LEONARDO CHIAVENTI / PAC LAB*| Durante una passeggiata a Villa Torlonia, può capitare di imbattersi in un edificio che richiama lo stile classico, adibito a teatro. In questo luogo immerso nel verde della Capitale, è andato in scena recentemente lo spettacolo Così…Vi pare, adattamento da Luigi Pirandello, diretto da Riccardo Caporossi.
Il dramma di Pirandello scelto da Caporossi è stato rappresentato per la prima volta il 18 giugno 1917 ed è tratto dalla novella La signora Frola e il signor Ponza, suo genero. L’opera racconta la vicenda del signor Ponza e di sua suocera, la signora Frola, appena trasferitisi in una nuova località, forse a causa del terremoto che ha colpito la Marsica. Gli abitanti del luogo, incuriositi dai nuovi arrivati, iniziano a far circolare voci su una presunta follia che colpirebbe ora l’uno, ora l’altro. L’esistenza della moglie, ovvero la figlia della signora Frola che nessuno vede mai, è l’oggetto del dibattito sulla pazzia di uno dei due protagonisti.
Per la madre, la figlia è viva ma trascorre le sue giornate confinata nella casa del marito, ormai pazzo, il quale, dopo averla perduta per un periodo, si è persino convinto di aver sposato un’altra donna e che sua figlia, la prima moglie dell’uomo, fosse morta tempo addietro.
Al contrario, il signor Ponza sostiene che sia la signora Frola a illudersi: sua figlia è morta, e lui si è effettivamente risposato.
La verità della storia è sfuggente e polimorfa, composta da molteplici sfumature non sempre conciliabili tra loro: come si può giungere a un’unica verità? Dove troveranno fine questi sussurri, destinati a scontrarsi con una realtà inafferrabile? A chi appartiene davvero la μανια che pervade questo racconto?

Lo spazio scenico racchiude l’essenza stessa della rappresentazione: infatti, la poetica pirandelliana si esprime attraverso l’uso del teatro come palcoscenico nel suo insieme, per mostrare la complessità che si nasconde dietro una singola storia. La particolarità di questa rappresentazione risiede nella scelta del regista di sviluppare lo spettacolo non solo all’interno dei confini del palcoscenico, ma anche in altri spazi del teatro stesso.
Dopo essere stati divisi in due gruppi, gli spettatori vengono condotti in due ambienti differenti da un accompagnatore, il cui nome è Gabriele (riferimento simbolico che richiama l’Arcangelo della tradizione cristiana). Due attori, di spalle, attendono dietro una sorta di ringhiera di legno che il pubblico si riunisca per dare inizio al loro monologo. Sarà solo nell’ultima parte che i due attori si incontreranno sul palco del teatro, mentre gli spettatori assisteranno alla scena non dalle poltrone della platea, ma dalla galleria, poiché lo spazio scenico agito nell’opera si estende anche a quest’ultima.

Nel riadattamento di Caporossi, il luogo in cui si svolge la vicenda diventa un corpo vivo, che permette alla storia di prendere forma affinché gli spettatori possano entrarvi in contatto, anziché limitarsi a osservarla dalle poltrone. Il percorso artistico del regista riflette un’attenzione costante alla spazialità, evidente nella messa in scena dell’opera pirandelliana. Caporossi, infatti, dopo una laurea in Architettura, ha avuto un lungo sodalizio artistico con Claudio Remondi, con il quale ha fondato la Compagnia Club-Teatro: Rem & Cap Proposte nel 1970. La loro collaborazione ha dato vita a lavori come Giorni felici, che non andò mai in scena a causa di un divieto imposto dai detentori dei diritti di Beckett, o Cottimisti, esempio di questa attenzione allo spazio. Lo spettacolo, nato nel 1977, ruota intorno alla costruzione di un muro, realizzato dalle mani degli stessi performer, mattone dopo mattone. La rappresentazione è incentrata sull’ambiente, così come accade poi in Mura, nato nel 2017, in cui Caporossi opera ormai in solitaria dopo la morte di Remondi e dove i mattoni tornano ad avere un ruolo di rilievo, sebbene con una funzione completamente diversa rispetto a quella svolta nel precedente spettacolo.
L’obiettivo di porre l’ambiente scenico al centro della rappresentazione in questo caso specifico del riadattamento pirandelliano ha portato la regia a rielaborare il testo dell’autore siciliano, riducendo il numero degli atti in cui l’opera era originariamente composta e modificando alcune scene, in cui i dialoghi dei personaggi sono stati sostituiti da momenti di silenzio che accompagnano le azioni degli attori.
In particolare, nel finale, la scelta di raffigurare la moglie del signor Ponza come un’ombra, mentre i due interpreti si stendono su di essa, ha permesso allo spettacolo di creare un ponte verso la profonda essenza dell’opera di Pirandello, esprimendo con i soli gesti la realtà che il dramma intendeva svelare.
La rappresentazione del testo in diversi ambienti del teatro si rivela audace e ben riuscita, mostrando come lo spettro della follia possa insinuarsi anche nella vita di persone comuni.

Oltre al particolare interesse per la spazialità dimostrato dal regista, è doveroso ricordare le interpretazioni di Nadia Brustolon e Vincenzo Preziosa, che sostengono con efficacia la messa in scena dell’opera. In particolare, Brustolon riesce a conferire al suo ruolo una maggiore ambiguità, elemento essenziale per esprimere le molteplici identità che la realtà può assumere all’interno dello spettacolo. Tuttavia, l’aggiunta di una voce narrante (recitata dallo stesso Caporossi), che interviene in alcuni momenti della rappresentazione, risulta eccessiva nell’equilibrio dello spettacolo, faticando a integrarsi pienamente nella trama del dramma.
Nonostante ciò, Caporossi è riuscito a strutturare una creazione coinvolgente, con una messa in scena coraggiosa, capace di rappresentare la quotidianità di un mondo borghese fatto di parenti, suocere e mogli, in cui ognuno è fermamente consapevole del ruolo che deve ricoprire.
Finché un’ombra non giunge a incrinare questa certezza.
COSÌ…VI PARE
da Luigi Pirandello
scrittura scenica, installazione visiva, regia
Riccardo Caporossi
con Nadia Brustolon, Vincenzo Preziosa
Riccardo Caporossi, Gabriele Salandri, Marco Agnello
luci Nuccio Marino
costumi Sitenne
“LP” installazione di Riccardo Caporossi foto di Dino Ignani
foto di scena Tommaso Le Pera
produzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale, Compagnia Club Teatro, Rem & Cap Proposte
Teatro India, Roma| 16 febbraio 2025
* PAC LAB è il progetto ideato da PAC Paneacquaculture in collaborazione con docenti e università italiane per permettere la formazione di nuove generazioni attive nella critica dei linguaggi dell’arte dal vivo. Il gruppo di lavoro di Pac accoglie sul sito le recensioni di questi giovani scrittori seguendone la formazione e il percorso di crescita nella pratica della scrittura critica.