attraverso i quali la società poteva esplorare temi importanti, dibattiti morali e questioni filosofiche. “L’ironia tragica” è una delle caratteristiche distintive. Essa si manifesta quando i personaggi, stimolati dalla convinzione di agire per il bene, finiscono per compiere azioni che portano alla loro rovina. Edipo ne è un esempio paradigmatico: ignaro della sua vera identità, si impegna in azioni che alla fine portano al suo tragico destino.

Edipo Re – Una favola nera è «una vicenda che ha l’andamento di una favola, con tanto di principe/bambino abbandonato sui monti da un pastore che aveva ricevuto da due genitori snaturati l’ordine di farlo morire; con l’uccisione di un mostro da parte del bambino, diventato nel frattempo impavido cavaliere; con il premio di una bella regina in sposa e di una corona di re» ricordano i due autori e registi.
E aggiungono: «Come tutto questo vada a finire, come il “vissero felici e contenti” si ribalti in catastrofe è cosa piuttosto nota ed è fonte di ispirazione per innumerevoli variazioni che, dal capolavoro di Sofocle, arrivano fino al secolo appena concluso, passando per Seneca, Dryden e Lee, Thomas Mann, Hoffmansthal, Cocteau, Berkoff. Ed è quello che vogliamo raccontare nel nostro spettacolo, coniugando la tragedia con la fiaba. Una fiaba nera, intendiamoci, una macchina infernale (come la chiama Cocteau), un meccanismo inarrestabile in cui ogni verso, ogni parola, si fanno irti e frementi di dolorosa ironia e ambiguità».

Edipo_Re_MauroLamantia_Ph_Lorenzo_Palmieri_
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Un cast tutto al maschile composto da soli quattro attori, tra cui lo stesso Ferdinando Bruni, Edoardo Barbone, Vincenzo Grassi e Mauro Lamantia, mantiene fede all’antica tradizione della tragedia greca, la quale prevedeva la presenza sul palco di soli uomini, che recitavano anche i ruoli femminili.

Il pezzo forte dello spettacolo è sicuramente l’uso della materia come linguaggio espressivo; la scenografia dà nuova vita a elementi naturali del paesaggio rurale della Sardegna: rami, corde, carta, pietre, creano un connubio artistico armonioso accanto al prezioso lavoro di Antonio Marras, stilista noto per il suo approccio unico alla moda, che spesso fonde elementi nativi sardi con influenze globali.

Il design che caratterizza i costumi di scena suggerisce un impatto del tutto singolare alla rappresentazione, che mira a trasformare la storia di Edipo in una sorta di rituale teatrale, distante dal realismo e più vicino a una dimensione simbolica.

Vestire il Mito medium
Vestire il Mito medium

Immaginare il viaggio di un Edipo Re vestito dai pensieri di Antonio Marras aggiunge un ulteriore strato di profondità e complessità alla rappresentazione. I costumi non sono più semplici indumenti, ma diventano veicoli per trasmettere le visioni e le riflessioni del creativo stilista.

La scenografia colpisce con giochi di luce curati da Nando Frigerio, rimarcati dalla componente sonora affidata a Giuseppe Marzoli, dalle maschere di scena create da Elena Rossi: tutti elementi che amplificano l’esperienza emotiva di chi assiste all’esito finale di questo processo creativo.

Possiamo parlare di un’esperienza teatrale che abbraccia le radici antiche della storia di Edipo e che accoglie prospettive contemporanee. Questa fusione di elementi può creare uno spettacolo che parla a diverse generazioni di spettatori, collegando il passato e il presente in un’unica narrazione.

Per immergerci completamente nel vivo di questa rappresentazione è stata allestita la mostra Antonio Marras – Vestire il Mito con i disegni e gli studi preparatori per i costumi, nella M-Gallery nel Foyer del Teatro.

Vestire il Mito - 2 Sfinge
Vestire il Mito – 2 Sfinge

EDIPO RE
Una favola nera

uno spettacolo di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia
con Edoardo Barbone, Ferdinando Bruni, Vincenzo Grassi, Mauro Lamantia
costumi di Antonio Marras
realizzati da Elena Rossi e Ortensia Mazzei
maschere di Elena Rossi
luci di Nando Frigerio
suono di Giuseppe Marzoli
assistente alla regia Alessandro Frigerio
assistente scene Roberta Monopoli
assistente costumi Elena Rossi
si ringrazia Tonino Serra per la decorazione del mantello di Edipo
produzione
Teatro dell’Elfo
con il contributo di NEXT- laboratorio delle idee per la produzione e la distribuzione dello spettacolo dal vivo, Regione Lombardia e Fondazione Cariplo

Teatro Massimo, Cagliari | 14 febbraio 2024

* PAC LAB è il progetto ideato da PAC Paneacquaculture, anche in collaborazione con docenti e università italiane, per permettere il completamento e la tutorship formativa di nuovi sguardi critici per la scena contemporanea e i linguaggi dell’arte dal vivo. Il gruppo di lavoro di Pac ne accoglie sul sito gli articoli, seguendone nel tempo la pratica della scrittura critica.