SUSANNA PIETROSANTI | In questo ennesimo momento di stasi e di blocco dello spettacolo dal vivo, è un prezioso regalo quello di Teatro Koreja: la possibilità di seguire in streaming le sue Heroides, ispirate al prezioso testo di Ovidio con la drammaturgia e la regia di Elena Bucci e la collaborazione di Marco Sgrosso.
Dall’opera ovidiana – originalissima per il colpo di genio che per la prima volta in assoluto fece slittare i modi dell’elegia amorosa latina, sempre focalizzata su un protagonista maschile, ad una molteplicità di voci femminili, eroine mitologiche che scrivono agli amanti assenti componendo una sofisticata tastiera di variazioni di lamento – vengono scelte sei eroine, alcune celeberrime (Fedra, Medea, Arianna) altre quasi sconosciute (Fillide e la sua poetica metamorfosi in mandorlo, Enone primissimo amore di Paride, Canace l’incestuosa). In gruppo, in splendidi abiti da sposa tutti diversi, opera di Enzo Toma, compongono una «candida rosa» che Dante non avrebbe sconfessato. Lo spettacolo, sia detto, coglie profondamente lo spirito di Ovidio. Non a caso, l’autore viene evocato da subito e le attrici si impadroniscono delle sue spoglie vuote, giacca, cravatta, gilet, il guscio di un dandy inesistente, eppure capace di manipolare incredibilmente il mondo della creazione letteraria. Molto ovidianamente, la regia fonde tutte le diverse voci e le diverse tonalità in un coro solo alluso nell’opera originale e qui funzionalissimo: un corpo molteplice che si muove evocativo, sfruttando una lingua comune, fisica, performativa, teatrale.

La coesione del coro non esclude di variegarsi in mille voci, invece. Perché ogni attrice ha ripensato il proprio monologo, ricostruendolo con l’inserzione di dialetti, cadenze, canzoni completamente personali. Si crea dunque un mosaico molto particolare, un modo di aggiornare e attualizzare la classicità in chiave mediterranea che deve, certo, molto allo stile geniale di Emma Dante, e che sempre riesce nell’intento: un caleidoscopio rovesciato che rende i classici “nostri contemporanei”, in grado di non perdere la loro aura specialissima neppure se intonano una canzone di Mina.

Le attrici, del resto, sono meritevoli di lode, in grado come sono di gestire con naturale intensità monologhi di alto pathos senza perdere in naturalezza né in credibilità. I monologhi si inanellano e la regia tenta di tesserli in un canovaccio coerente, concedendo alle protagoniste le luci della ribalta ma componendo una serie di echi visivi e mimici nelle reazioni delle compagne di coro, esaltate dalle luci di Loredana Oddone e dalla generosa musica dal vivo di Giorgio Distante.

Naturalmente, la coerenza drammaturgica rimane relativa, e questo è un pregio. Significa aver capito e amato la specificità del capolavoro ovidiano, il suo essere un testo senza centro, senza verità oggettiva, dove, nell’assenza di una voce autoriale unificante, quelle dei personaggi si susseguono a esprimere le loro verità parziali, individuali. Solo i lettori, e adesso gli spettatori, possono accedere a una visione generale, unificatrice. Siamo noi, alla fine, gli unici destinatari di queste epistole /monologhi, tastiera infinita di variazioni di stile, accento, timbro, intensità, perché, come scrive Derrida, la lettera non è un genere, ma tutti i generi: e la lettera incarnata in corpi diversi di donna, ecco, è quasi l’infinito.

Ovidiano fino in fondo, lo spettacolo si snoda oscillando fra una verità e il suo contrario, proiettando i raggi del suo fascino senza ostacoli – eccetto, forse, uno. La sensualità implicita in queste voci femminili che lamentano l’abbandono, cantano l’amore ferita, la passione, la gelosia, l’incesto, soffre, un po’ disincarnata com’è nello streaming. Nuvole di polvere, profumo, colpi di vento nei movimenti delle splendide attrici, caldo e freddo, avrebbero completato e radicato la meteora incandescente di questo spettacolo.
Non disperiamo. Lo rivedremo incarnato sulle tavole del palcoscenico: lo rivedremo volentieri.

HEROIDES

Teatro Koreja in collaborazione con Le Belle Bandiere
drammaturgia e regia : Elena Bucci
collaborazione alla drammaturgia: Marco Sgrosso
con Giorgia Cocozza, Angela de Gaetano, Alessandra de Luca, Elisa Morciano, Maria Rosaria Ponzetta, Andelka Vulic
musiche originali dal vivo: Giorgio Distante
disegno luci: Loredana Oddone
costumi: Enzo Toma
foto: Ilenia Tesoro