ROSSELLA PICCARRETA | Teatro di Novoli. Dieci anni di una compagnia.
In scena Paloma, ballata controtempo, ultimo spettacolo dei quattro giorni della celebrazione del compleanno di Factory Compagnia Transadriatica,  guidata dal regista e autore Tonio De Nitto.
Un soffio di cipria illuminato dai fari teatrali sembra uno di quei mulinelli di granelli di polvere che brillano al sole e che da bambini ci si incanta a guardare controluce.
Lo spettacolo tocca queste corde, attraverso un viaggio a ritroso della memoria, in controtempo, appunto, rispetto allo scorrere inesorabile dei minuti, segnato dal martellante ticchettio di un metronomo sul palco.
Un metronomo bianco, come tutto il resto degli elementi di scena scelti da Simone Tafuro. E come l’enorme nuvola magrittiana, sola al centro del fondale nero in apertura di spettacolo.
Sul palcoscenico si muove e danza «una bambola che ride e piange» (per citare Lorona, uno dei pezzi musicali che accompagnano l’azione), un buratto grinzoso con le fattezze di una dolce e arzilla vecchietta e la voce, la vita e l’anima di Michela Marrazzi, sdoppiata in due donne, una in carne e ossa e l’altra in gommapiuma.
Insieme a lei Rocco Nigro, in un abito bianco che dialoga con gli altri elementi di scena in chiaro,  che con la sua fisarmonica  accompagna i passi di danza e i canti di Paloma.
Unici colori quelli della marionetta e delle sue valigie.

ph Eliana Manca

La donna-buratto trascina con sé a fatica i bagagli del vivere. Schiude con stupore un ricordo ogni volta che apre una valigia, tirando fuori un frammento della sua storia: uno specchio, piume, cipria, piccoli giocattoli, pane e farina, un boa di struzzo rosso e poi un quadro della Santa Muerte che incombe minacciosa sulla vita di tutti. Piccole cose smarrite, la giovinezza irrimediabilmente perduta, un amore passato.
Manca in realtà una vera e propria storia, forse perché lo spettacolo non ambisce a raccontare, ma, piuttosto, ad emozionare e a far riflettere. La drammaturgia, a nostro avviso un po’esile, viene compensata dalla poesia degli oggetti, dalle luci di Davide Arsenio che mutano colore alla scenografia minimale, dalla musica, che ci trasporta in nostalgiche atmosfere sudamericane alla Frida Kahlo e, soprattutto, dalla bravura dell’attrice che sa dare straordinaria vitalità ed espressività al suo fantoccio.

Alla fine resta la potenza di quei bagagli della memoria, cifra distintiva, secondo noi, dell’intera rassegna e promessa di persistenza che l’arte garantisce: «Se tu mi canterai io vivrò per sempre e non morirò mai» canta Paloma, danzando.
Factory nel suo compleanno ribadisce in tal modo il valore del teatro, che, pur nell’irrimediabile unicità dell’evento scenico, è resistenza e sopravvivenza e sa farsi  memoria personale e collettiva.

ph Eliana Manca

La compagnia chiude così  i quattro giorni di spettacoli, mostre e conferenze di una festa (dal 30 settembre al 3 ottobre) che celebra un traguardo importante: dieci anni di attività in cui il sogno (come lo chiamano loro in omaggio alla prima messa in scena shakespeariana) di un luogo non-luogo in cui fabbricare liberamente teatro, un teatro rivolto a tutti, capace con leggerezza di guardare e raccontare il mondo, è divenuto una realtà ben radicata sul territorio salentino e non solo. Quattro giorni (gli ultimi due vissuti in prima persona) in cui si è respirata la gioia di comunicare, di raccontarsi. Di tornare umani dopo due anni di pandemia, reclusioni e forzato silenzio per gli operatori dell’arte e dello spettacolo.

E quale argomento migliore se non la memoria, per ricordarsi di sé e per restare umani per un teatro che professa di “fondarsi sull’umano” come Tonio De Nitto proclama?
La memoria, di cui la voce umana si fa custode e che trova rifugio nelle bocche che raccontano e nei corpi che mettono in scena storie, è con coerenza, perciò, fil rouge della rassegna.
Diviene retrospettiva per immagini della storia della compagnia nella mostra delle belle foto degli spettacoli di Eliana Manca presso il Palazzo Baronale di Novoli. Si segnala nello stesso luogo anche l’interessante esposizione delle locandine poetiche e delicate disegnate dall’illustratrice Valeria Puzzovio, che, forse, meritavano una luce più adatta.
È ricordo di un affetto intimo nella rielaborazione drammaturgica dell’omonimo romanzo di Piumini, in Mattia e il nonno (qui il racconto di Maria Francesca Germano per PAC).
Prende le fattezze di uno spettro nel Fantasma di Canterville, monologo della brava Angela De Gaetano.

ph Eliana Manca

È tema centrale in Racconti di comunità, una performance site specific itinerante, nata dai racconti donati dalla gente del posto e inserita in un progetto di riqualifica dei paesaggi costieri.
Cuffie alle orecchie veniamo condotti da Fabio Tinella “per mare e per terra”.
Prima scena: davanti ai nostri occhi l’acqua limpida, il Salento e i bei villini antichi abbarbicati sulla scogliera. Nelle orecchie Angela De Gaetano descrive un paesaggio mozzafiato. La voce  dell’attrice suona un po’ impostata  in questo avvio del viaggio, ma  la scelta registica è utile a scongiurare l’effetto guida turistica in questo incipit squisitamente descrittivo.

Ci spostiamo nella seconda scena, il giardino di una bella villa padronale d’altri tempi, Villa Danieli, scelta come prototipo di una delle tante che costellano la marina di Tricase. Qui la voce della De Gaetano cambia tono, si fa più morbida e partecipata, diventa quella della figlia dei signori che racconta la storia di un pezzo di Salento dall’infanzia fino all’età adulta, dai primi del Novecento fino al secondo dopoguerra, dalle melodie di Tito Schipa alla meglio gioventù che tra orde di villeggianti si scatena sulle note di Tu vuo’ fa l’americano.

ph Eliana Manca

Poi Fabio Tinella ci conduce in una specie di catabasi per una scaletta nei sotterranei della villa che si aprono con meraviglia sulla marina.
L’ultima parte del nostro viaggio immersivo è in barca.
Il racconto ora si fa quello del figlio del pescatore a cui presta la voce lo stesso Tinella, il punto di vista cambia, diventa proletario. È quello di chi vive con fatica sulla propria carne la bellezza e la selvaticità del luogo e che guarda il padrone con ammirazione e insieme diffidenza. La storia qui sa di pesce ammaccato di seconda scelta, ma freschissimo. Il linguaggio si colorisce  di parole in dialetto.
Mentre la voce conclude il racconto, le onde ci conducono verso un pensiero: spettacolo è anche il barcaiolo che ci porta, gli altri spettatori che godono  del sole e del vento.
E il mare pugliese, turchese e limpido da ubriacare gli occhi.

 

PALOMA, BALLATA CONTROTEMPO
da un’idea di Michela Marrazzi

con Michela Marrazzi e Rocco Nigro
drammaturgia e regia Tonio De Nitto
cura dell’animazione Nadia Milani
musica Mattia Manco/Rocco Nigro
puppet Michela Marrazzi
elementi di scena Simone Tafuro
costumi Lilian Indraccolo
luci Davide Arsenio
tecnico luci Graziano Giannuzzi

RACCONTI DI COMUNITA’
di Tonio De Nitto e Fabio Tinella

Voci narranti Angela De Gaetano e Fabio Tinella
sound designer Graziano Giannuzzi
cura del progetto Giovanna Sasso
collaborazione Emanuela Carluccio e Francesca D’Ippolito
una perfomance di Factory compagnia transadriatica
in collaborazione con Ass. Libeccio