RENZO FRANCABANDERA E ILENA AMBROSIO | Un piccolo albero, emblema di forza e resilienza, rappresenta l’essenza del Festival Bonsai, dedicato al teatro contemporaneo e promosso dall’Associazione Ferrara Off. Dal 9 maggio al 29 giugno a Ferrara, la nona edizione realizzata grazie al sostegno del Ministero della Cultura, della Regione Emilia-Romagna e del Comune di Ferrara. Nato nel 2017 e da una poetica ispirata al microteatro, il festival si è evoluto nel corso di questi anni, accogliendo vari generi e modalità di fruizione, con l’intento di avvicinare il teatro al pubblico in spazi urbani e non convenzionali, di attrarre nuovi spettatori e promuovere un genuino senso di comunità.

Ventitré spettacoli saranno presentati in vari luoghi della città, dal Ferrara Off Teatro a location meno convenzionali come il Liceo Ariosto e gli impianti idrovori di Baura e Sant’Antonino, grazie alla collaborazione con il Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara, uno dei partner del festival assieme a Ferrara Tua Multiservizi, Fondazione Imoletta, CIDAS, COPMA e Centro Medico Palazzo Ristori.
In questa nona edizione numerose le compagnie di rilevanza nazionale. Kepler-452 presenterà Album (domenica 18 maggio), un’indagine sulla memoria, personale e collettiva, e sul modo in cui le nostre vite si confrontano con le tragedie storiche. La compagnia CollettivO CineticO (sabato 31 maggio e domenica 1 giugno) celebra il traguardo dei 18 anni, proponendo una nuova versione di <age>, originariamente creato nel 2012: un ritratto dell’adolescenza e del teatro come spazio ludico. Compagnia Menoventi festeggia, invece, il ventesimo anniversario con la prima assoluta di Il circolo dei bugiardi (29 giugno), un lavoro che segna un punto di partenza e di arrivo nella loro poetica. Ancora la Compagnia Licia Lanera porterà in scena il pluripremiato Con la carabina (5 giugno), Premio UBU per la Miglior Regia e il Miglior Testo Straniero Tradotto in Italia nel 2022.

Dalla Gran Bretagna la prima italiana di Il funerale di mia madre: the show (15 giugno) diretto da Francesca Montanino e Mauro Parrinello, accompagnata dall’autrice Kelly Jones, acclamata al Fringe Festival di Edimburgo nel 2024. Sarà poi la volta di Ode alla distruzione (18 giugno), una creazione di Iacopo Loliva e Manuel Paolini, performer italiani residenti in Germania e Olanda, rispettivamente, che presentano un lavoro in cui si integrano recitazione, movimento e musica elettronica, sulla drammaturgia di Marcus Peter Tesch. Un’altra prima nazionale (sabato 28 giugno) sarà quella di Giorgio Colangeli, premiato con il David di Donatello nel 2007, che ha dedicato a Bonsai Flussi Danteschi, una selezione ad hoc per il Festival dalla Divina Commedia.

Edizione anche innovativa questa del 2025 che sarà costellata delle microrassegne: quattro serate (9 e 13 maggio, 13 e 22 giugno) dedicate a tre differenti compagnie under 35; iniziativa che offre un’importante opportunità di esplorare il panorama del teatro contemporaneo, caratterizzato da linguaggi innovativi, sperimentazioni e nuove modalità di interazione con il pubblico.

Ritorna, invece, come nell’edizione del  2024, l’iniziativa della Chiamata OFFline, una selezione di spettacoli tra compagnie emergenti realizzata dal Direttore Artistico in collaborazione con studenti e studentesse delle scuole secondarie di secondo grado della città. Un’occasione preziosa per coltivare nuovi pubblici e coinvolgere attivamente le giovani generazioni. In linea con questa strategia di coinvolgimento e collaborazione, Ariosto Radio Web, il podcast realizzato dagli studenti del Liceo Classico Statale L. Ariosto e coordinato dalla docente Micaela Rinaldi, supporterà il festival Bonsai. Gli studenti presenteranno interviste con le compagnie e gli artisti che partecipano all’evento, con l’intento di esplorare approfonditamente le diverse sfaccettature artistiche attraverso le parole dei protagonisti, avvicinando così il teatro ai giovani. In aggiunta, continuano le residenze delle compagnie teatrali, tra cui Francesca Santamaria e Pequod Compagnia, che arricchiranno ulteriormente il panorama artistico del festival.

Abbiamo rivolto alcune domande al Direttore Artistico Giulio Costa.

L’idea di un progetto bonsai richiama il concetto di qualcosa che preserva la sua bellezza nel restare piccolo, o tutte le caratteristiche del grande in piccolo. Eppure il progetto sta crescendo…

In effetti il Festival è nato nel 2017 come rassegna di microteatro – genere molto diffuso in America Latina e in Spagna – in collaborazione con un festival catalano (Píndoles teatre breu en espais vius): inizialmente gli spettacoli erano di breve durata, per pochi spettatori alla volta, in spazi non convenzionali. Nel corso di nove edizioni è rimasta invariata la relazione intima e di vicinanza fra performer e spettatori, sia per quel che riguarda le location sia per le modalità di fruizione (spettacoli partecipativi, interattivi, itineranti ecc.); facendo una metafora col bonsai, le radici della pianta sono state contenute nel vaso. I tempi però si sono dilatati; il festival è arrivato a coprire due mesi di appuntamenti; gli spettacoli in programma possono avere una durata ‘micro’ o una convenzionale; la programmazione si è arricchita di nuovi sguardi grazie alla presenza di quattro microrassegne a cura di artisti e compagnie under 35. In pratica, come evocato dall’immagine di questa nona edizione, il bonsai ha sviluppato nuove ramificazioni, che portano dai linguaggi convenzionali a quelli sperimentali, dai primi studi ai debutti, dalle compagnie affermate a quelle emergenti, dagli spazi teatrali a spazi scenici urbani o naturali.

Questo è un progetto che si lega a una attività e a una presenza sul territorio ferrarese del gruppo di lavoro, che negli ultimi anni è diventata molto intensa. Ce ne potete parlare?

Il Festival BONSAI ben sintetizza il lavoro che Ferrara Off APS svolge sul territorio. Da più di 10 anni l’associazione opera all’interno della propria sede – il Teatro Ferrara Off, sul Baluardo della Montagna – con attività di produzione, programmazione e formazione. Tuttavia, fin da subito si è sentita l’esigenza di non rimanere chiusi nei nostri spazi. Anzi, la stessa collocazione geografica, sulle Mura cittadine, sul crinale tra dentro e fuori, centro storico e periferia, passato e presente, ci ha portati a ideare manifestazioni in spazi inusuali, in collaborazione con importanti enti del territorio. Tanti sono stati gli eventi che hanno perseguito l’obiettivo di intercettare spettatori (specialmente le nuove generazioni) al di fuori dei teatri per far loro scoprire i linguaggi scenici della contemporaneità e, al contempo, valorizzare diversi contesti cittadini e provinciali.

Quali sono le caratteristiche originali del vostro progetto rispetto all’offerta, pur importante, dei Festival regionali di Arti performative?

La peculiarità di quest’anno, che forse determina la differenza da altri festival regionali, è la presenza delle microrassegne. Qualche mese fa abbiamo lanciato la quarta Chiamata OFFline, con la quale abbiamo selezionato non solo artisti/compagnie da portare in residenza durante il Festival (in cambio di diversi momenti di incontro col pubblico), ma anche ‘microrassegne’, ovvero programmazioni di tre spettacoli di diverse compagnie in dialogo fra loro. Le quattro curatele artistiche sono ideate da Pietro Angelini, Collettivo HUM, Accademia Perduta/Romagna Teatri, Giacomo Lilliù/Pallaksch e, sommate, offrono un’ampia panoramica sui contenuti e sui linguaggi delle nuove generazioni.

In che modo si struttura la proposta culturale e come la state promuovendo?

Il Festival comincia il 9 maggio e dura fino al 29 giugno. Ogni settimana ci sono uno o due eventi presso il Teatro Ferrara Off o all’interno di spazi non convenzionali, come gli Impianti Idrovori Sant’Antonino e di Baura, il Liceo Statale “L. Ariosto”, il Complesso San Paolo, Villa Imoletta e la Palestra Bonati. Entrare e uscire dalla nostra sede è già una forma di promozione che, di fatto, è cominciata a gennaio con percorsi di avvicinamento al teatro in collaborazione con l’Università degli Studi di Ferrara e diversi istituti scolastici superiori (nell’ambito dei PCTO, Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento). Nelle settimane antecedenti al Festival, studentesse e studenti dai 14 ai 22 anni hanno infatti contribuito alle selezioni della Chiamata OFFline (residenze e microrassegne) e hanno partecipato a incontri ad hoc con artisti e compagnie.
Parallelamente si è consolidata la rete di collaborazioni e sponsorship in base ai contenuti e ai luoghi di rappresentazione.

Oltre all’evidente obiettivo di avvicinare sempre più persone ai linguaggi della contemporaneità, quali altri interessi ha la direzione artistica rispetto al territorio?

Costruire il pubblico di domani. Diffondere la cultura teatrale. Far conoscere la forza delle rappresentazioni dal vivo. Offrire occasioni di aggregazione e momenti di riflessione. Far scoprire il patrimonio cittadino e provinciale. Continuare a evolvere e contribuire alla definizione di un solido contesto culturale e sociale. Mantenere il dialogo e sviluppare ulteriori collaborazioni con enti del territorio sulla base di obiettivi comuni.

Diteci una cosa che si può fare o vedere solo durante il Festival Bonsai.

Difficile scegliere solo una cosa: mi viene spontaneo rispondere le quattro microrassegne o momenti pensati specificamente per BONSAI come i Flussi danteschi di Giorgio Colangeli presso l’Impianto Idrovoro di Sant’Antonino, <age>| Site Specifi  di CollettivO CineticO presso la Palestra Bonati, Il circolo dei Bugiardi di Menoventi, o il debutto di Il funerale di mia madre: the show”in presenza dell’autrice Kelly Jones. Tuttavia, sicuramente rimane un unicum la presenza di due performer italiani residenti all’estero – Iacopo Loliva e Manuel Paolini – che portano a BONSAI il debutto di Ode alla distruzione. Da anni sosteniamo il loro lavoro e la loro poetica; sarebbe bello che il loro spettacolo dal nostro Festival potesse sviluppare un’ulteriore ‘ramificazione’ in altri contesti nazionali.