Aggiungi uno sgabello al bancone che c’è un’anima disillusa in più!
di Clizia Sargentini

Buio totale e una voce fuoricampo che prende il sopravvento. Inizia così Animali da bar di Gabriele Di Luca, prodotto per il primo anno dalla Fondazione Teatro della Toscana, per poi passare nelle mani della compagnia Carrozzeria Orfeo. Compagnia che è stata costituita nel 2007 dallo stesso Di Luca, insieme a Massimiliano Setti e Luisa Supino. 

Le parole fuoricampo che costellano l’opera hanno un vago retrogusto “sgarbiano”. Tuttavia, la mancanza di reiterati e indecifrabili “Capra!” e la presenza di un pungente Ho un cancro alle palle e meno di un anno di vita!” riportano lo spettatore alla realtà, permettendo di constatare felicemente l’assenza di Sgarbi all’orizzonte!
La voce è quella di Alessandro Haber, che interpreta il padrone del locale. Un anziano rinchiuso al piano di sopra, con un cancro terminale ai testicoli, che ce l’ha a morte con i cinesi perchè hanno invaso il suo quartiere e che comunica attraverso l’utilizzo di un walkie-talkie.

Animali da bar è la storia di cinque anime disilluse che si riuniscono attorno al bancone di uno squallido bar, di un’ignota periferia metropolitana. Squallido sì, ma impregnato di vita. C’è un continuo andare “dentro e fuori”, tentando di fotografare, fin quanto possibile, le più celate sfaccettature dell’essere umano. È uno spettacolo corale, dove ogni personaggio è di primaria importanza.

Tra di loro c’è la barista ucraina Mirka (Beatrice Schiros) a cui è stata è stata negata l’infanzia, e che mette a disposizione il proprio utero alle coppie che non possono avere figli, come quella formata da Colpo di frusta e consorte. Quest’ultimo (interpretato da Massimiliano Setti) è un buddista, membro di un’Associazione che lotta in modo pacifico per la liberazione del Tibet, tentando di salvare i Monaci buddisti dalle oppressioni del Governo cinese ed è, purtroppo, vittima dei soprusi della madre del futuro nascituro. Nascituro che, sfortunatamente, verrà al mondo senza vita.

Di questo microcosmo fanno parte anche Milo (Gabriele Di Luca) e Sciacallo (Luigi Pasino). Il primo è un gestore di pompe funebri per animali di piccola taglia, anche se accetterebbe più che volentieri di seppellire animali di stazza più grande; il secondo, invece, è un giovane che soffre di bipolarismo, rimasto zoppo dopo aver tentato il suicidio ed esperto nei furti nelle abitazioni degli anziani, durante i loro funerali. Infine c’è Swarovski (Paolo Li Volsi), scrittore alcolizzato, che è stato costretto dal suo editore a scrivere un romanzo sulla Grande Guerra, senza però trovare l’ispirazione. Solo successivamente confesserà di essere l’autore di un libro che s’intitola – con vezzo metateatrale – Animali da bar, nel quale narra che fine faranno tutti i protagonisti. 

Importante è anche la scenografia: un bancone da bar che si sviluppa in una curva con tre sgabelli di fronte, delle campane tibetane che calano dall’alto e, sulla destra, un tavolino con due sedie. Sul lato sinistro, invece, è presente un orinatoio. 

L’allestimento è pop e guarda al pubblico come suo primo interlocutore. Pubblico che fin dall’inizio deve rincorrere lo spettacolo e non pensare ad altro, senza rendersi conto di trovarsi a teatro. E quello di Carrozzeria Orfeo è un teatro che lavora per sottrazione, dove tutto inizia in modo molto esasperato, dove i caratteri prendono forma nel corso dell’opera, per poi ridimensionarsi. Un’esasperazione che, difatti, può essere vissuta appieno solo in una cornice come questa.

Si ha la sensazione di essere catapultati in un circo umano, gestito – in qualche modo – proprio da Mirka. Ella è come una domatrice che tenta di tenere a freno il bizzarro branco, ed è pronta ad aggiungere uno sgabello, di fronte al bancone, per le nuove anime disilluse che entreranno nel suo bar. Perché ognuna di loro, nonostante si profilino perennemente all’orizzonte uragani Katrina e tempeste Filomena, insicurezze e rabbia repressa, tenta di andare avanti, consapevole del fatto che domani, tutto sommato, sarà un nuovo giorno.

Per questo sì, tutti sarebbero dei perfetti Animali da bar.