ESTER FORMATO |  La scena è  fredda ed essenziale, caratterizzata da un arredo d’ufficio bianco, segno di un’amorfa e asettica realtà aziendale in cui – presumibilmente – sono immersi i personaggi. C’è poi un livello superiore rispetto al piano d’assito, segnato da una luce verde fluorescente, a ricordarci della verticalità gerarchica insita nel sistema lavorativo vigente.

Contrassegno di Futura umanità è sin dall’inizio un’allucinata e caotica derealizzazione dell’assetto socio-lavorativo; un dirigente ed un autista, mascherati da enormi peluche, reclutano Giorgio, efficiente dipendente con la passione per la musica, per convertirlo ad un piano segreto che, ispirandosi a fantomatiche dottrine comuniste, mira a liberare gli impiegati dall’automatismo messo in atto dall’aggressivo mercato del lavoro e dell’economia. Una protezione collettiva e ferrea impedisce, tuttavia, ai nuovi compagni di riconoscersi all’interno, sicché la novella comunità rivoluzionaria, fondata su un’idea “comunista e dialettica” aleggia fantomaticamente nei dialoghi fra i tre personaggi, ai quali si aggiunge l’ambigua Silvestri.

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In una complicata sovrapposizione di identità che defluisce, infine, in un caos fra veri dipendenti e attori reclutati ad hoc, come la stessa Silvestri, la pièce di Juan Mayorga si presenta come una fredda scomposizione del plot attraverso un linguaggio che impone ai personaggi un abuso, vagamente parodiato, di stilemi ideologici, di campionature espressive e gestuali insite nelle stesse realtà aziendali che rendono svuotati i lavoratori del nostro presente. È come se l’intelaiatura compositiva di questo lavoro sia stata messa appunto attraverso la sottrazione di coerenza formale, a vantaggio di un processo dialettico tutto insito nei dialoghi dei singoli personaggi che a fatica riusciamo a seguire.

Come conseguenza, assistiamo ad un eccessivo richiamo a più disparate appartenenze ideologiche, incancrenite forme della storia contemporanea, che sottendono  una scissione dei gruppi che fanno parte del piano di protezione ed uno slittamento di forme  del sistema autoritario legalizzato a quello che dovrebbe liberarcene, ereditando dal primo linguaggio e comportamenti.  Siamo ad un punto entropico della narrazione, alla completa distopia ideologica in cui idee contrapposte sembrano  equivalersi e, specularmente, teatrale.

 Non sembrano difatti, la poca chiarezza e la confusione di molti punti, imputabili esclusivamente alla giovane compagnia di Agiteatro  (la regia è, tra l’altro, qui firmata da tre dei componenti) che da un punto di vista interpretativo lavora sostanzialmente bene, ma alla natura stessa dell’opera. L’impressione è che i limiti evidenti relativi alla fluidità e fruibilità del lavoro corrispondano ad un sottile gioco pseudoideologico che dalla storia narrata arriva a concretarsi anche nella struttura dell’opera: pare, appunto, che la mente geometrica del drammaturgo spagnolo concepisca la storia di Futura Umanità svuotata di una formalità precisa nella volontà di restituire un’opera interamente aperta e parziale che stimoli una varietà di possibilità interpretative su un futuro angosciante, caratterizzato da un mostro ideologico fatto di anarchia e sistema insieme. La compagnia coglie perfettamente queste peculiarità, cercando di trovare dall’interno un modo affinché lo spettatore sia invitato a interpretare attivamente le varie dialettiche compresenti.

Resta, però, un sovraccaricato gioco d’identità, un linguaggio artificioso che suggerisce allo spettatore una sorta di Truman show nel quale, però, non vi è nessun tipo di perfetta complicità, seppur inquietante, a delineare una realtà virtuale nei confronti del singolo, ma un cortocircuito entropico al quale ci è difficile prenderne parte.

FUTURA UMANITA’ di Juan Mayorga
traduzione di Simone Trecca e Amy Bernardi
regia Marco Bellomo, Alessandro Filosa, Valerio Leoni
organizzazione lavoro e drammaturgia scenica Valerio Leoni
scenografia Alessandro Filosa
attrezzeria Marco Bellomo
assistente Mattia Parrella
grafica Rosanna Sirizzotti
con Marco Bellomo, Alessandro Filosa, Claudia Guidi, Valerio Leoni

prod. AGITEATRO