ELENA SCOLARI | Per definire in una riga Sopro del regista, attore e drammaturgo portoghese Tiago Rodrigues mi viene in mente la frase che stava in esergo sul disco jazz di un trio argentino: Un pensamiento en voz baja (un pensiero a voce bassa). Sopro in portoghese è il soffio, e la battuta suggerita a voce bassa dalla buca in teatro è un soffio che insuffla la vita (teatrale) all’attore.
Questo spettacolo visto nella bella stagione di Triennale Milano Teatro è stata una di quelle occasioni – rare – in cui ci si ritrova fuori dal teatro con tanti colleghi, attori, critici, organizzatori, teatranti (il parterre era folto) e hai bisogno di fare crocchio per quei dieci minuti in cui condividere un’emozione forte, in cui – ancora un po’ turbata – guardi con un mezzo sorriso romantico chi hai davanti, sapendo che ha capito cosa pensi ancora prima di parlare perché ha sentito le stesse cose. Già, perché in questo sopro ci siamo dentro tutti: chi in teatro lavora, chi il teatro lo pulisce, chi ne vende i biglietti, chi lo scrive e ne scrive, chi fotocopia i copioni, chi di teatro vive. Quel soffio è come un vento leggero ma continuo che sfiora tutti noi. Non voglio con questo dire che si tratti di un lavoro solo per addetti, qualsiasi spettatore attento ci può trovare se stesso (e non è poco); ma è indubbio che chi ha scelto uno dei tanti mestieri che gravitano intorno al teatro ne rimane più coinvolto e anche un po’ travolto.

Sopro è la storia di una suggeritrice, mestiere ormai perduto: i suggeritori se ne sono andati chini a beneficio dei gobbi. Il 14 febbraio 1978 Cristina Vidal, la suggeritrice del Teatro Nacional D. Maira II di Lisbona, comincia il suo lavoro non dietro le quinte ma sotto il palco, nella buca, un livello seminterrato delle storie che si aggiunge ai molti livelli di cui è costituito lo spettacolo. Un regista vuole mettere in scena lei – inizialmente recalcitrante – e la sua storia. L’ingranaggio funziona grazie a tre attori, due donne e un uomo, che alternativamente impersonano la suggeritrice; altri due interpreti recitano personaggi delle pièce messe in scena nella sala di Lisbona nel secondo livello; nel terzo incarnano loro stessi – la compagnia – alle prese con la malattia della direttrice del teatro. Non è finita perché tutto ciò è inglobato nello spettacolo cui noi stiamo assistendo che è l’incastro di tutte queste tessere. Altro livello ancora. E in Italia si aggiunge un pezzo ulteriore: leggiamo (come legge la suggeritrice) il testo su un display che perdipiù lo traduce in due lingue, italiano e inglese.
Sembra arzigogolato ma la capacità di Rodrigues assembla i regoli in modo chiaro e il meccanismo scorre bene. Le riflessioni di Cristina Vidal si mescolano a scene dell’Avaro, delle Tre Sorelle, di Antigone, gli spettacoli che lei ha visto “dal basso” o al massimo di profilo, così come vede la vita: di profilo o da sotto in su.

Quando era ancora bambina Cristina ha il suo battesimo teatrale proprio dentro una buca del suggeritore dove si era nascosta, e da qui descrive una delle immagini più belle: le mani sul bordo della buca, per sporgersi un poco, sentono man mano le assi del palcoscenico scaldarsi e il confine tra la vita e la finzione, sentito all’inizio dalle sue dita su quel limite, si dissolve.

Sopro è una grande metafora sul teatro ma anche sulla vita, come tutti gli spettacoli intelligenti. Ci dice molte cose, ce ne fa vedere poche.
Nei giorni dopo la sbronza sentimentale ho riflettuto molto perché tante idee ronzavano e ho capito che un difetto Sopro ce l’ha: è statico. Sì, succedono cose, ma quelle davvero importanti sono quasi tutte nel – bellissimo – testo, ed è in fondo come dire che molto, moltissimo del teatro avviene nella testa dello spettatore (dinamismo compreso), il che è vero e mi vede del tutto d’accordo, però è anche un po’ una resa al fatto che se succede nella tua testa non succede in scena.
Un amico dal pensiero raffinato mi ha detto, all’uscita: “È come se ci stesse suggerendo l’intero spettacolo”. È un’osservazione acuta e potrebbe essere un ottimo riassunto. L’invenzione teatrale di Rodrigues è tutta nel congegno che ha costruito, brillante senza dubbio, e poetico. Struggente anche. Quindi va benissimo, intendiamoci, solo è soprattutto supportato dall’intelligenza del testo: la scenografia è fatta di tre tende color crema che chiudono la scatola, sul palco c’è la chaise longue rossa che stava nel camerino della direttrice, un ficus. Siamo in un teatro in rovina, dove spuntano erbacce. In questo spazio si muovono gli attori, diventano i personaggi di Racine, di Čechov, di Sofocle, senza costumi e con poche battute.
Quelle poche battute sono a volte sovrapposte nel livello che possiamo chiamare vitavera: Olga che non voleva diventare direttrice “ma le cose non vanno mai come vorremmo”, come la donna che gestisce il teatro. E che morirà. Ai suoi funerali i fiori erano troppi, così i colleghi ne hanno portati una parte nel suo camerino, passandoci davanti pare ancora di sentirne il profumo.
Quel soffio, il fiato che uscì dalla bocca di un Creonte sarà poi inalato da un altro Creonte anni dopo.

Metafora del teatro che “è specchio alla vita” (lo dicevano sia Shakespeare sia Cervantes, per dire) e infatti la battuta più “suggerita” è «Solo la morte è reale, e quando la vediamo tutto si dissolve in cammini di sogno».

C’è dell’ironia nel sottolineare, da parte di Cristina, i tre finali dello spettacolo, la stessa ironia che tiene tutti a un passo di distanza da ciò che stanno rappresentando, recitano in una matrioska di strati di cui sono sempre consapevoli.
Struggente è il vero finale fatto con il collage di tutte le battute suggerite, da testi diversi, nella carriera di C. Vidal; forse che il teatro è fatto anche di ciò che non si dice?
A volte basta uno spiffero.

SOPRO

di Tiago Rodrigues
con Beatriz Maia, Cristina Vidal, Isabel Abreu, Marco Mendonça, Romeu Costa, Sara Barros Leitão
cast originale Beatriz Brás, Cristina Vidal, Isabel Abreu, João Pedro Vaz, Sofia Dias, Vítor Roriz
scene e luci Thomas Walgrave
costumi Aldina Jesus
suono Pedro Costa
assistente di direzione Catarina Rôlo Salgueiro
tecnico luci Daniel Varela
produzione Rita Forjaz
assistente di produzione Joana Costa Santos
produzione Teatro Nacional D. Maria II 
Co-produzione ExtraPôle Provence-Alpes-Côte d’Azur, Festival d’Avignon, Théâtre de la Bastille, La Criée Théâtre national de Marseille, Le Parvis Scène nationale Tarbes Pyrénées, Festival Terres de Paroles Seine-Maritime – Normandie, Théâtre Garonne scène européenne, Teatro Viriato | con il sostegno di Onda 

Triennale Teatro dell’Arte
14 febbraio 2020