ANTONIO CRETELLA | Dopo essersi sottoposti a screening diagnostici di altissimo livello, praticamente inaccessibili al cittadino comune, un gruppo di ricchi americani dello show biz, imprenditori, modelle e concorrenti di reality si ritrovano su un’isola al largo degli Stati Uniti durante la pandemia che miete migliaia di vittime nel continente, per godere di qualche giorno di normalità senza restrizioni.
Sembrerebbe l’incipit di un film satirico di Buñuel sull’alta borghesia, con i facoltosi ospiti seduti al tavolo conviviale su sontuose tazze del gabinetto, o il prodromo di un giallo classico alla Agatha Christie con i personaggi tagliati fuori dal mondo alle prese con un assassino tra le loro fila; o anche una riedizione della cornice del Decamerone o della Maschera della Morte Rossa… Ma è quanto realmente accaduto e documentato da una nota starlette americana sui propri canali social, che ha comunque mostrato una certa contezza di quanto fosse privilegiata nel potersi concedere quella costosa bolla di normalità artificiale.
Quasi nelle stesse ore la Spagna, rompendo per prima un taboo che in Italia è anche più grave del bestemmiare in un reality, approvava una tassa patrimoniale per finanziare la lotta al Covid con tutti i suoi strascichi di natura socioeconomica.
Due fatti che si pongono agli antipodi nell’estremizzazione delle diseguaglianze che la pandemia, come tante altre sue colleghe nel passato, ha reso insopportabilmente evidenti assottigliando ulteriormente i già fragilissimi margini di tollerabilità del conflitto tra capitale e salute.