ANTONELLA D’ARCO | L’Amleto di William Shakespeare ha ispirato il lavoro teatrale di KanterStrasse per la IV edizione di Habitat – un progetto speciale monografico su un autore della grande letteratura fra illustrazione e teatro –, curato dalla compagnia toscana guidata da Simone Martini in collaborazione con l’illustratore e grafico Andrea Rauch. Lo spettacolo, andato in scena a Napoli, lo scorso 16 gennaio, per la rassegna del Teatro dei Piccoli presso la Mostra d’Oltremare, ha visto sul palco, oltre a Martini, autore e regista, Luca Avagliano e Alessio Martinoli, nella messinscena della moltiplicazione di voci e personaggi che abitano la tragedia del Bardo.

«Tanti e tanti anni fa, alcuni uomini decisero di ritrovarsi, di tanto in tanto, in un determinato posto per guardare e ascoltare altri uomini che raccontavano delle storie. […] Ci raccontavano di grandi avvenimenti e di storie comuni: era nato il teatro!». Così ha inizio la storia di Amletino, rammentando ai bambini e agli adulti presenti in sala, ancor prima della vicenda del principe di Elsinor, cos’è e com’è nato il teatro.
Gioco e regole: il teatro. La riscrittura di Simone Martini pone l’accento proprio su questi due elementi che s’incontrano al fine di render partecipi i piccoli spettatori e farli entrare in partita, divertendo e offrendo loro non pochi spunti sui quali riflettere nel loro percorso di crescita. L’Amleto così raccontato da KanterStrasse si rivela essere mica poi così “piccolo”; esempio di teatro quale “specchio della natura” dei grandi.

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Amletino (Alessio Martinoli) figlio del defunto re Amleto – che, come noto, si scoprirà esser stato assassinato dal fratello Claudio, il quale, dopo aver sposato Gertrude, vedova poco affranta e madre del principe, è diventato re di Danimarca – è ossessionato dalla vendetta, anzi per meglio dire dalla ricerca della verità. Maschera del rinascimento inglese in teatro, Amleto è immagine di sé e del rovescio di sé, in bilico tra la figura del protagonista e del villain, in continua contraddizione tra lucidità e follia. Sul suo percorso fanno incursione i vari personaggi dell’opera shakespeariana, interpretati da Luca Avagliano e Simone Martini, attraverso un mascheramento e una caratterizzazione che passano per il mondo dello sport. Il re Claudio è un superbo ed egocentrico fantino; la regina Gertrude una dimessa ballerina dal passato, forse, di gloriosa étoile; Rossano e Gildo (Rosencrantz e Guildenstern) due giocatori di badminton; i becchini, invece, si dedicano alla pesca, in attesa di ricevere ordini per il seppellimento della povera Ofelia annegata nel fiume, e ragionano sul senso del potere.
Già, ma che cosa è il potere? È la domanda che invade i pensieri di Amletino. «Il potere è invisibile, non si può prendere e stringere tra le mani. […] Il potere è ciò che può permettere a chi lo ha di decidere per gli altri e gli altri devono obbedire». I becchini sanno bene cos’è il potere, loro che non lo possiedono, loro a cui tocca soltanto obbedire. Al potere si contrappongono la legge e la giustizia, una giustizia poetica che Amleto cerca, ma della quale è anche vittima.

amletino cover libroA render conforme all’età della spensieratezza lo spettacolo, l’ilarità di molti quadri scenici; la coreografia sulla musica dei Queen, una Don’t stop me now a ricordare che nessuno può fermare Amletino nel suo intento; la vocina stridula usata per Ofelia nelle sembianze di un pupazzo; il petulante e ammonitore tono di Polonio: un immaginifico carrozzone di suoni e visioni, variopinto e multiforme, come quello degli attori che, nella tragedia, bussano al palazzo di Elsinor.
Sul quel carrozzone, tra le tante maschere e le parole shakespeariane c’è posto per l’immaginazione, sollecitata dalla scenografia di Eva Sgrò. Anonimi mattoncini bianchi si trasformano talvolta in un castello, talaltra in un trono, e si vestono di colore grazie alle proiezioni dei disegni di Andrea Rauch, raccolti anche nel libro, edito da Titivillus, e che accompagnano la riscrittura di Simone Martini – un libro per piccini e per grandi bambini. Nelle pagine, così sul palcoscenico, il teatro, «trappola per catturare l’anima del re» – come rammenta Amletino ai commedianti al suo servizio – affabulando, in realtà, cattura l’anima di tutti, reggendo il peso del riflesso di ognuno di noi.

A proposito del progetto Habitat e dello spettacolo, nelle note, si legge: «Il nostro lavoro vuole ribadire l’importanza di confrontarsi con pensieri e parole alte già dalla piccola età». E allora viene in mente quanto scriveva Roberto Longhi, nel dicembre del 1944, al suo allievo Giuliano Briganti: «[…] la storia dell’arte che ogni italiano dovrebbe imparar da bambino come una lingua viva (se vuole avere coscienza intera della propria nazione): serva, invece, e cenerentola dalle classi medie all’università; dalle stesse persone colte considerata come un bell’ornamento, un sovrappiù, un finaletto, un colophon, un cul-de-lampe di una informazione elegante». Il pensiero critico di uno dei più insigni storici dell’arte del Novecento può essere esteso alle arti, tutte, e al teatro. Quella «lingua viva» della scena, dovrebbe liberarsi dalla sua condizione di «serva e cenerentola», per essere insegnata ai bambini, se si vuole avere coscienza dell’uomo, della storia della sua umanità e consapevolezza della propria libertà dal potere.

 

AMLETINO

drammaturgia e regia Simone Martini
con Luca Avagliano, Simone Martini e Alessio Martinoli
illustrazioni Andrea Rauch
scene e costumi Eva Sgrò
disegno luci Marco Santambrogio
organizzazione Elisa Brilli
produzione KanterStrasse con il sostegno di Regione Toscana