unnamed-3.jpgEMILIO NIGRO | Una enorme serra in mezzo a un parco. Attorno, case e palazzi di un piccolo comune alle porte di Piacenza, Pontenure. Periferia industriale. La serra, ottocentesca, in vetro, longitudinale, copre un teatro. Per germogli altri. E fioriture nel cemento. Un teatro che fu privato. Della famiglia proprietaria della serra e probabilmente del parco. Non certo proletari.

Un teatro dal proscenio alto e lo spazio scenico stretto ma profondo. Rimesso in uso (accatastato nei circa 500 teatri italiani in disuso) da Crisalidi Teatro. Un gruppo di donne con in testa l’idea di un teatro che può essere veramente collettivo. Un teatro per la comunità. Che innesti tracce di pensiero e coscienza in un assetto sociale definito e rigorosamente determinato. Che unisca, al di là di proposizioni e intenti. Che faccia incontrare e decontestualizzare, liberare. Il fatto artistico come fenomeno provocatorio di un interagire extra ordinario. In un territorio schematizzato da attitudini sociali determinate da economie, stacanovismo, mentalità di consumo. Restituire al teatro la funzione ludica e politica per ricreare in significati e comprensioni comuni. Uno specchiarsi nel destino di uomini. Incontrarsi. Con l’altro. E non restarne isolato.

Quattro titoli di contemporaneo, in maggio, ogni venerdì. Per la rassegna “50+1” dai posti a sedere del teatrino in serra. Licia Lanera con The blacks tales’tour, Maniaci D’amore il nostro amore schifo, Oscar De Summa stasera sono in vena e Aleksandros Memetaj Albania casa mia. La parola in pratiche contemporanee.

Codici assimilati e piegati come metalli incandescenti rimodellati in forme nuove. La parola lontana dall’esibizione o dalla posa. Penetrazioni. Scambi nel buio di sguardi reciproci.

Contemporaneo è emanciparsi dalle pomposità di un metodo, di forma, per aderire al reale, al corrente (in termini di evoluzione di linguaggio e grammatica artistica) e rappresentare per mimesis l’uomo dei nostri tempi. Un processo imitativo che non può codificarsi in modo stereotipato e asfissiantemente canonico. Ma che s’innova durante il processo di creazione, nell’indagine contenutistica e stilistica. Qualcosa che attinge e sovverte, tenta, ripropone, denuda. Sottrae al chiarire perfettamente per mistificare nel segno ridotto, nel rimando immaginifico. Mutila l’articolazione e il lineare narrativo per un’assenza di sintesi drammatica scomposta, frammentaria, iconografica. Restituisce all’attore l’autocoscienza di uomo, lo spettatore sul palco. Per un parlarsi, tra palco e platea, mutato e mutabile. A contrastare il dilagare d’una fruizione artistica determinata da comunicazioni mediate e svelte. Ridare dignità al qui e ora. All’accadere estemporaneo e irripetibile. Che fa succedere una moltitudine di accaduti. Tanti per ogni sguardo in ascolto. E un parlarsi intriso di maniere attuali, sporcato da comunicazioni virali ma intatto nella solennità del riproporsi di un rito originario.

Le parole di Valentina Pacella, Daria Calza e Anna Arzani di Crisalidi Teatro: “Festival 50+1 nasce nel 2014, in realtà la storia di Crisalidi nasce prima, nel 2005, quando reduci da un laboratorio di teatro che ci aveva fatto incontrare, abbiamo fondato la nostra associazione, accogliendo la proposta di uno di noi, Ennio Arzani, di proseguire il percorso insieme mettendo in scena in vari contesti e città il libro che aveva scritto; “Vita, morte, amore. Pensieri trasformati in parole di una persona sieropositiva”. Quando Ennio se ne è andato, nel settembre 2013, Anna, Daria e io abbiamo sentito l’esigenza di voltare pagina, perchè non più in grado di portare avanti quel discorso, con la volontà di realizzare un grande desiderio di Ennio, oltre che nostro: riportare in vita Teatro Serra, luogo denso di significato e parte della storia di ciascuno di noi, perchè legato ai ricordi della nostra infanzia e simbolo della nostra passione, il teatro.

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A maggio 2014, grazie al contributo della Fondazione di Piacenza e Vigevano, prima riusciamo ad attrezzare lo spazio a teatro, rimasto inutilizzato dai primi del’900, e attraverso una campagna di crowdfunding, riusciamo a far partire la prima edizione di Festival 50+1.

Le quattro edizioni realizzate, hanno tutte come caratteristica in comune il fatto di ospitare spettacoli mai portati a Piacenza e provincia (nella quasi totalità dei casi addirittura compagnie di attori mai state prima sul nostro territorio), che selezioniamo dopo aver visto noi per prime gli spettacoli in questione, andandoli a scovare in giro per l’Italia. Siamo infatti prima di tutto spettatrici, e a nostra volta desideriamo portare a teatro altre persone, soprattutto quelle che non sono solite frequentarlo. Pensiamo che il teatro tenda a creare una distanza con le persone, la maggior parte delle quali pensano di non avere sufficiente esperienza per poterlo comprendere appieno. Vorremmo che alla fine di uno spettacolo tutti potessero sentirsi liberi di dire la propria opinione in modo molto spontaneo, ognuno con la sua sensibilità di lettura e con i propri strumenti, proprio come avviene con la musica o con un film. Nell’ambito della rassegna ci occupiamo di ogni singolo aspetto, dalla direzione artistica alla promozione, alla ricerca di contributi, fino alla cura e valorizzazione della struttura.”