RENZO FRANCABANDERA | Dal 1585 il Teatro Olimpico di Vicenza è il teatro coperto più antico nella storia della cultura occidentale. Per la sua meravigliosa architettura palladiana, il Teatro è stato inserito dall’Unesco nella lista dei Patrimoni dell’Umanità. Dal 1934 è sede di uno dei più antichi, significativi e continuativi, “cicli di spettacoli classici”, un programma di rappresentazioni teatrali dedicate al teatro classico. Nell’ambito del Ciclo di Spettacoli Classici il palcoscenico del Teatro Olimpico a Vicenza ha sempre ospitato i massimi interpreti e registi nazionali e internazionali del XX secolo. Quest’anno è stato Sette a Tebe,  spettacolo ispirato alla tragedia di Eschilo, drammaturgia di Gabriele Vacis che ha firmato anche la regia, ad aprire il 76° Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico di Vicenza rassegna intitolata Stella meravigliosa, con la direzione artistica di Giancarlo Marinelli.

Ma perché questo titolo per la rassegna? Stella Meravigliosa è un romanzo del 1962 dello scrittore giapponese Yukio Mishima, tradotto in Italia solo nel 2008, che incarna il dilemma atroce e dilaniante tra conservazione e annientamento, tra creazione e distruzione, la storia di eventi straordinari che condizionano la vita e le scelte dei componenti di una famiglia.
Secondo Marinelli non dobbiamo rassegnarci all’idea che siamo arrivati alla fine, che tutto sommato l’idea stessa della morte è più affascinante del continuare a vivere, che prima o poi una guerra ci vuole, e che la volta buona la guerra buona è quella che annienta tutto, in cui nulla sopravvive.
Forse così verrà il momento in cui “la Terra tornerà a essere una Stella Meravigliosa, meravigliosa come ogni cielo dopo lo scanno d’un fuoco d’artificio, ché poi interverranno gli dèi a plasmare nuovi uomini creature progetti o aborti di fantasmi che ripopoleranno ciò che sarà e che rimarrà, rassegnarci che l’amore la compassione la patria la lingua il pensiero la sapienza la rettitudine il sesso la redenzione la civiltà siano enormi castelli di carta elucubrati da popoli che se polverizzati, se saltati per aria, porteranno via con sé nel Bang Big retroattivo delle tenebre la Biblioteca di Celso e il letto degli amanti, gli occhi di Borges e le traiettorie degli aerei, la frazione impossibile di Joseph Gratry e il quaderno di tabelline d’un bimbo conservato nelle soffitte trafitte dal sole, rassegnarci all’idea che tanto prima o poi l’atomica farà scintillare il mondo e che magari il fungo polifemico crescerà non per cattiveria, non per malvagità, né per sete di potere o conquista, ma si leverà per un capriccio, forse per tedio, stanchezza di quelle dita rafferme da decenni sopra un pulsante, dita che non appartengono a Borges, né al bibliotecario di Efeso, non a Gratry, non al bimbo che studia, né al pilota volante, no, a un uomo destinato a non lasciare traccia, appena alfabetizzato, appena raccomandato, appena educato, molto represso, sconfinatamente frustrato da chiedersi: Ma se lo premo, se queste mie dita che han toccato solo donne mediocri, cibi mediocri, regali mediocri, toccano questo pulsante, cosa succede? Come sarà?”
Nell’idea di Marinelli, l’Olimpico è quella fessura. Il pubblico dovrà decidere: riproduzione o annientamento.
Con una cornice concettuale di questa natura, in questo weekend, oltre a riproporre Histoire du Soldat per la regia dello stesso Marinelli e con la voce narrante di Drusilla Foer, nell’ambito invece di Olimpico Off, la parte più sperimentale della rassegna, è in programma anche con due appuntamenti giornalieri nelle giornate di 29/30 Settembre e 1 Ottobre, Still Novo, concept e regia Daniele Bartolini, artista italo canadese formatosi, tra l’altro, alla scuola di uno dei grandi maestri della scena digitale italiana, Giancarlo Cauteruccio.
Si tratta di un lavoro che fin dal titolo rimanda a un universo ampio di rimandi alle radici della poesia italiana per un verso, e per altro alla digitalità e al nuovo modo di rileggere il poetico. L’originale spettacolo itinerante audience-specific per 25 spettatori a replica, disponibile anche in lingua inglese, proporrà due percorsi che si snoderanno in alcuni luoghi storici e monumentali del centro storico della Città, due tragitti collettivi e introspettivi che avranno uno sviluppo diverso a seconda della scelta fatta dai partecipanti. Anche il titolo sta ad indicare il potere dirompente della performance: partendo dalla rivoluzione linguistica del “dolce stil novo”, la proietta nel contemporaneo, ricercando lo stesso cambiamento, “ancor” nuovo, “still” novo; si pone come oggetto di indagine partecipata dallo spettatore, chiamato in causa ad esporsi, esplorarsi, dimenticarsi e reinventarsi, per unirsi a presenze, in attesa da centinaia di anni.

In una recente intervista l’artista Bartolini ha dichiarato: “Questa invasione nella vita delle persone senza una vera barriera tra ciò che è reale e ciò che non lo è, è delicata. Chiedo molto al mio pubblico, è importante tenere a mente che sono persone”. Mettendo insieme in occasionali gruppi di spettatori, individui che sono estranei fra di loro, costruisce micro-comunità che esistono per la durata dei suoi progetti: “Per dirlo in modo molto semplice, a volte le persone hanno bisogno di sentire il loro cuore battere un po’ più velocemente, e mi piace farlo. Quello che sta succedendo ora è che sempre più compagnie stanno cercando di raggiungerlo affibiando un’etichetta immersiva alle loro creazioni, ma sta diventando un termine di marketing e voglio mettere una certa distanza tra questo e quello che faccio”.
Proseguendo un percorso iniziato a La Biennale di Venezia dall’artista italo-canadese Daniele Bartolini, Still Novo è un’esperienza interattiva costruita per la che indaga sul momento di radicale trasformazione del mondo occidentale.
Il momento è adesso. Un momento in cui l’arte non è più ispirazione, finzione o architettura concettuale, ma autobiografia. Precipitiamo nella vertigine che precede la saggezza. Siamo pronti?

 

STILL NOVO

concept e regia Daniele Bartolini
scritto, co-creato e agito da Ada Aguilar, Daniele Bartolini, Maddalena Vallecchi Williams, Stefania Vitulli, Marta Zannoner
dramaturg Stefania Vitulli
production design e produzione DLT
installazione sonora in latino scritta e detta da