LAURA BEVIONE | Le sale prova divenute ormai miraggi o vaghi ricordi di un passato che appare assai remoto, benché sia trascorso appena un mese e mezzo dalla chiusura causata dall’emergenza Covid-19. Ma, d’altronde, se cause di forza maggiore ci costringono ad abbandonare il luogo in cui siamo soliti passare la maggior parte delle nostre giornate, allora i giorni diventano settimane e le settimane mesi…

Può capitare, però, che, nell’impossibilità di stare in quel luogo che, pur non essendolo, troppo spesso diventa “casa” – sul posto di lavoro sovente trascorriamo più ore che nella nostra residenza anagrafica – si possa reimparare a conoscere e a vivere la propria vera casa, quei metri quadri in cui eravamo soliti dormire (poco), mangiare (raramente), pulire (quando capitava di avere mezza giornata libera e non si era troppo esausti).

Un’esperienza sperimentata in queste settimane dai danzatori che, abituati a quotidiani allenamenti nell’ampio agio delle sale prova, si sono ritrovati costretti nelle proprie abitazioni. Così, un paio di settimane fa abbiamo assistito agli esercizi sui terrazzi o in salotto, in compagnia di figli e cagnolini, degli artisti del Balletto di Roma; mentre la francese Nadia Vadori-Gauthier, ideatrice cinque anni fa del progetto Une minute de danse par jour, è stata costretta a rimodulare i suoi interventi coreografici quotidiani così da documentare ed esorcizzare questo periodo di confinement.

Il coreografo Raphael Bianco, invece, ha pensato di tramutare questo periodo di forzato “confinamento” fra le pareti domestiche dei danzatori della compagnia da lui diretta insieme a Susanna Egri in una riflessione in danza a partire dalla constatazione che «proprio lo spazio della nostra casa nasconde e rivela dimensioni che forse davamo per scontate, momenti di incontro con noi stessi e tutti gli spazi, oggetti e ricordi che definiscono,  occupano e permeano la nostra casa».

È nata così #Homesweethome, non semplicemente una video-testimonianza dell’esistenza domestica dei danzatori della EgriBiancoDanza, bensì una vera e propria nuova creazione, costruita a partire dalle improvvisazioni casalinghe dei protagonisti, concertate, accompagnate e coreografate da Raphael Bianco e montate poi in un evocativo e struggente bianco e nero dal videomaker Fabio Melotti.

 

Utilizzando cellulari e vari canali social, ballerini e coreografo hanno improvvisato e dialogato, suggerito e confrontato ambientazioni e movimenti, in un «gioco inconsueto» eppure artisticamente fertile, capace di riaccendere la passione per il proprio lavoro, con la rinnovata consapevolezza di potere di nuovo realizzare, dice Raphael, «qualcosa che ci facesse sognare».

Venti, intensi, minuti in cui i danzatori ci consentono di esplorare il loro spazio privato, condividendo (ri)scoperte, suggestioni, sentimenti generati tanto da uno sguardo rinnovato su mobili e pareti quanto da una rinnovata modalità di posizionare e “usare” il proprio corpo all’interno di quegli stessi luoghi.  Non a caso il coreografo torinese parla di volontà di condividere «le curiosità e il ribollire di idee, l’effervescenza del pensiero e i ricordi, la riflessione dinamica di corpi danzanti, il senso della nostra dimora, che da prigione può diventare un luogo intimamente magico dove ritrovare parti di noi stessi con cui a volte temiamo il  confronto».

Un dialogo, senza obiettivi né schemi precostituiti, con le differenti parti del proprio corpo – nel video vediamo sovente mani e piedi in primo piano – e fra queste e i diversi spazi della propria casa, imbastendo una sorta di visita guidata all’interno delle singole dimore – nella maggior parte dei casi racchiuse in pochi metri quadrati a testimoniare, ancora una volta, come la danza non sia certo un lavoro che si sceglie per desiderio di ricchezza…

Si parte dalla cucina – punte che esplorano curiose un lavello; mani strofinate con rigorosa ma inventiva armonia – per spostarsi in camera da letto, magari disturbando il riposo degli infastiditi gatti di casa; e poi sul divano e ancora in bagno, sugli stretti balconi e di fronte a una finestra aperta verso il futuro…

Ciascun danzatore attraversa e abita questi spazi, riconoscendone ed evidenziandone i riflessi della propria personalità: l’autoironia e la pacatezza, la pensosità e la passione, il gusto per la dissacrazione e  lo spirito sognante. Modi di stare al mondo che la coreografia raccorda con tocco lieve, offrendo a ciascun protagonista la possibilità di raccontare non soltanto la propria, inevitabilmente “eccezionale”, contingenza; quanto piuttosto la propria intima e genuina interiorità.

Ecco, allora, che la costrizione dovuta all’emergenza Coronavirus riesce a diventare pungolo di schietta creatività: un modo non per dimenticare le ingenti difficoltà del settore dello spettacolo ma, al contrario, per testimoniare con rafforzata vitalità la necessità dell’arte, specchio e microfono della nostra umanità.

E, umanissimi nella loro nuda e generosa espressività, sono i danzatori della EgriBianco, che commuovono e donano un consistente spiraglio di speranza in un futuro di sole…

 

#HOMESWEETHOME

concept coreografico Raphael Bianco, con l’apporto coreografico dei danzatori della Compagnia EgriBiancoDanza
assistente produzione video Vincenzo Criniti
montaggio e regia Fabio Melotti
musiche Vivaldi – Autori vari
organizzazione e promozione  Elena Rolla
maître de ballet Vincenzo Galano
danzatori Elisa Bertoli, Simona Bogino, Maela Boltri, Vincenzo Criniti, Lara Di Nallo, Vanessa Franke, Carola Giarratano, Cristian Magurano, Paolo Piancastelli, Alessandro Romano, Davide Stacchini
produzione Compagnia EgriBiancoDanza

da venerdì 3 aprile  online sui canali social  della compagnia
Facebook: Compagnia EgriBiancoDanza
Instagram: @egribiancodanza
Twitter: @compagniaebd
Youtube: Compagnia EgriBiancoDanza