RENZO FRANCABANDERA | Sarà in scena Sabato 22 e domenica 23 gennaio al Teatro delle Muse di Ancona la celebrata compagnia Peeping Tom con Kinddiretto da Gabriela Carrizo e Franck Chartier, che dopo pochissime date nel 2019 non era stato più replicato in Italia.
La direzione artistica di Marche Teatro affidata a Velia Papa ha voluto regalare al pubblico marchigiano e non solo un’occasione straordinaria per vedere l’ultimo capitolo della trilogia di Peeping Tom dedicata alla famiglia, ulteriore visionaria creazione della formazione belga e del suo ensemble di danzatori, coreografi, tecnici e designer provenienti da oltre sedici nazioni.
Dopo i primi due capitoli dedicati all’indagine sulle figure genitoriali, Vader e Moeder, Kind si concentra invece sul punto di vista dei bambini, sulla loro relazione con l’universo degli adulti che nel mondo di Peeping Tom si traduce in una serie di incubi tra fantasia, giochi di ruolo, imitazioni, cambiamenti fisici e mentali nel corso della crescita, dentro un sistema che in filigrana racconta le emozioni nascoste nelle surreali, divertenti ed inquietanti costellazioni familiari.

Abbiamo intervistato, in questa occasione, Gabriela Carrizo e Franck Chartier.

Negli anni siete riusciti a creare uno stile artistico molto riconoscibile. Come ci siete arrivati, soprattutto considerando che siete in due? E come avete capito che era proprio quello lo stato mentale e creativo che volevate sviluppare e ricercare insieme?

Nel nostro lavoro partiamo sempre dallo spazio, che è molto realistico. Ad esempio, quando abbiamo iniziato a lavorare su Vader avevamo solo un modello del set. Quattro o cinque anni prima, Gabriela ed io conducevamo un seminario in una casa di riposo, ci sono stati molti momenti divertenti ma anche tristi, è stato allora che abbiamo deciso di creare una performance su quel tipo di luogo. Quindi sapevamo dove eravamo ma non sapevamo ancora chi eravamo. Ed è così che entriamo nella creazione: scopriamo i personaggi, i temi e da lì costruiamo lo spettacolo.
Abbiamo anche lunghi periodi di creazione. Quindi, all’inizio, tutti cominciano con ciò che hanno preparato. Ma dopo due mesi non è rimasto più niente, e poi i performer iniziano a scavare dentro se stessi, parlando di emozioni, sentimenti e ricordi.

foto Natalie Hill

Immagino per voi non ci sia mai stato un recinto, una barriera tra danza e teatro, anche perché forse non sono gli unici due linguaggi a cui fate riferimento con la vostra creatività, nella composizione degli spettacoli. Ma come si fa a decidere quando un gesto diventa coreografato? Quale tipo di lavoro fate durante le prove per arrivare a questo?

Il lavoro in studio parte sempre dagli interpreti, che sono co-creatori dell’opera. Inoltre, abbiamo un cast molto vario: la maggior parte di loro proviene da un background di danza, ma abbiamo anche attori ed Eurudike De Beul è un mezzosoprano. Crediamo che possano scegliere come esprimersi in una determinata scena: attraverso il movimento, con la loro voce, attraverso la recitazione, ecc. Non crediamo nei confini fra i linguaggi, come “questa è danza” o “questo è teatro”. È una sola cosa: fisicità, immagine, contenuto. Lo scopo è il sentimento e il punto è che va oltre il linguaggio.

Una delle sensazioni più forti nei vostri spettacoli è che i personaggi respingano la maschera della vita reale per riverberarne una archetipica inquietante, che implica il fatto psichico, un passaggio in cui reale e sogno sono molto molto vicini. Quali studi fate per dare origine e completare le vostre creazioni? Immagino che questo sia stato ancora più importante per la trilogia di cui Kind fa parte.

In generale, vogliamo spingere le persone dove non sono mai state prima. Gli artisti, ma anche noi stessi e il nostro pubblico. Quindi questo non si riferisce solo ai movimenti ma anche ai temi e agli argomenti di cui discutiamo. Nella creazione di Kind abbiamo anche affidato agli interpreti il ​​compito di creare scene e momenti, per arrivare a queste parti che ogni essere umano ha dentro di sé ma non vuole mostrare: i traumi, i dilemmi, le paure, i sogni, le speranze, i desideri. Ma poiché cercano così in profondità dentro se stessi il processo di creazione è un processo molto fragile, mentre allo stesso tempo affronta temi universali con cui il pubblico può connettersi.

foto © Oleg Degtiarov

Che ruolo hanno il cinema e la nuova drammaturgia televisiva nelle suggestioni che alimentano il vostro universo creativo?

Il cinema in particolare è stato molto importante per il nostro lavoro. Quando abbiamo creato 32 Rue Vandenbranden uno dei drammaturghi era un montatore cinematografico, Nico Leunen. Per alcuni dei nostri spettacoli, abbiamo lavorato con un artista foley (qualcuno che crea effetti sonori per il cinema) che mostriamo sul palco. Ma anche le tecniche cinematografiche, come lo zoom su un personaggio, un movimento, un’emozione o un pensiero, ci permettono di far vedere sul palco cose che a volte sono difficili da mostrare.

Chi fa cosa tra voi nella creazione?

Ci sono cose di cui discutiamo insieme e poi Franck le comunica agli altri: devi fare questo, ecc. Quello che io (Gabriela, ndr) faccio invece è l’altro tipo di comunicazione con i ballerini, con una diversa timeline, dove posso nutrirli più personalmente. E abbiamo determinate regole. Ad esempio, se a uno di noi non piace una scena, viene tagliata.
Abbiamo anche ritmi diversi. Io (Franck, ndr) parlo veloce e molto, e Gaby ha bisogno di più tempo per pensare, forse per approfondire.

Da For Rent, visto nel 2012 a Torino, a Dyptich e ora a Kind che va in scena il 22 e 23 prossimi ad Ancona, siete stati molto in Italia in questi anni. Che impressione avete del rapporto con l’Italia? È una nazione che ha qualche rilevanza nella vostra vita personale? E come siete cambiati con il vostro lavoro in questi dieci anni?

Il nostro lavoro si è sicuramente sviluppato, ad esempio For Rent lo abbiamo creato insieme ma Vader e Moeder li abbiamo diretti separatamente. Kind è stata la prima occasione dopo For Rent in cui abbiamo creato di nuovo insieme. Stiamo anche esplorando cose nuove, ad esempio con il progetto museale di Gabriela stiamo creando per la prima volta spazi esistenti (e lo spazio è molto importante per il nostro lavoro), piuttosto che creare una scenografia realistica sul palco.

Sentiamo un forte sostegno dall’Italia, questo è certo. Siamo regolarmente in tournée in Italia, e siamo supportati ad esempio da Anna Cremonini di Torinodanza e Paolo Cantù de I Teatri di Reggio Emilia. E anche Oriente Occidente a Rovereto. E, naturalmente, speriamo di tornare ancora spesso.

A quale progetto sta lavorando adesso ciascuno di voi?

Io (Gabriela, ndr) sto lavorando a una nuova collaborazione con il Nederlands Dans Theatre, che sarà presentato in anteprima il 22 maggio. Allo stesso tempo sto anche sviluppando la continuazione del nostro progetto museale, dove creiamo un dialogo con un museo locale. Lo abbiamo fatto a novembre presso la Collezione Maramotti a Reggio Emilia e ora stiamo lavorando con altri spazi per sviluppare ulteriormente questo percorso.

Io invece (Franck, ndr) sono attualmente impegnato a creare un duetto per il Ballet de Marseille in Francia, che sarà presentato in anteprima a maggio a Parigi. E dirigerò una nuova creazione di Peeping Tom per il teatro l’anno prossimo, nel 2023.

 

KIND

Concept and Direzione Gabriela Carrizo, Franck Chartier,
Creazione e performance Eurudike De Beul, Marie Gyselbrecht, Hun-Mok Jung, Brandon Lagaert, Yi-Chun Liu, Maria Carolina Vieira (before),
Artistic assistance Lulu Tikovsky
Sound composition Raphaelle Latini, Hjorvar Rognvaldsson, Renaud Crols, Annalena Frohlich, Fhun Gao, Peeping Tom
Sound mixing Yannick Willockx, Peeping Tom,
Light design Amber Vandenhoeck, Sinan Poffyn (intern), Peeping Tom,
Costumi Lulu Tikovsky, Yi-Chun Liu, Nina Lopez Le Galliard (intern), Peeping Tom,
Set design Justine Bougerol, Peeping Tom
Set construction KVS-atelier, Flora Facto, Peeping Tom
Props Nina Lopez Le Galliard (intern), Silvio Palomo (intern)
Light engineer Gilles Roosen
Sound engineer Hjorvar Rognvaldsson
Stage manager Filip Timmerman
Props and Costume assistant Annabel Heyse
Direttore tecnico Giuliana Rienzi
Tour manager Amaury Vanderborght-Helena Casas
Production manager Helena Casas
Comunicazione e PR Sebastien Parizel
Company manager Veerle Mans
Produzione Peeping Tom
Partner di produzione KVS-Koninklijke Vlaamse Schouwburg (Brussel), Teater Nacional de Catalunya, Grec Festival de Barcelona, Theater im Pfalzbau (Ludwigshafen)
Co-produzione Les Theatres de la Ville de Louxembourg, deSingel (Antwerpen), Theatre de la Ville de Paris-Maison des Arts de Creteil (Paris), Maison de la Culture de Bourges, La Rose de Vent (Villeneuve d’Ascq), Festival Aperto-Fondazione I Teatri (Reggio Emilia), Julidans Amsterdam, Theatre de Caen, Gessnerallee Zurich, La Batie Festival de Geneve, Le Manege Maubege
Con il supporto di The Flemish Authorities
Distribuzione Frans Brood Productions