ELENA SCOLARI | Fa un certo effetto pensare che il film A.I. (Artificial Intelligence) di Steven Spielberg uscì addirittura nel 2001, ben ventiquattro anni fa. Non era un grande film, c’era tanta melassa intorno a un androide bambino, il primo creato per amare, che finiva però per non essere per amato da nessuno, né robot né umani. Il sentimento era ancora la frontiera da varcare. Oggi di I.A. (che in Italia viene chiamata A.I. per supina sudditanza alla lingua inglese) parlano tutti, senza saperne quasi niente. A me, che non ho manco scaricato Chat GPT, conforta l’affermazione che l’I.A. non sia “né intelligente né artificiale”. E consuma un’enorme quantità di risorse naturali. Lo dice Kate Crawford – docente all’Università di Berkeley e ricercatrice presso Microsoft – nel suo omonimo libro: Né intelligente né artificiale. Il lato oscuro dell’IA (ed. il Mulino). Non mi azzardo a riassumere qui i suoi studi, mi limito ad aggiungere che, per il momento, l’I.A. non è nemmeno spiritosa.

Ne abbiamo avuta prova inequivocabile assistendo all’anteprima milanese di Trash test di Andrea Cosentino al Teatro della Contraddizione. Lo spettacolo si avvale dell’assistenza alla regia e alla drammaturgia di Andrea Milano e della consulenza artistica di Margherita Masè. Il lavoro è alle sue primissime repliche e l’autore sta ancora prendendo le misure, non solo per la naturale evoluzione del rapporto con il pubblico ma per l’artificiale evoluzione del rapporto con Peppì, come è stata battezzata la versione di ChatGPT, che Cosentino utilizza per costruire i testi in diretta, giocando poi a decostruirli per ottenere l’effetto comico.
Peppì è una spalla un po’ tonta: per quanto migliori la sua competenza durante la serata, resta sempre miseramente battuto dalla sgangherata e fulminante prontezza di Cosentino. Io parteggio per l’uomo, confesso, ma anche l’artista, per quanto affermi di voler rimanere equidistante e di non volersi vantare di essere un autore più bravo della macchina, alla fine è questo che ottiene. «Non voglio mostrare l’ottusità della macchina più di quanto non voglia mostrare la mia. Vorrei restare ambivalente sull’argomento. Provocare senza prendere posizione», dice. E in effetti è il pubblico che – se vuole – prende una posizione.

Non si tratta di una sfida, Cosentino sperimenta l’interazione con l’I.A. senza sapere cosa produrrà, pertanto quella che emerge è prima di tutto la capacità improvvisativa, la velocità di reazione e risposta – comica – alla creazione di un testo sulla base di istruzioni date.
Dal punto di vista strutturale lo spettacolo comincia con una parte, ancora lunga e dunque un po’ meccanica, in cui Andrea ci fa conoscere l’interlocutore elettronico: pone domande, chiede di inventare battute, di pronunciarle (c’è un sintetizzatore vocale) in modo che facciano ridere, tenta di farlo parlare in dialetto abruzzese (c’è del sadismo, evviva!), cerca di passare i trucchi del mestiere dell’attore al povero Peppì, che è pedante, pedissequo, servile, compiacente, maledettamente corretto e sempre ottimista. Anche se lo insulti non c’è modo di farlo reagire, subisce gli improperi con gioia. È snervante.

Cosentino è un clown che entra in scena sperando nell’inciampo, autosabotandosi per montare un’architettura di paradossi che sta in piedi fino a fine spettacolo, nutrendosi dello spiazzamento del pubblico e saltando continuamente di palo in frasca con un’agilità di pensiero strepitosa. Sa accostare cose e temi così disparati e la cui connessione è talmente assurda da risultare irresistibile. In Trash test sfrutta ciò che la macchina costruisce (il verbo generare a me sembra fuori luogo) secondo i comandi impartiti per farne scaturire il riso grazie alla propria presenza fisica, alla risposta umana inaspettata.

La richiesta è la scrittura di un dialogo per un film d’azione sentimentale, ovviamente distopico, in cui lui e lei affrontano traversie svariate. Peppì ci prova, si impegna, non sempre capisce cosa gli viene chiesto, a volte ignora gli ordini, ma soprattutto lavora (lavora?) solo su cliché, su luoghi comuni tematici e linguistici privi di qualunque originalità. Banali, corretti, retorici. Tutto il contrario dello stile Cosentino. Non vogliamo infatti privare i lettori del godimento intellettuale di cui saranno felici fruitori quando vedranno lo spettacolo; diciamo solo che la sceneggiatura umana dell’autore abruzzese vede protagonista Brad Pitt agente segreto innamorato di Mara Venier. Basti questo per darvi la certezza che nessuna macchina potrà mai nemmeno avvicinarsi a tali vette d’inventiva.

Constatando l’irriducibile atteggiamento umanistico di chi scrive, Cosentino, sulla scala underground della Contraddizione, con la sua raffinata e ironica sconsolatezza, ci dice a fine serata: «Io invece mi sto arrendendo a un passaggio epocale e al mio destino di obsolescenza». Oibò, la maturità ha portato saggezza e giudizi ponderati? Quando sentirete come continua il film con Pitt e Venier lo valuterete.

E allora cosa vuole dirci l’artista? Vuole dissacrare il ruolo dell’autore, vuole demitizzare la presunzione dei padri (o delle madri?! Aiuto) creatori delle opere, vuole smontare la mistica che sta intorno all’autorialità. Questa missione decostruttivista dal sapore dada si compie anche attraverso lo smascheramento del gusto uniformato di cui l’I.A. si alimenta: le sue “invenzioni” accontentano l’aspettativa convenzionale, vengono prodotte in base a quello che circola di più, a quello che piace di più, e così ci accorgiamo di quanto abbiamo invece bisogno dello scarto, del guizzo.

Cosentino invita il pubblico a partecipare suggerendo aggiunte alle richieste da fare a Peppì, affinando i contorni della situazione che si chiede di dipingere. Ognuno è chiamato a essere autore di questo “Test spazzatura”, e anche questo è un equilibrio da calibrare e governare, sia per i ritmi sia per il fuoco dello spettacolo.
Se ci sono calzini da vendere nel Wisconsin (e ci sono) Cosentino sa perché, e sa anche perché fa ridere. Peppì ancora no.

Lo spettacolo sarà in scena a Carrozzerie N.O.T. a Roma nei giorni 9-11 maggio 2025 e poi a Kilowatt Festival in luglio.


TRASH TEST

di e con Andrea Cosentino
assistente alla regia e alla drammaturgia Andrea Milano
consulenza artistica Margherita Masè
light designer Massimo Galardini
coordinamento tecnico dell’allestimento Marco Serafino Cecchi
assistente all’allestimento Giulia Giardi
produzione Teatro Metastasio di Prato

Teatro della Contraddizione, Milano | 26 aprile 2025