LILIANA TANGORRA | Si è conclusa il 28 maggio a Bitonto nel Teatro Traetta la nona edizione del progetto Network Internazionale Danza Puglia (NIDP), ideato e diretto  da Ezio Schiavulli coreografo e danzatore di origini pugliesi. Il Network Internazionale Danza Puglia è promosso e prodotto dell’Associazione RIESCO (ricerca e sviluppo coreografico), che ha avuto nel corso di quasi un decennio la volontà di offrire percorsi di formazione per danzatori, insegnanti e spettatori della regione Puglia.
Al Network aderiscono un gruppo corposo di scuole di danza da tutto il territorio pugliese e sono più di un centinaio gli allievi fruitori delle attività del Network. Questi hanno l’opportunità di formarsi con professionisti internazionali provenienti da tutto il mondo, sensibili all’evoluzione e alla crescita artistica e divenuti ambasciatori della filosofia dello NetworkIDP, come ente di partecipazione formativa.

Ezio Schiavulli, ph. Chiara Ventola, Mirko Petrone, Roberto D’Introno

Abbiamo chiesto a Ezio Schiavulli di spiegarci cosa è il Network Internazionale Danza Puglia (NIDP). Quando è nato e chi sono i partner?

Quasi dieci anni fa e dopo la mia esperienza lavorativa all’estero, in Francia soprattutto, mi è venuto in mente di portare al mio territorio d’origine una sfida. Mi sono reso conto che i talenti, tra insegnanti e allievi, in Puglia, sono tanti, ma spesso mancano di un coordinamento artistico che li conduca a migliorare e arricchire la propria formazione. In Francia, dove ancora oggi lavoro, molte residenze artistiche di danza vengono svolte direttamente nelle scuole e sono fonte di crescita e connessione, pertanto ho pensato – in collaborazione con il mio team – di creare una rete che desse l’opportunità ai danzatori pugliesi in formazione di confrontarsi con i nomi della danza contemporanea internazionale. Nove coreografi sono stati da noi ospitati da ottobre a maggio, hanno realizzato ciascuno un laboratorio per gli allievi del network, garantendo anche la possibilità di assistere a una produzione scelta per ogni autore. Gli appuntamenti, inoltre, sono stati arricchiti dalle lezioni dei docenti Enrico Coffetti e Angela Calia sulla costruzione e l’analisi di metodi di creazione e composizione coreografica, in forma pratica e teorica. Gli appuntamenti si sono svolti una volta al mese, nella sede della Casa delle Culture di Bari che, insieme al Teatro Traetta di Bitonto è il luogo di residenza del NetworkIDP.

NetworkIDP, ph. Chiara Ventola, Mirko Petrone, Roberto D’Introno

A proposito di Bitonto e di quella che definite la vostra ‘seconda casa’ alias il teatro comunale Traetta, perché scegliere una città di provincia invece del capoluogo?

Si può pensare che più le città sono grandi e più c’è possibilità di avere pubblico, ma per me il discorso è differente. La mia esperienza all’estero mi ha fatto capire che la città potrebbe essere un luogo dispersivo per attività come quella del network; lavorare in provincia significa creare comunità, creare connessioni. Fare cultura significa inevitabilmente fare politica, incidere nel pensiero di una realtà, pertanto ho ritenuto, grazie anche alla lungimiranza delle amministrazioni bitontine che si sono susseguite negli ultimi sette anni e che ci ospitano nel Teatro Tommaso Traetta, di restituire al territorio una progettualità fatta di scambio, di formazione e attenzione al territorio.

Qual è stato il fil rouge che ti ha condotto alla scelta dei coreografi in questa nona edizione del Network danza?
(qui di seguito il link alla programmazione 22-23 https://www.networkdanzapuglia.it/edizione-2022-2023/ospiti-22-23/)

Questo è stato un anno importante per il Network, un anno che potrei definire cerniera tra un passato molto prossimo e un futuro imminente che segna, però, la storicità del progetto; pertanto ho voluto trasmettere un messaggio importante: nel mondo artistico si tende spesso a essere esterofili e a tentare di trovare fuori dal territorio nazionale peculiarità artistiche che spesso già esistono sul nostro suolo, ho cercato quindi di aprire le porte a più autori italiani creando con loro un dialogo e ponendo attenzione all’artisticità trasmessa, poi, ai nostri allievi.

Perché dare il nome INSITU all’evento conclusivo del progetto? 

La fase conclusiva del percorso del NetworkIDP è pensata per il territorio e sul territorio, per questo l’abbiamo intitolata INSITU. All’autore che invitiamo per quest’ultima attività ogni anno chiediamo una vera prova di coraggio: realizzare in due giorni un’azione coreografica che parta dalla città, strabordando nel paesaggio urbano (piazze, corti…). Quest’anno abbiamo chiesto al danzatore Edouard Hue di creare con allievi e insegnanti del NetworkIDP una coreografia che rispecchiasse il suo modus operandi, il corpo in sintonia con l’ambiente e sincronizzato alla musica.
Edouard Hue è danzatore del Junior Ballet di Ginevra. Sperimenta, come interprete, gli estremi dei coreografi Hofesh Shechter, Damien Jalet, Oliver Dubois e sviluppa rapidamente uno “stile” particolare, un misto di virtuosismo padroneggiato e spontaneità maliziosa. 

INSITU, NetworIDP, ph. Chiara Ventola, Mirko Petrone, Roberto D’Introno

Ma INSITU non è l’unica azione presentata a chiusura del progetto: nello spazio antistante il Teatro Traetta (Largo Teatro Umberto I) sono andate in scena due performances selezionate attraverso la call RiGenereAzioni – rivolta ai giovani pugliesi under 35 – nata con lo scopo di promuovere e sostenere la produzione di progetti coreografici di autori pugliesi. Le performances selezionate sono state I Remember del Collettivo Innanduo con Sara Mitola e Giuseppe SorressaSpazIO- Trio con Marianna Diroma, Camilla Grandolfo e Rita Duarte De Oliveira Pires.
A seguire c’è stata la restituzione al pubblico del laboratorio PRO|D|ES danza /Carta Bianca, dedicato a un gruppo di allievi del NetworkIDP e condotto da Angela Calia ed Enrico Coffetti: Quando spunta la luna…, libera composizione istantanea di gruppo.

Tra le attività del NetworkIDP ZED FESTIVAL ha presentato tre film visibili con il VR 360° che raccontano dei momenti di danza. Quindi ti chiedo cosa pensi di questa nuova metodologia di presentazione dell’arte dal vivo, e soprattutto  possiamo definire ‘dal vivo’ la danza presentata attraverso un visore?

Trovo che la visione con il VR 360° presentata da ZED FESTIVAL sia un affascinante percorso di scoperta del mondo della danza. I tre film raccontano con sguardi, tecniche e strategie molto diverse tra loro come la danza possa essere esplorata tramite la tecnologia immersiva del visore VR; e per lo spettatore è un’occasione unica per vivere il lavoro di grandi coreografi come Philippe Découflé, Sharon Eyal e Fabien Prioville, da punti di vista inediti, dove di volta in volta, il tempo, lo spazio, l’intimità e la prossimità diventano dimensioni personali. Trovo che lo spettacolo dal vivo, per essere definito tale, debba prevedere performer e spettatori, ma trovo altresì interessante e curioso sperimentare l’universo danza attraverso le nuove tecnologie che inevitabilmente invadono il nostro mondo e il nostro modo di vedere l’arte.
Vi aspettiamo, dunque, il prossimo anno con la decima edizione del NetworkIDP e con le sue nuove sfide.