LAURA NOVELLI | C’è chi sta sdraiato a prendere il sole, chi gioca a racchettoni, chi chiacchiera bevendo un tè freddo, chi intrattiene i bambini, chi mangia una mecedonia fresca, chi ascolta la musica in cuffia, chi scruta senza tregua il proprio I-Phon, chi si cimenta in una seduta di yoga, chi legge un libro. La vita in spiaggia. Così com’è. Statica e/o lievemente dinamica. Comunitaria eppure solitaria. Uguale a se stessa da sempre. Brulicante di costumi e parei colorati e di storie umane fin troppo fiaccate dal caldo e dal sole per sentire il bisogno di un’improvviso singulto. Anche laddove un singulto, un allarme, un grido di rivolta sarebbero necessari.

Sembra un quadro pop dalle tinte pastello l’originale opera-performance Sun & Sea delle lituane Rugilè Barzdziukaitè (regista e filmaker), Vaiva Grainylè (scrittrice e drammaturga) e Lina Lapelyte (musicista e performer) che, premiata con il Leone d’Oro alla Biennale Arte 2019, è in programma all’Argentina di Roma fino al 4 luglio.
La curatela del progetto porta la firma di una talentuosa trentacinquenne italiana, Lucia Pietroiusti, che in qualità di Curator di General Ecology (disciplina da lei stessa inventata) alle Serpentine Galleries di Londra, lavora a programmi culturali in cui la creazione artistica e i principi ecologici sono strettamente connessi. E Sun & Sea rientra a pieno titolo nella “categoria”. All’inane apatia dei personaggi, alla banalità dei loro pensieri iniziali (mutuati in brani canori) si contrappone infatti qui la progressiva metamorfosi di una Terra e di un Mare senza più equilibrio, sconvolti dalla miopia di azioni umane nefaste e da cambienti climatici sempre più devastanti.
Un ossimoro. Un gioco di contrasti lieve quanto incisivo. Sebbene cantino lo squilibrio del Mondo, questi uomini, donne, ragazzi non si muovono dal loro microcosmo marino. La loro staticità è la loro (in)consapevole colpa. Perché tutto intorno a loro (il mare, il cielo, i vulcani) muta, cambia, esce dagli schemi naturali.

E c’è di più: coperta l’intera platea di una coltre di sabbia, i performer si lasciano guardare (e ascoltare) dall’alto e il pubblico, ospitato nei palchi, risulta altrettanto distante, fermo, straniato. L’opera sottende un chiaro riferimento al teatro epico di Brecht (in particolare, all’Opera tra tre soldi) e l’impianto spaziale – davvero suggestivo – sembra andare proprio in questa direzione. Ridotta al minimo la possibilità di immedesimazione, ecco spuntare il profilo politico, sociale della performance. Uno tra i teatri all’italiana più emblematici del mondo stravolge il suo assetto originario per diventare luogo dalle forti declinazioni contemporanee, come già fu del resto per Edipo re di Sofocle con regia di Mario Martone (2000) e La tragedie de Carmen diretta da Peter Brook (1986). E come capitò anche al Caio Melisso di Spoleto nel 1993 con quella straordinaria messinscena di Elettra orchestrata da Massimo Castri che trasformava la platea in un campo di grano color giallo assolato.
Stavolta il sole siamo noi. Siamo noi spettatori. Anzi, proprio nella nostra distanza dai coristi/bagnanti, si insinua la possibilità di una presa di coscienza collettiva; la veicolazione di un messaggio che deve – dovrebbe – tradurre la “pedagogia” in atto, in cambiamento etico individuale e, di qui, globale. Complice, ovviamente, il libretto stesso dell’installazione, articolato in brani per voci soliste e pezzi corali (tutti scritti in inglese) magistralmente eseguiti. E complice il fatto che non vi è alcuna cesura tra una canzone e l’altra. Questo lamento per la Terra si sviluppa in un flusso continuo di note e parole dove i passaggi tra ritmi e stili diversi, pur rimandando alla pittoricità del tableax vivant (non) agito sotto i nostri occhi, favoriscono la connotazione di personaggi ben precisi: il ragazzo della coppia del vulcano, la mammina facoltosa, il maniaco del lavoro, il filosofo, la coppia a distanza, le sorelle 3D. Personaggi che trovano la loro armonia comune nei ripetuti “cori dei vacanzieri”.
E visto che vacanza etimologicamente significa ‘vuoto, libertà’ è ovvio che l’avvio dell’installzione regali la frivolezza sacrosanta di una giornata al mare (Bossa Nova della crema solare si intitola il primo brano).
Via via, però, che l’azione cantata procede, il tessuto drammaturgico inverte la rotta e l’epilogo ci congeda con un ben poco rassicurante elenco delle malattie marine: «Quest’anno il mare è verde come una foresta: l’eutrofizzazione! Un giardino botanico che fiorisce nel mare – l’acqua fiorisce, i nostri corpi si ricoprono di una peluria verde vischiosa, i costumi da bagno si riempono di alghe, gusci vuoti di lumache, piante acquatiche, residui di pesce, conchiglie…». I vacanzieri restano lì, incollati alla lora spiaggia di sabbia fine. Continuano a cantare, a prendere il sole, a giocare a racchettoni… mentre noi spettatori usciamo dai palchi e torniamo alle nostre vite. Pensierosi.
“Immaginate una spiaggia – racconta la curatrice Lucia Pietroiusti – con voi inclusi, o meglio, mentre la osservate dall’alto: il sole cocente, creme solari e costumi da bagno vivaci, palme e gambe sudate. Il ritmo musicale delle onde sui frangenti, un suono rassicurante (su questa particolare spiaggia, non altrove). Il fruscio delle buste di plastica che volteggiano nell’aria, il loro galleggiare silenziose, come meduse, sotto il pelo dell’acqua. Il rombo di un vulcano, o di un aereo, o di un motoscafo. Poi un coro di canzoni: canzoni di tutti i giorni, canzoni sulla noia e sulla preoccupazione, canzoni sul nulla assoluto. E sotto di loro: il lento cigolio di una Terra esausta, un rantolo».


SUN & SEA

opera-performance

di Rugilė Barzdžiukaitė, Vaiva Grainytė e Lina Lapelytė
a cura di Lucia Pietroiusti
regia e scenografia Rugilė Barzdžiukaitė
composizione e direzione musicale Lina Lapelytė
libretto Vaiva Grainytė
tradotto dal lituano da Rimas Užgiris
cantanti Aliona Alymova, Marco Cisco, Auksė Dovydėnaitė, Saulė Dovydėnaitė, Claudia Graziadei, Artūras Miknaitis, Yates Norton, Vytautas Pastarnokas, Eglė Paškevičienė, Lucas Lopes Pereira, Salomėja Petronytė, Kalliopi Petrou, Ieva Skorubskaitė, Svetlana Statkevičienė, Nabila Dandara Vieira Santos
performer Raminta Barzdžiukienė, Vincentas Korba, Jeronimas Petraitis, Juozas Petraitis, Pranas Petraitis, Mantas Petraitis, Jonas Statkevičius e tutte le comparse che vorranno raggiungere la spiaggia
tour producer Aušra Simanavičiūtė
tour manager / direzione di scena Erika Urbelevič
direzione tecnica Lique Van Gerven
visual identity Goda Budvytytė
suono Romuald Chaloin Galiauskas
live soundtrack Salomėja Petronytė
foto Andrej Vasilenko
Produzione esecutiva Neon Realism
Co-produzione Nida Art Colony of Vilnius Academy of Arts, Akademie Schloss Solitude Goethe-Institut, Münchner Kammerspiele, National Gallery of Art in Vilnius, Staatsschauspiel Dresden, The Momentary, Arkansas, Teatro di Roma – Teatro Nazionale
con il sostegno di Istituto di cultura lituano, Lithuanian Council for Culture, Ministry of Culture of the Republic of Lithuania, Laurenz Foundation in Basel, Vilnius City Municipality
Sun & Sea (Marina) per Biennale di Venezia 2019 è stata commissionata da Rasa Antanavičiūtė

Teatro Argentina – Roma
22 giugno/ 4 luglio 2021