LILIANA TANGORRA | Che la storia abbia trascurato il ruolo della donna nella Resistenza italiana è un dato incontrovertibile, e altrettanto inoppugnabile, però, è la volontà di “altre donne” di restituire memoria e dignità a un gruppo di partigiane la cui identità è ancora ignorata.
Dateci i pantaloni! La Resistenza delle donne messo in scena da Elisabetta Aloia e Marinella Dipalma alla Casa della cultura “Rocco Dicillo” di Triggiano (BA) il 27 maggio è diventato il pretesto per tentare di restituire una parte di quella dignità tronca alle eroine italiane.
Lo spettacolo è stato inserito nella rassegna di teatro al femminile, la cui direzione artistica è stata curata della stessa Elisabetta Aloia, e intitolata “INAUDITA o di tutto quello che non si può tacere” voluta dalla Fondazione Pasquale Battista, con la speranza di una replica futura dell’edizione appena conclusasi. All’interno della manifestazione “Capaci di legalità 2023” (da maggio a dicembre), in collaborazione con l’Amministrazione comunale di Triggiano e con il Patrocinio della Regione Puglia, la Fondazione ha inaugurato il Semestre della Legalità con questa rassegna dedicata alle donne.
L’universo femminile si racconta per il tramite di storie di legalità, declinate in tutte le sfumature possibili: lotta contro la mafia, al razzismo e alla discriminazione, lotta alla violenza e per l’affermazione dei diritti. Sono temi trattati negli altri spettacoli della rassegna: Stoc ddo’ – Io sto qua della Compagnia Meridiani Perduti, Il fiore azzurro della Compagnia Burambò e Sola contro la mafia del Teatrermitage.

Locandina rassegna Inaudita per lo spettacolo Dateci i pantaloni!

Elisabetta Aloia, drammaturga oltre che interprete in Dateci i pantaloni! – creazione patrocinata dall’ANPI – Associazione nazionale Partigiani d’Italia -, racconta la storia di una delle tante partigiane protagoniste delle Resistenza, la quale si abbandona a un flusso di ricordi, traumi e paure alternati dalla presenza e voce in scena di Marinella Dipalma, ora personificazione di una sua compagna, ora della sua coscienza, ora della sua alterità.
La partigiana, interpretata da Elisabetta sceglie di stare con la Resistenza, con i partigiani, con quegli italiani che non hanno voluto sottoscrivere la tessera del partito fascista e che non hanno voluto indossare la camicia nera. Il dato ancora oggi agghiacciante, che emerge dalle parole del testo della Aloia, sottolinea come la lotta contro i poteri dittatoriali fosse, al tempo, inevitabilmente declinata al maschile: la protagonista – raccontando le sue traversate in bicicletta per trasportare cibo, documenti e armi, nel descrivere la solidarietà tra donne e nella definizione di quella falsa speranza che offrì l’armistizio agli italiani – denuncia il monopolio maschile nel mondo politico e culturale di ieri come di oggi; lo stesso potere che non ha restituito la giusta dignità alle partigiane. Dunque una storia che sembra “passata”, ma che diventa narrazione “contingente”.

Chiunque abbia avuto a disposizione gli strumenti per fissare le informazioni di questo recente passato ha scelto quali riportare e quali obliterare. La protagonista – che in Dateci i pantaloni! non ha deliberatamente un nome – racconta che la coscienza del proprio valore nella lotta è arrivata lentamente; il racconto si è fatto vivo nel ricordo tardivamente: la donna narra delle azioni partigiane nel periodo buio dell’occupazione tedesca, quando il coraggio di superare i ruoli assegnati – che confinavano il “gentil sesso” in casa – incominciava a rovesciare gli equilibri di genere e ad aprire audaci, pericolosi, ma anche nobili, scenari di r-esistenza. Ciononostante, a lungo è stata negata voce a tante donne che hanno maneggiato una pistola, seppur piccolissima – come dichiara la protagonista della storia -, che hanno indossato i pantaloni e la camicia del fratello defunto, e hanno lasciato la sicurezza delle proprie abitazioni per salire in sella a una bicicletta e preparare le azioni sovversive in città, rischiando di perdere gli affetti o ancor più la vita.
Alla fine della guerra, le stesse combattenti tornarono alle loro occupazioni senza ricevere in cambio mai una dimostrazione di gratitudine e senza veder riconosciuto il loro contributo. Sono solo 19 le donne Partigiane italiane decorate con medaglia d’oro al valor militare.

Dateci i pantaloni! ph. di Alex D’Antona

Dateci i pantaloni! si apre con un piazzato caldo e lo stesso colore condiziona immutabilmente ogni scena; solo quattro oggetti definiscono una sorta di dinamismo oggettuale sul palcoscenico: due sedie in legno e due foulard rossi a legittimare l’appartenenza a una disobbedienza.
Parte una tessitura di storie e canti della resistenza – come una trama di suoni melodiosi, gutturali e stranianti alternati alla narrazione – che intreccia alla storia ufficiale le vite di donne combattenti dimenticate.
Nella fase iniziale dello spettacolo le fragilità e le debolezze caratteriali, mai esasperate, della Aloia divengono l’incipit per una penosa salita verso la conoscenza della resistenza.
L’8 settembre del 1943 venne proclamato l’armistizio e cominciò così la guerra di liberazione dal Nazifascismo. Il giorno dopo a Roma nasce il CLN, Comitato di Liberazione Nazionale. Nacquero anche i gruppi di difesa delle donne in cui le partigiane svolsero svariati ruoli: infermiere, portaordini, informatrici, staffette. Le donne – ci mostra la Aloia – con dolore presero consapevolezza di essere necessarie, di dover difendere i propri figli e fratelli e quindi furono indispensabili, al pari degli uomini. Nacque nel gruppo delle donne partigiane un sentimento di ribellione contro le molte esclusioni subite durante il fascismo, contro un regime che le voleva ingabbiate nel ruolo di madri e mogli, alle quali era negato ogni diritto politico. Quelle donne si presero quei “pantaloni” disdicevoli, in nome della libertà.
Sicuramente un testo commovente, portato in scena con trasporto attorale composto, mentre si avverte maggiormente il bisogno di un coordinamento registico a intensificare il pathos della creazione che, seppur retta da una drammaturgia di spessore, può crescere ulteriormente in precisione dopo queste prime repliche. Nella seconda parte, l’emozione travolgente della narrazione, grazie anche agli interventi della voce calda e avvolgente della Dipalma, ha comunque investito il palcoscenico di sincera approvazione da parte dei presenti.

 

DATECI I PANTALONI! LA RSISTENZA DELLE DONNE

Con Elisabetta Aloia Marinella Dipalma
Drammaturgia e regia di Elisabetta Aloia
ricerca vocale a cura di Marinella Dipalma
luci Gianni Colapinto
Con il Patrocinio di ANPI provinciale Bari