CON-DILEMMA
di Francesco Petruzzelli
(Foto di Francesco Petruzzelli)

Buonasera a tutti! Come dissi quella volta negli spogliatoi a tutta la Primavera del Bologna-Calcio: grazie di essere venuti! Ah, ricordo che fu una splendida doccia finché a qualcuno non venne in mente di aprire l’acqua. Grazie a tutti voi, voi, sopravvissuti della pandemia, voi che avete i polmoni di uscire ancora di casa, con la speranza di farvi due risate. Pare si sia trovato un compromesso tra decreti e teatro, che di fatto cambia pochissimo la realtà della quarantena: prima potevate uscire solo se i cani ve li portavate da casa, adesso potete andare a teatro e i cani ve li trovate direttamente lì. E in entrambi i casi avete la garanzia di assistere a qualche cagata. La differenza è che nel mio caso si tratta di cagate a tema; quella di stasera ad esempio affronta l’argomento del CONTAGIO. Una parola che ci ha tormentato durante questa quarantena. Ma partiamo dall’origine di questo vocabolo tanto abusato. CONTAGIO, come tutto il meglio della cultura italiana e del turismo sessuale, ha matrice latina e deriva dalla parola “cumtangere”, letteralmente: “toccare insieme”, “toccarsi”. “Toccarsi” che nella sua forma riflessiva è diventato il mio verbo preferito dall’inizio della quarantena. Scherzo: toccarsi è il mio verbo preferito da quando facevo la seconda media. A dire il vero era il verbo preferito di mio zio, quando io facevo la seconda media.

Comunque, la parola contagio racchiude in sè tutto ciò che abbiamo dovuto evitare durante la pandemia: il contatto diretto. Il che ci ha anche permesso di riscoprire quante accezioni positive possa assumere: infatti la contagiosità non caratterizza solo cose negative ma anche molte cose divertenti: la risata, l’entusiasmo, il mio ex.

E a questo proposito mi sembra opportuno dare alcune delucidazioni sul tipo di contagio più amato dagli italiani, che è anche il titolo del mio canale youtube: La Trasmissione Sessuale. Sull’argomento c’è grande confusione: si tende infatti a scambiare le malattie veneree con le malattie trasmissibili sessualmente, quando invece la differenza è sostanziale, poiché una malattia che si PUO’ trasmettere facendo sesso non è una malattia che si tramette SOLO facendo sesso, ed è dopo questa spiegazione che smetterete davvero di toccarvi l’un l’altro: prendiamo il Papilloma Virus ad esempio, o come lo chiamano in America: TINDER. Il Papilloma Virus, o HPV, ed io abbiamo un sacco di cose in comune: è un animaletto a forma di verruca (dicesi condiloma) che si attacca alle mucose e quindi, proprio come me, predilige gli organi genitali, il cavo anale e non disdegna bocca, esofago e laringe.

Tuttavia, per arrivare a destinazione, il Papilloma non si serve solo della giostra dell’amore, non è snob, è uno di noi, viaggia in economy e si trasmette attraverso qualsiasi forma di contatto epidermico; es: io e il mio amico Edoardo ci stringiamo la mano, lui che è uno sporco etero, per qualche ragione, si trova il virus sulle dita, io che ho dei traumi infantili irrisolti ma mi vergogno ad usare il ciuccio mi succhio il pollice e zac, il contagio è avvenuto senza nemmeno una punta di scopamicizia. Tanto che spesso ho provato a convincere il mio amico Edoardo che a questo punto vale la pena aggiungere un po’ di sesso al nostro rapporto, tanto le malattie ce le prendiamo lo stesso… eh? Almeno un po’ di scopamicizia… eh? Solo una punta?… Solo LA punta? Niente.

Comunque è così che per esempio un’acquasantiera diventa un enorme bacino di allevamento per papillomi; il segno di pace non è l’unica cosa che ci si scambia dopo la preghiera a quanto pare, ma questo lo sa chiunque abbia fatto il chierichetto. Oh scusate, ho sbagliato… la ridico: il segno di pace non è l’unica cosa che ci si scambia dopo la preghiera a quanto pare, ma questo lo sa chiunque SI SIA fatto un chierichetto. Troppo? Questa era pesante? Mannaggia! Ammetto che non è mia, ho sbagliato a fidarmi di chi me l’ha consigliata. L’ho detto a Don Giulio che il mondo non è pronto per queste battute.

Il punto comunque è che anche per alcune malattie che sembrano il biglietto da pagare per un giro sulla giostra del piacere, c’è bisogno di un contatto, ravvicinato, non necessariamente sessuale. È così, per esempio, che io stesso mi sono preso il Papilloma Virus… da mia madre.

Già! Nessuna tragedia, nessuna catarsi, nessuna ricerca della verità o rapporto incestuoso; sono la versione più sfigata di Edipo che possiate incontrare: sono bastati un bidet e un asciugamano. Con ciò non voglio dire che lavarsi il culo sia un fattore di contagio. Cioè gli inglesi si scambiano il Papilloma tanto quanto noi, eppure il bidet per loro è come l’unicorno: tutti ne parlano ma nessuno l’ha mai visto davvero.

Da mia madre e senza sesso quindi, che è anche la sintesi in quarta di copertina della mia biografia.

Dio! Sono così single che ormai l’unica cosa che mi sbatte è il beige.

Ecco dunque che la mia povera madre mi passa una malattia sessualmente trasmissibile solo perchè ad entrambi piace lavarci.

La domanda a questo punto, dato un contagio, è: se tu lo hai preso da lei, lei da chi lo ha preso? Oh, ed è qui che il Papilloma, come molti altri virus, diventa infido, perché ovviamente il ragionamento dell’ignorante è: se la puttana non sei tu, sarà tua madre.

Che se avessi un euro per tutte le volte che me lo hanno detto, adesso starei facendo una diretta dal mio yacht. La risposta è: no, purtroppo per mamma, nemmeno in questo caso è stato il sesso a veicolare il contagio, o meglio, non è stata la promiscuità sessuale. Primo perché, quant’è vero che le donne non fanno la cacca, la mia mamma non ha mai fatto sesso in vita sua; secondo perché, se mia madre facesse davvero la puttana, io adesso starei facendo una diretta dal SUO yacht e comunque farei televisione; terzo perché il Papilloma Virus può sì esprimersi nella sua forma verrucosa ma, come molti virus, può anche restare dormiente nel corpo dell’ospite fino a che il sistema immunitario non abbassa la guardia, per poi diventare allora un verruchina rosacea che spesso insorge in punti dove l’occhio o la mano del paziente non arrivano ed è da quel momento che la papillosità comincia il suo viaggio di crescita da verruca a tumore, viaggio che solitamente impiega anni; ed è stato proprio durante questa trasformazione da verruca a cancro che io e la mia genitrice ci siamo scambiati il numero della proctologa. Perchè la signora lo aveva da talmente tanto tempo, senza saperlo naturalmente, che il suo contagio risale facilmente a dei rapporti avuti con il mio defunto padre (famiglia allegra comunque). Il che vorrebbe dire che tecnicamente io non ho preso il papilloma da mia madre ma… da mio padre? Capite anche voi che a questo punto Edipo mi fa una sega circolare e che io mi devo far bruciare il culo da qualcuno che sappia usare il laser con la maestria di un guerriero Jedi, anche perchè, essendo attore, io con il mio culo ci lavoro.