LAURA BEVIONE | «Una edizione che ricerca la sua “identità” nelle scelte artistiche che la animano», così il direttore artistico Emiliano Bronzino descriveva il suo primo cartellone per Asti Teatro, festival un tempo glorioso ma che negli ultimi anni aveva perso le sue qualità attrattive e creative, anche a causa di scelte certo prestigiose dal punto di vista del marketing – vedi la direzione affidata a Pippo Delbono – ma deludenti nella pratica organizzazione della rassegna.
Si trattava dunque di ridare una propria riconoscibile personalità al festival e questo è stato l’obiettivo di Bronzino che a esso ha combinato quello di restituire la rassegna alla città, coinvolgendo concretamente Asti e i suoi abitanti. Ecco, allora, la ricerca di nuovi spazi di rappresentazione e la colonizzazione delle strade e delle piazze del capoluogo piemontese, nell’intento di tramutare il festival in occasione di incontro non soltanto con la drammaturgia contemporanea ma altresì fra artisti e pubblico e fra gli spettatori stessi.
Dal 22 giugno al 2 luglio si sono susseguiti artisti piemontesi – da Cirko Vertigo a Casa degli Alfieri, da Antonio Catalano a Onda Larsen – ma anche compagnie esponenti della cosiddetta “nuova drammaturgia” italiana, da Saverio La Ruina a Tindaro Granata, da Generazione Disagio a Carrozzeria Orfeo. Il pubblico del festival ha così avuto l’opportunità di assistere a spettacoli che con molta difficoltà vengono programmati nelle stagioni dei teatri regionali, sovente a causa di una mancata attitudine al rischio da parte degli operatori. In verità, nella maggior parte dei casi, gli spettatori mostrano una capacità di accogliere, analizzare, comprendere le novità assai più sviluppata di quanto immaginato dai programmatori, come testimoniato dal successo riscontrato ad Asti Teatro dagli spettacoli di nuova drammaturgia raggruppati sotto la sigla “Nuove Visioni”.
Nella medesima ottica di investimento sulla ricerca e creazione di nuovi linguaggi, questa 39. edizione del festival ha ospitato per l’ottava volta il premio Scintille, promosso da Asti Teatro con Teatro Menotti di Milano e Fondazione Piemonte dal Vivo e rivolto a giovani compagnie italiane. Il pubblico e la giuria di operatori teatrali hanno scelto quale progetto vincitore Tre quarti della compagnia trentina Veronique Ensemble: ambientato nel secondo dopoguerra, lo spettacolo ha come protagonisti tre ex-militari che, per sopravvivere, mettono su una sorta di teatro viaggiante, sfruttando le proprie qualità di musicisti, acrobati e attori.